Oggi come domani le polemiche politiche non servono

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Oggi come domani le polemiche politiche non servono

È solo un’impressione, perché giocoforza la mente è rivolta alla pandemia che ha sconvolto il pianeta. Le nostre giornate vengono scandite dai comunicati del Comando centrale della Protezione civile croata (dal quartetto Beroš, Capak, Markotić, Božinović, che alcuni bambini hanno raffigurato come autentici eroi, Superman, Wonder woman ecc.: un ragazzino è stato contattato dal ministro della Salute, che lo ha ringraziato), dai numeri delle categorie (contagi, morti, guariti), e anche la persona più equilibrata, istruita e fredda si trova “contagiata” dal tam tam mediatico a cui siamo sottoposti da un mese e poco più.
Eppure c’è questa sensazione che frulla nella mente che oltre all’adesso, pensa al domani e oltre a legittime preoccupazioni legate all’economia, si ha come l’impressione che la campagna elettorale per il voto parlamentare di settembre, seppur in modo sopito, sia già iniziata. Nel senso che da una parte il partito di governo si gioca una buona fetta di credibilità politica e generale (leggi voti) tramite il modo in cui gestisce e gestirà un’emergenza che è diventata molteplice: pandemia, sisma a Zagabria e contenimento dei dirompenti effetti economici del momento e in quarta battuta tenere unità più che mai un’Europa in ginocchio (visti i terribili numeri che arrivano da Italia, Spagna nonché la situazione critica che si annuncia in Francia). Mentre l’Accadizeta è impegnato principalmente sul fronte economico (un kharma per il premier Plenković) tanto da formare una task force che cercherà di limitare i danni perché è solo su questo che adesso può essere concentrata l’attenzione, contenimento dei danni e mantenimento dei posti lavoro. Il dopo per le economie di tutto il pianeta sarà ritrovare quella fiducia che finché il virus non sarà debellato del tutto, rappresenterà la logica reazione del dopo: fiducia e sicurezza per ristabilire contatti, commercio, traffici, viaggi, vivere…
Le forze di opposizione in Croazia, seppur col silenziatore, nel criticare le misure anti-crisi annunciate rendendosi conto della situazione, lo fanno con una retorica meno dura e pesante del solito. Ma l’“adesso” è bene se lo rendano conto tutti, nessuno escluso, non è tempo di polemiche, ma di unità d’intenti, cercare di non far scivolare il Paese in un vortice di recessione, in un precipizio che porterebbe la Croazia indietro nel tempo laddove (anche noi come comunità) c’eravamo scordati di esser stati.
Qualche collega ha invocato metaforicamente dei Beroš e delle Markotić per l’economia per il modo deciso e senza tentennamenti con cui gestiscono l’emergenza coronavirus. L’economia è altrettanto difficile, e in certi aspetti può essere paragonata all’azione di un virus, da gestire e quando l’emergenza finirà, la distanza social/politica è quanto di peggio potrebbe capitare. Se oggi ci chiedono di stare a casa e lontani uno dall’altro, in veste di elettori non possiamo far altro che chiedere “siate vicini quando finirà (perché prima o poi arriverà), lasciate le polemiche a un dopo più lontano, perché quello più immediato si annuncia da lacrime e sangue”.

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