L’INTERVENTO Germania. Una sentenza che divide l’Ue

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L’INTERVENTO Germania. Una sentenza che divide l’Ue

Giorni fa la Corte costituzionale tedesca ha contestato la legittimità dei piani di acquisto di bond della Banca centrale europea (BCE). Concretamene si tratta del “Quantitative easing” posto in atto ancora nel 2015 che consente alla BCE di acquistare titoli di debito pubblico degli Stati membri dell’UE in quantità illimitate. La Corte Costituzionale federale tedesca, incurante delle conseguenze politiche del suo intervento per l’UE e la Germania, ha emesso una sentenza che rischia di sacrificare l’euro e forse anche l’Unione. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha accusato pertanto la Corte Costituzionale tedesca di “compromettere l’unità dell’ordinamento giuridico dell’UE”. In una nota, i magistrati con sede a Lussemburgo (UE) hanno sottolineato come soltanto la Corte di Giustizia europea sia competente a constatare se un atto dell’UE è contrario al diritto dell’Unione. Il 5 maggio scorso, invece, la Corte costituzionale tedesca – con una propria sentenza – ha messo in dubbio la legittimità del progetto “Quantitative Easing“, messo in atto dalla BCE per fronteggiare la crisi economica.
Si pone la domanda; come può un tribunale tedesco (nazionale) decidere sulle sorti dell’Europa e minare l’unità dell’ordinamento europeo? Forse alla Germania è permesso tutto? Concretamente i giudici tedeschi di Karlsruhe hanno sottolineato che gli acquisti dei titoli di Stato devono essere proporzionali alla quota capitale versata alla BCE dai singoli Paesi membri.
Dopo questa sentenza della Corte Costituzionale tedesca, si apre uno scenario molto serio all’interno dell’UE. La stessa BCE si era rivolta alla Corte di Giustizia dell’UE, che aveva confermato la legittimità delle azioni intraprese sui mercati finanziari. Anche la Corte Costituzionale tedesca si è rivolta alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, sulla stessa materia.
La Corte dell’UE ha dichiarato che non è sua prassi commentare le sentenze degli organi giurisdizionali nazionali. La Corte europea – che già nel 2018 aveva riconosciuto la legittimità del meccanismo del “Quantitative easing” – ha ricordato che “al pari di altre autorità degli Stati membri, i giudici nazionali sono obbligati a garantire la piena efficacia del diritto dell’Unione”, concludendo che “soltanto in questo modo può essere garantita l’uguaglianza degli Stati membri nell’Unione da essi creata”. In ogni caso, per evitare ulteriori dibattiti, la Corte “si asterrà da qualsiasi altra comunicazione a questo proposito”.
Quando la Germania è entrata nell’UE, si è impegnata a rispettare il diritto europeo. Ma la sentenza solleva un problema molto più serio. Se il tribunale tedesco può mettere in discussione le decisioni della Corte di giustizia europea, possono anche altri Paesi seguire il suo esempio? Per esempio, l’Ungheria e la Polonia possono decidere se seguire o meno la legge europea nei propri tribunali? Questa domanda attiene al cuore stesso dell’UE, che si basa sullo Stato di diritto. La sentenza rappresenta una minaccia che potrebbe distruggere l’UE come istituzione basata sullo Stato di diritto, proprio perché è stata pronunciata dalla Corte Costituzionale tedesca, che è l’istituzione più rispettata in Germania. Quindi, ora siamo testimoni di un conflitto tra la Corte costituzionale tedesca e la Corte di Giustizia europea.
Quale tribunale ha la precedenza? La Costituzione della Repubblica Federale tedesca, agli art. 24, 25, afferma la primazia dei trattati internazionali sul diritto interno. L’art. 23 è dedicato unicamente ai rapporti con la UE e viene affermato il principio di sussidiarietà. La Corte Costituzionale federale tedesca ha stabilito che il governo e il legislatore del Paese (il Parlamento) avevano violato la Costituzione non controllando adeguatamente la BCE, e in particolare il programma di acquisto di attività del settore pubblico (PSPP). Adesso si apre uno scenario di totale incertezza sui rapporti istituzionali all’interno dell’UE.

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