L’INTERVENTO Perché il gasdotto russo è così controverso?

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L’INTERVENTO Perché il gasdotto russo è così controverso?

Secondo molte notizie pubblicate da “Global Research”, “New Eastern Outlook”, “EU Observer”, “Deutsche Welle”, “IRIS”, “Oilprice” e altri media, il gasdotto sottomarino russo “Nord Stream 2“, che parte dalla città di Kingisepp in Russia, passa sotto il Mar Baltico e sbocca a Greifswald in Germania, dovrebbe permettere ai tedeschi di lasciarsi alle spalle la dipendenza dall’energia nucleare e anche dal carbone. Dopo il disastro nucleare di Fukushima del marzo 2011, la Germania ha già spento otto dei suoi 17 reattori nucleari e si è impegnata a chiudere quelli rimanenti entro la fine del 2022. Le esportazioni della Gazprom in Europa hanno raggiunto il livello record di 194,4 miliardi di metri cubi di gas nel 2017, con un aumento dell’8,4%. La quota di gas russo nell’Unione europea lo scorso anno è salita al 34,7%, mentre nel 2016 era del 33,1%. La Russia ha implementato il progetto “Nord Stream 2”, che intende raddoppiare la capacità attuale del metanodotto Nord Stream che unisce la Russia alla Germania. Con il “Nord Stream“ la Russia intende fornire alla Germania 55 miliardi di metri cubi di gas naturale. Il gasdotto è completato al 90%, ma nel frattempo il Presidente americano Donald Trump ha firmato una legge che imporrà sanzioni a qualsiasi azienda che aiuterà la società statale russa Gazprom. Gli USA considerano questo progetto un “rischio per la sicurezza dell’Europa“. Il Presidente Trump ha affermato che il gasdotto della lunghezza di 1.225 km, di proprietà della società statale Gazprom, potrebbe trasformare la Germania in un “ostaggio della Russia”. Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha affermato da parte sua che le sanzioni equivalgono a un’”interferenza nelle decisioni autonome prese in Europa”. Concretamente, il Presidente americano chiede il congelamento dei beni delle società impegnate nella costruzione del gasdotto “Nord Stream 2”. Quindi si tratta di minacce molto pesanti. Secondo la BBC, Germania e Russia hanno reagito con rabbia alle sanzioni approvate da Donald Trump. La Russia, che dipende ancora dalle esportazioni di materie prime, che costituiscono i 2/3 di quelle complessive, è infatti la prima vittima di queste sanzioni. Ma anche la Germania, che per prima deve ricevere le forniture di gas, finisce per subire conseguenze molto dure.
Il gasdotto “Nord Stream 2” è osteggiato pure dagli Stati filoamericani dell’Europa orientale, ossia i Paesi baltici, la Polonia e l’Ucraina. Mentre la Germania, l’Italia…, hanno un approccio diverso. Dietro questa decisione si nasconde soprattutto la volontà americana di esportare più facilmente il suo petrolio e il suo gas, per quanto sia più costoso del gas russo. Gli Stati Uniti utilizzano la minaccia di sanzioni per far valere i propri interessi economici. E soprattutto per imporre le loro decisioni e privare altri Paesi, sia rivali che alleati, della possibilità di poter decidere in maniera sovrana.
Si pone pertanto il quesito: per quanto tempo i Paesi europei accetteranno simili imposizioni? Il gas naturale russo è conveniente perché è di circa il 30% meno costoso di quello statunitense. Pertanto pone i fornitori americani in una posizione svantaggiosa, poco competitiva. È per questo che l’amministrazione Trump ha fatto di tutto per minare il progetto del gasdotto, con le sanzioni imposte ad aziende e singoli coinvolti nella costruzione del “Nord Stream 2”. Dopo il divieto di acquistare petrolio dall’Iran, le minacce in relazione agli investimenti a Cuba, questo è un altro formidabile attacco alla sovranità dei Paesi europei. Esiste una grande contraddizione tra l’appartenenza alla stessa alleanza e il fatto di godere così scarsa considerazione da parte del leader del principale Paese alleato. Oggi nessun Paese mina la sovranità degli Stati europei più del loro alleato americano. Per quanto tempo i Paesi europei lo accetteranno? Evidentemente gli USA vogliono liberare l’Europa dalla “libertà” di decidere da sola, imponendo il principio della “sovranità limitata”.

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