INSEGNANDO S’IMPARA Non tutto il male… (1)

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INSEGNANDO S’IMPARA Non tutto il male… (1)
Il Titanic Belfast Museum, Foto Maura Favretto

Il proverbio “Non tutto il male vien per nuocere” in inglese fa “Each cluod has a silver lining” (Ogni nuvola ha uno strato d’argento) che, a differenza dell’italiano in cui ci sono solo parole negative (male, nuocere), in inglese il negativo è solo implicito nella parola nuvola (di per sé neutra) mentre c’è come un raggio di speranza dello strato d’argento.

È uno spunto adatto per parlare di disastri che nel tempo hanno avuto conseguenze inaspettate. Va precisato che non si vuole sminuire o minimizzare eventi tragici. Lo tsunami del 26 dicembre 2004, che ha fatto 230mila vittime lascia ancora senza parole; l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 è un trauma dal quale il mondo occidentale non si è più ripreso; mentre vicino a noi la ferita del Vajont deve ancora rimarginarsi. Vorrei invece riportare un paio di esempi in cui, la sciagura iniziale è stata la base di una sorprendente seconda fase. Siccome vivo a Belfast parto con l’esempio più ovvio: il Titanic.

Il grande orgoglio di Belfast è che la nave più famosa del mondo è stata costruita nel suo cantiere Harland & Wolff. Nonostante tutti sappiano com’è andata a finire, i belfastiani ci tengono a precisare che “funzionava benissimo quando è uscita di qua”. Forse è meno noto il fatto che il Titanic fosse la seconda di tre navi sorelle commissionate dalla Compagnia di navigazione passeggeri White star, un trio che avrebbe dovuto essere il non plus ultra dei viaggi transoceanici e offrire ai passeggeri una “classe olimpica”.

Per l’appunto, la prima nave fu battezzata Olympic, la seconda Titanic e la terza Britannic. Secondo voci, l’ultima avrebbe dovuto essere chiamata Gigantic, ma dopo la tragedia del 1912, si pensò bene di calare i toni. Ognuno dei vessilli detenne all’epoca il record di dimensione e confort, superato solo dalla sorella seguente.

Tra il varo a Belfast e l’entrata in servizio a Southampton (Liverpool per il Britannic) passavano di solito circa 8-10 mesi per cui qui riportiamo solo le date dei tre viaggi inaugurali: 14 giugno 1911, 10 aprile 1912 e 23 dicembre 1914. Si può notare che il Britannic entra in servizio a prima Guerra mondiale iniziata (14 agosto 1914 per il Regno Unito), per cui venne subito requisita dalle autorità navali britanniche, trasformata in nave ospedale e destinata ad operare nel Mediterraneo orientale. La sua attività durò solamente due anni scarsi in quanto il 21 novembre del 1916 nei pressi dell’isola greca di Ceo affondò in seguito ad un’esplosione causata da una mina tedesca. Delle 1066 persone a bordo se ne salvarono 1036, grazie a un numero maggiore di scialuppe di salvataggio e alla temperatura più mite del mare. Ricordiamo che delle 1.518 persone sul Titanic, sopravvissero solo 705, perciò con solo trenta vittime, è ovvio che la lezione di quattro anni prima era stata assimilata.

L’Olympic, invece, ebbe all’epoca tutta la fanfara di cui avrebbe dovuto godere anche il Titanic. Un viaggio inaugurale verso New York da sogno, preceduto da un battage pubblicitario frenetico per celebrare il transatlantico “più grande e lussuoso del mondo”, con cartoline che illustravano la nave in verticale che, con i suoi 269 metri, torreggiava sopra i famosi grattacieli di Manhattan. A New York vennero aperte le porte a questo spettacolo galleggiante e 8mila visitatori la poterono ammirare prima che ritornasse in Inghilterra. Quelli che non riuscirono ad entrare furono tra i 10mila che la salutarono quando lasciò il molo con ben 2.301 passeggeri a bordo.

Alla guida c’era lo storico comandante Edward J. Smith che meno di un anno dopo si sarebbe inabissato nell’Atlantico assieme al Titanic. Ma per il momento tutto sembrava andare egregiamente per l’Olympic e la White star. A metà settembre dello stesso anno il transatlantico aveva già fatto la traversata quattro volte. Dopo la tragedia della sorella, vennero apportate importanti modifiche che la resero più sicura per continuare a trasportare numerosissimi passeggeri tra cui molte personalità come Charlie Chaplin, Marie Curie, Sir Arthur Conan Doyle, e l’allora futuro re, Edoardo Principe di Galles. Durante la Prima guerra mondiale fu adibita al trasporto di truppe. In quel periodo uscì indenne da ben quattro attacchi dei sommergibili tedeschi riuscendo anche ad affondarne uno, l’U-103, il 12 maggio del 1918 nella Manica. Entrò in disarmo e fu smantellata nel 1935, quando le traversate per mare avevano perso molto del fascino (e anche molti dei passeggeri) del decennio precedente. L’Olympic finì la sua onorevole carriera guadagnandosi il titolo di “Old Reliable” (l’Affidabile o Vecchio Baluardo), ma nonostante queste glorie, le sue imprese, come anche quelle del Britannic, si sono perse nella nebbia del tempo, mentre tutta l’attenzione si è concentrata sulla sorella dal tragico destino.

Per dare l’idea di quanto il Titanic abbia toccato l’immaginario collettivo, forniamo i seguenti dati per difetto in quanto si concentrano solo sulla produzione europea e nord-americana: 12 tra film e documentari; 4 composizioni di musica classica e 11 canzoni (tra cui quella celeberrima del 1982 di Francesco De Gregori); 13 libri interamente dedicati al soggetto, vari fumetti e 16 videogiochi. Quando negli anni ‘80-’90 il mito del Titanic sembrava essersi affievolito, nel 1997 il capolavoro di James Cameron riaccese l’attenzione scatenando una nuova, incredibile passione collettiva. Dalle persone che hanno guardato il film innumerevoli volte a quelli che si sono messi a collezionare tutto il possibile (un ragazzo americano Josh D. possiede 3mila videocassette – tutte uguali! – del film). La ciliegina sulla torta è stata la proclamazione del relitto patrimonio culturale UNESCO nel 2001.

Infine il centenario del 2012 non ha fatto che cementare l’interesse con varie forme di tributi, tra cui la ricostruzione del viaggio alla data, ora e minuti esatti – meno il naufragio – e l’apertura del museo a Belfast – il Titanic Belfast Museum.

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