ROBE DE MATTEONI Chi va piano va sano e va lontano

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ROBE DE MATTEONI Chi va piano va sano e va lontano
La partita del 15 marzo scorso a Sebenico. Foto PIXSELL

Nel 2025 sono esattamente 45 anni che faccio, o meglio dire, vivo il giornalismo. E in questo lasso di tempo sono cambiate tantissime cose nel mondo, da noi stessi in poi. È facile capire come tutto sia nuovo rispetto agli Anni Ottanta…
Tanta maturità porta in dote per il lavoro una cosa molto importante. L’esperienza. Un fattore che aiuta a capire meglio vari processi che stanno accadendo intorno a noi. In ambito sportivo, e lo dico con grande sicurezza, possono cambiare tutte le cose, ma una non lo potrà mai: il tempo! Non quello climatico, naturalmente, per quanto anche in tal senso ci sono stati grandi cambiamenti. Tutta la vita i miei compleanni – me ne vantavo e ne andavo fiero – coincidevano con il primo giorno di primavera. Da giovane il 21 marzo rappresentava l’arrivo dei bei giorni: sole, energia positiva, meno indumenti da indossare e più buon umore. Adesso gli scienziati, e non solo, dicono che la primavera da 18 anni inizia il 20 marzo. La prossima primavera che comincerà il 21 marzo arriverà appena nel prossimo secolo…
Mah, meglio ritornare al calcio. In questi quattro decenni ne abbiamo viste di cotte e crude nello sport più popolare al mondo. Il cambiamento è avvenuto più intorno al calcio che nel gioco stesso. Che fino a prova contraria rimarrà sempre il classico 11 contro 11, nel quale vince la squadra che fa un gol in più. In Croazia non è sempre così, però è una questione di folclore che lasciamo per un’altra volta.
Mi soffermo sull’Istra 1961, che lo scorso sabato ha perso malamente a Sebenico. Resta un mistero anche per la mia… esperienza come mai la compagine polese non abbia mai vinto in quello stadio, che mi sembra essere sempre lo stesso da 45 anni. Non ho dubbi a dire che varie generazioni polesi avevano sicuramente più qualità di quella locale, ma le trasferte finivano sempre con un insuccesso o magari con pareggi combattuti che spesso sembravano sconfitte. Soltanto una volta, in Coppa qualche anno fa, i gialloverdi vinsero da quelle parti…
Ecco, dopo questa sconfitta, che segue a ruota il pareggio a Varaždin, avverto la sensazione che sia finita l’euforia di inizio 2025. Con il ritorno di Gonzalo Garcia e con un mercato di gennaio alla grande, i tifosi hanno subito cominciato a coltivare ambizioni d’Europa. Al trend hanno contribuito pure le belle prestazione della squadra che, in primis dopo la vittoria di Rujevica a spese del Rijeka, ha mostrato una crescita in chiave di qualità di gioco e mentalità. Ero forse una voce fuori dal coro scrivendo che i tempi non si possono cambiare o affrettare. Non si può in un mese diventare una squadra con ambizioni da quarto posto, o magari vincere la Coppa e staccare il biglietto per la Conference League. I salti di qualità richiedono determinati tempi e dinamiche che non si possono ignorare. Anzi sì, si può anche farlo, ma con le dovute conseguenze…
L’Istra, dopo le belle prove contro Rijeka e Hajduk, ha dovuto vedersela con l’ostico Varaždin, e anche nella terza partita della stagione non ha fatto gol. Poi ha perso a Sebenico, dove i dalmati hanno proposto il classico catenaccio. Che cosa hanno in comune queste due trasferte? In primo luogo i campi indecenti, che per il gioco che pratica l’Istra di Garcia è la cosa peggiore. Poi a Varaždin non è stato fischiato un rigore sacrosanto all’Istra quando l’ex di turno, Duvnjak, ha fermato con la mano un passaggio di Jaganjac al 96’. Stesso discorso a Sebenico: lo stopper locale ha rifilato un calcione a Gagua, che si è visto e sentito bene, ma come successo a Varaždin anche a Sebenico il VAR non è intervenuto. I mancati 5 punti che dovevano portare al salto in classifica sono rimasti soltanto un’ambizione, senza epilogo positivo, per il semplice fatto che l’Istra non ha dimostrato la forza per conquistarli. Il che conferma che il processo di crescita del secondo Istra targato Garcia, con tanto di rinforzi importanti, non è ancora concluso. Anzi, forse siamo arrivati a metà percorso e appena dopo l’estate si potrà puntare a un vero salto di qualità.
Ora i gialloverdi sono attesi da una settimana di fuoco. Prima l’Osijek a Pola, poi in settimana la semifinale di Coppa a Rujevica con il Rijeka e per finire ancora sabato a Pola, la Dinamo. Sono sicuro che i tifosi sarebbero più contenti di vincere con il Rijeka perché entrare in finale, come successo 5 anni fa, comporterebbe maggiori chance di conquistare il primo trofeo. Con l’eliminazione di Dinamo, Hajduk e magari Rijeka non ci sarebbero più ostacoli per sognare. L’esperienza mi suggerisce che non è ancora arrivato il momento…

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