L’INTERVENTO Quo vadis Italia dopo Draghi?

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L’INTERVENTO Quo vadis Italia dopo Draghi?
Foto: Slavko Midzor/PIXSELL

Il premier Mario Draghi aveva cercato di dirigere un governo di unità nazionale, ma alla fine non è riuscito nel suo intento. Nel corso della riunione con i parlamentari leghisti, Matteo Salvini (partito di centrodestra), ha detto tra l’altro: “Draghi e l’Italia sono stati vittime, per giorni, della follia dei 5 Stelle (movimento populista) e dei giochini di potere del Partito democratico (centrosinistra) che ha fatto saltare tutto. Speriamo che questo sia l’ultimo Parlamento dove centinaia di persone cambiano casacca e poltrona”. Ha replicato Luigi Di Maio, ex leader dei 5 Stelle: “Io credo che gli italiani presenteranno un conto salatissimo a Salvini e Conte per quello che hanno fatto”. Per il “New York Times” il governo di Draghi aveva ridato all’Italia “credibilità e influenza”. “Uno choc per tutta l’Europa”, ha scritto “Le Monde”. Il “Wall Street Journal ha puntualizzato: “In arrivo uno sconvolgimento politico per l’Italia. Ė probabile che l’Italia dovrà presto affrontare costi più elevati per rifinanziare il proprio debito, anche a causa dell’aumento dei tassi che la BCE ha deciso”. Pochi giorni prima della crisi di governo, una relazione dell’INPS ha notato che quasi un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro al mese, considerando anche i part-time. Il 23% percepisce una cifra mensile lorda inferiore al massimale di 780 euro del reddito di cittadinanza. L’ISTAT ha registrato che sono 5,6 milioni i cittadini che vivono in povertà assoluta (il 9,4% del totale) e 7 milioni i poveri relativi. La Commissione europea nelle sue previsioni economiche di primavera, pubblicate a fine aprile, aveva stimato che entro la fine dell’anno in corso il rapporto debito/PIL si sarebbe ridotto dal 150,8% al 149,7%. Purtroppo ora l’EUROSTAT registra una situazione diversa. Alla fine del primo trimestre del 2022, l’indice si è attestato al 152,6% (ovvero è suonato il campanello d’allarme). Dall’introduzione dell’euro nel 2001, il tenore di vita degli italiani è diminuito di circa il 25%. Stando ai recenti sondaggi, il primo partito è sempre Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni (destra) con il 23,8% dei consensi. Le sue radici sono nel Movimento sociale italiano. Nonostante la volontà più volte ribadita di tagliare ogni ponte con il passato postfascista, lo zoccolo duro dell’elettorato di Fratelli d’Italia rimane fino ad oggi una destra dura e pura. Seguono il Partito democratico (sembra una Democrazia cristiana di sinistra) di Enrico Letta con il 22,1% e la Lega di Matteo Salvini con il 14,0%, mentre il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte crolla all’11,2%… Bisogna ricordare che l’attuale sistema elettorale italiano costringe a ricorrere a coalizioni spesso contro natura. Questo può facilmente essere d’aiuto alle destre per superare i due terzi dei seggi. Alle prossime elezioni, il Partito democratico si presenterà come il partito “dell’agenda riformatrice” di Mario Draghi. Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) gioca la sua partita pro-NATO, mascherando il suo atlantismo dietro ai più classici schemi e valori del populismo di destra. Ai globalisti non importa molto se eventualmente vinceranno quelli che simpatizzano il “saluto romano”. Per loro è importante che rispettino le loro regole. Forza Italia di Silvio Berlusconi è sempre il primo partito della coalizione di centrodestra fra quelli che sono sotto i dieci punti percentuali. Oggi si parla di sette riforme e misure a rischio dopo la caduta di Draghi. Una di queste è il Piano nazionale di ripresa dalla pandemia. L’Italia ha diritto a oltre 200 miliardi di euro di fondi europei. La crisi è dovuta anche al fatto che l’Italia dipende per le forniture di gas per il 40% dalle importazioni dalla Russia. Uno dei tantissimi Italiani che oggi è molto preoccupato per il futuro del Paese è Rocco D’Ambrosio, ordinario di Filosofia Politica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma: “Per molti politici italiani i contenuti forti come dignità, libertà, onestà, coerenza, bene del Paese, rispetto delle istituzioni…, non hanno nessun valore, perché questi principi sono ‘qualità’ (umane, sociali, politiche, culturali), e non ‘quantità’, come quelle che loro vendono o barattano. Non a caso, quando i cinici tentano di parlare di valori, principi e ‘qualità’ sono così poco credibili e goffi da aumentare il disgusto verso la politica”.

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