La maturità di affrontare le sfide

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La maturità di affrontare le sfide

Stando a Woody Allen la maturità di una persona si misura “dal modo nel quale questa reagisce svegliandosi in mutande in pieno centro”. Fino a quando la singolare tesi del commediografo newyorchese non sarà avallata dalle istituzioni, per capire se una persona può essere considerata matura dovremo continuare ad affidarci ai risultati degli esami di maturità. L’introduzione della maturità di Stato è l’unica vera riforma scolastica attuata in Croazia dalla proclamazione dell’indipendenza. Per il resto il sistema scolastico pare discostarsi poco dal passato. Ciononostante, ciclicamente c’è chi chiede di abolire questa prova. Ora il pretesto per farlo è stato individuato nell’esito degli esami.
La maturità di Stato dell’anno scolastico 2018/19 è stata un’ecatombe. Su circa 30mila maturandi che hanno affrontato l’esame, tra gli 8.000 e i 9.000 ragazzi sono stati bocciati in una o più materie. Il test non è stato superato dal 47 p.c. degli alunni dalle scuole medie superiori di avviamento professionale e dal 9,7 p.c. dei loro colleghi ginnasiali. Le prove più ardue sono risultate quelle di lingua croata e di matematica, entrambe obbligatorie. I risultati dei test di queste materie, ma anche di altre (29 p.c. di bocciature all’esame di informatica, 37 p.c. di rimandati al test di fisica e 57 p.c. di stroncature alla prova di sociologia), hanno suscitato grande stupore, non poca amarezza e qualche risentimento. L’opinione pubblica s’interroga sui motivi che stanno alla base di un risultato così deludente. Le ipotesi sono sostanzialmente tre: la colpa è delle persone incaricate di preparare i test, che li hanno resi troppo complicati; degli insegnanti, che non sono stati capaci di far apprendere le materie agli alunni; dei ragazzi, che non hanno voglia di studiare. Probabilmente, la responsabilità è un po’ di tutti loro.
A prescindere di chi sia la colpa, abolire la maturità di Stato potrebbe essere un grosso errore. Non solo perché una vita senza esami non vale la pena di essere vissuta, ma perché in una società in continua evoluzione è indispensabile far comprendere ai giovani che le sfide devono essere affrontate e non evitate soltanto perché appaiono difficili. Si rischierebbe di lanciare ai ragazzi un segnale sbagliato, spronandoli a gettare la spugna ogniqualvolta il gioco si fa duro.
Diciamolo. Essere bocciati a un esame scolastico o universitario non è la fine del mondo, soprattutto quando si ha la certezza che il medesimo può essere ripetuto.
In un’occasione, Luigi Berlinguer, quand’era ministro dell’Istruzione, ebbe modo di dire che a scuola si va per studiare. In altre parole a scuola si va per prepararsi ad affrontare la vita. Avere dei bravi insegnanti e dei programmi didattici in linea con i tempi aiuta. Ma anche il più svogliato degli alunni, a prescindere delle qualità dei suoi insegnanti e delle nozioni acquisite in classe, se si mette d’impegno può accumulare competenze tali da riuscire a superare qualsiasi sfida. Lo testimonia il fatto che a prescindere dal 9,4 p.c. di ginnasiali e del 47 p.c. degli allievi delle scuole medie superiori bocciati alla maturità di Stato, la maggior parte degli alunni ha superato la prova. Qualcuno di loro, magari, avrà avuto una botta di fortuna, ma la maggior parte ci è riuscita perché ha scaldato sufficientemente la sedia.

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