L’INTERVENTO Facebook. Chi controlla?

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L’INTERVENTO Facebook.  Chi controlla?

Secondo le informazioni fornite dal “MIT Technology Review” e dal “Wall Street Journal”, in un’intervista a “60 minuti” alla CBS (emitente radiotelevisiva statunitense), l’ex product manager di Facebook Frances Haugen – che ha lavorato anche per altri colossi della Silicon Valley, come Google e Pinterest – ha dichiarato: “Ho visto ripetutamente conflitti d’interesse fra quello che era buono per il pubblico e quello che era buono per Facebook. Ogni volta hanno scelto quello che era meglio per l’azienda, usando consapevolmente algoritmi pericolosi”. Evidentemente non si tratta di un argomento che riguarda soltanto gli Stati Uniti, ma il mondo intero, compresi i cittadini croati che usano Facebook. Dopo aver studiato lngegneria elettronica e informatica, Frances Haugen si è unita a Facebook nel 2019 per lavorare sull’integrità civica, comprese le questioni relative alla democrazia e alla disinformazione. Questi problemi sono stati al centro di Facebook e di altre società di social media, in particolare in relazione alla pandemia. Durante la sua testimonianza davanti alla competente Commissione del Senato USA, l’ex manager di Facebook ha cercato di spiegare i contenuti dannosi che circolano sulle piattaforme online, sottolineando la mancanza di trasparenza dell’azienda. Frances Haugen ha affermato che Facebook sa che alcune delle sue piattaforme sono dannose per una certa fascia della popolazione, compresi gli adolescenti. Ha dichiarato pure che alcuni ricercatori hanno trovato tracce di antisemitismo su tutte le piattaforme di Facebook, tra cui TikTok, Instagram, Twitter e YouTube. Non manca chi utilizza un linguaggio codificato per evitare il rilevamento e la moderazione degli algoritmi, ma molti di essi sono ovvi e facili da identificare. Frances Haugen ha chiesto al Senato di approvare leggi che regolino il lavoro dei social media, rilevando di non credere che la società Facebook possa cambiare da sola. Inoltre l’ex manager di Facebook ha cercato di spiegare l’importanza dei contenuti dannosi che circolano sulla piattaforma. Ha condiviso i documenti anche con il “Wall Street Journal”, dimostrando come Facebook fosse a conoscenza dei problemi con le sue applicazioni, inclusi gli effetti negativi della disinformazione e il danno causato, soprattutto alle ragazze, da Instagram.
La portavoce di Facebook Lena Pietsch, in una dichiarazione alla CNN Business, aveva sottolineato: “Continuiamo ad apportare miglioramenti significativi per affrontare la diffusione della disinformazione e dei contenuti dannosi”. Però Frances Haugen ha ripetutamente affermato durante la sua testimonianza, che “l’algoritmo di Facebook incoraggia la disinformazione, incita all’odio e, in alcuni casi, alla violenza etnica”, come riporta il “MIT Technology Review”. “Durante la mia permanenza su Facebook ho scoperto una verità devastante: raramente qualcuno al di fuori di Facebook sa cosa sta succedendo all’interno. L’azienda nasconde intenzionalmente informazioni vitali al pubblico, al governo degli Stati Uniti e ai governi di tutto il mondo”, ha detto Frances Haugen alla Commissione del Senato. Pochi minuti dopo la sua testimonianza, Facebook ha pubblicato una dichiarazione cercando di screditare l’ex dipendente.

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