LO SPECCHIO Una società senza regole?

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LO SPECCHIO Una società senza regole?

Immaginate che da un giorno all’altro vengano eliminati tutti i segnali stradali. Che cosa accadrebbe lungo le principali vie di comunicazione? Nelle grandi città?…

Sono stato invitato recentemente a tenere una conversazione a un gruppo di genitori di bambini che frequentano la scuola materna sul tema, prescelto dai docenti: “Le regole sono ancora valide?”. Argomento particolarmente attuale nelle società contemporanee, dove assistiamo o siamo partecipi di vistosi deragliamenti. Ciò che segnalano i docenti, fin dall’asilo nido, è una marcata tendenza da parte dei piccoli a non rispettare le più comuni regole del comportamento, il che si riverbera in irrequietezza, difficoltà di concentrazione, iperattività e, in certi casi, in episodi di violenza fisica tra pari.

Il bambino non nasce etico, non avendo consapevolezza delle differenze tra ciò che è bene e ciò che è male. A renderlo progressivamente consapevole di ciò saranno – o meglio, dovrebbero essere – le figure genitoriali e altre che lo affiancheranno durante la crescita: insegnanti, educatori, sacerdoti, allenatori sportivi e altre figure facilitanti che potremmo denominare “fratelli maggiori”. Il processo tramite il quale i bambini cresceranno, facendo proprio per gradi lo stile di vita dei grandi poggia su due elementi imprescindibili e spontanei: l’imitazione e l’identificazione. Il bambino cioè cercherà di fare proprio, anche se all’inizio maldestramente, il comportamento di chi gli è vicino affettivamente, tentando di imitarlo e di identificarsi in lui, traendone rassicurazione e incrementando la fiducia in sé stesso. Ne discende che un genitore, un docente, per trasmettere comportamenti corretti che sottintendano l’attaccamento a determinati valori, non potrà sottrarsi dal dare l’esempio.

Mi piace dire che il genitore è colui che apre la pista nella neve fresca; nel solco tracciato da lui i figli seguono. Non dice loro “Andate avanti!”, bensì “Seguitemi!”. Per poter essere credibile un adulto dovrà offrirsi ai figli per quel che è, senza maschere, con le sue qualità e risorse, ma con la consapevolezza dei propri limiti. L’invito a rispettare le regole, il loro richiamo, non avrà alcuna ricaduta se sarà intriso di parole vuote, dato che i bambini non sono attenti a esse, quanto al modo di essere di chi li ha messi al mondo o di chi ha cura della loro crescita. Sono convinto che il gioco sia il primo grande educatore e trasmettitore di regole, per cui ha davvero senso, fin dall’asilo nido, una forma di educazione centrata sulla componente ludica che possa far comprendere ai bambini le differenze tra un comportamento rispettoso per gli altri e per le cose condivise e il suo contrario.

Il filosofo Carl Popper (1902-1994) ha lasciato scritto: “La riluttanza ad ammettere che le norme sono qualcosa di importante e di irriducibile è una delle maggiori fonti delle debolezze intellettuali e d’altro genere dei circoli più ‘progressisti’ del nostro tempo”.

* psicologo – psicoterapeuta, già dirigente del Servizio Sanitario Nazionale e docente di Psicologia all’Università degli Studi di Udine

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