Perché in Croazia impera il precariato?

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Perché in Croazia impera il precariato?

La pesante crisi economica e sociale che colpisce un numero sempre maggiore di cittadini croati è arrivata al punto che siamo diventati – in base ai dati dell’Eurostat – i primi in Europa in quanto a forme di lavoro precario. La forma più diffusa di precariato in Croazia è rappresentata dal lavoro a tempo determinato. Oltre il 90 per cento delle nuove assunzioni negli ultimi anni si riferisce a contratti a tempo determinato. La quota di giovani (dai 15 ai 29 anni) che lavorano con contratti a tempo determinato negli ultimi dieci anni è passata dal 28 p.c. ad addirittura il 52 per cento.
Il lavoro precario nella prassi lo troviamo sotto diverse forme, dal lavoro a tempo determinato, a quello a metà orario, dal lavoro stagionale al lavoro nero… La caratteristica di fondo in tutti i casi è rappresentata innanzitutto dagli stipendi bassi, dai diritti lavorativi limitati, dall’assenza di una vera tutela sociale, ecc. In altri termini siamo in presenza di una forma incerta, saltuaria di occupazione, in cui il lavoratore può facilmente perdere il posto di lavoro e ben difficilmente può fare carriera. La Croazia in questo campo sta primeggiando nell’Unione europea. Stando ai dati statistici, simili forme di lavoro non tanti anni fa erano inferiori al 14 p.c. del totale. Oggi, stando a Eurostat, sono cresciute di oltre il 20 p.c. Sempre l’Eurostat di recente ha diffuso il dato stando al quale la Croazia è in testa alla classifica UE in quanto a lavoro precario (fino a tre mesi). Nello stesso periodo a livello europeo il lavoro precario è aumentato di solo lo 0,1 p.c. Molto meglio di noi se la passano la Polonia, la Cechia, la Slovacchia, l’Estonia, l’Ungheria, ecc. Tutto questo naturalmente si riferisce al settore privato e non ai dipendenti dell’amministrazione statale, tutelati dai contratti collettivi, da Sindacati forti, ecc. Uno dei motivi principali di un simile andamento in campo occupazionale è rappresentato dalla globalizzazione, ma anche dall’incertezza e dall’instabilità che regnano nella società quale conseguente del capitalismo clientelare, che fa leva sui tycoon. La riduzione del numero degli abitanti della Croazia di circa 800mila unità dal 1991 a oggi non è certamente casuale. Dall’altro lato c’è una sempre maggiore richiesta di manodopera, mentre il numero degli occupati e dei pensionati è praticamente alla pari; continua inoltre l’esodo dei giovani, mentre gli imprenditori cercano manodopera all’estero, dalle Filippine, all’Iran, all’Ucraina, ai Paesi vicini…
Il lavoro precario ha conseguenze nefaste per la società croata nel suo complesso. Chi può, con un contratto a tre mesi o con il lavoro nero mettere su famiglia, accendere un mutuo per acquistare la prima casa…
La situazione con i dipendenti degli organi e dell’amministrazione statale, circa 227mila (il 19 p.c.del totale), è ben diversa. essi non rientrano nell’ambito del precariato che ha pesanti conseguenze sociali, in quanto crea un clima di confusione, paura e incertezza per tante persone, porta alla caduta del potere d’acquisto e all’indebolimento delle norme sociali. Vista la situazione nella sfera giudiziaria, i contenziosi in materia di diritto dei lavoro durano anni. Quanti ricoprono incarichi di responsabilità invece di occuparsi di tali problemi, a causa dei quali continua l’esodo della manodopera, pensano invece, ad esempio, a come vietare il lavoro domenicale.
Inoltre non dobbiamo dimenticare che il precariato ha un’influenza molto negativa non soltanto sulla situazione materiale, ma anche sullo stato d’animo e sulla salute delle persone. Per cui diversi a ragione concludono che è indispensabile un maggiore dialogo sociale per giungere a soluzioni di compromesso per i complessi problemi economici e sociali del Paese. Questo è realmente necessario. Però in una situazione in cui si sta rafforzando l’autoritarismo, che non è incline alla tolleranza, ai compromessi, al consolidamento dei diritti dei lavoratori, non è facile ricercare soluzioni di compromesso. Molti di coloro che detengono il potere dal 1990 a oggi, cercano di adeguare il sistema e le disposizioni normative alle loro esigenze, visto che a conclusione del mandato politico, tornano là da dove sono arrivati – nel settore del grande capitale.

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