
Che cosa vi ha colpito di più dei Giochi Olimpici appena conclusi? Personalmente non riesco a togliermi di mente l’aplomb e la nonchalance dimostrati da Yusuf Dikeç durante la sua prova di tiro a segno. Mentre gli altri concorrenti si esibivano con attrezzatura protettiva e gadget da Robocop, lui gareggiava con i suoi occhiali da impiegato e due tappini fluorescenti nelle orecchie e soprattutto con la famosa mano in tasca che gli dava quel tocco flemmatico. Gli esperti hanno poi spiegato che quella posizione favorisce la mira perché dà più controllo ai micromovimenti dei muscoli mentre gli accessori di protezione sono facoltativi. Ciò non toglie che Yusuf aveva l’aria di uno che stava facendo una grigliata con gli amici quando si è ricordato che aveva una gara da disputare.
Il tiro a segno si è evoluto e adesso conta ben 15 specialità (tra femminili, maschili e miste) che vedono una varietà di armi (carabina e pistola ad aria compressa e non) e diverse tecniche (bersagli, tiro al piattello e tiro al volo da fossa olimpica).
Non risulta che gli antichi greci avessero sport in cui dovessero colpire un bersaglio. Nei 12 secoli della loro esistenza, dal 776 a.C. fino a quando furono banditi dall’imperatore Teodosio nel 393 d.C. da quanto ne sappiamo, alle semplici corse dell’inizio, si aggiunsero solo le corse con i carri, il pugilato, la lotta e il pentathlon.
Dopo 1500 anni di pausa, quando nel 1896 cominciò la seconda stagione delle Olimpiadi, gli sport presenti riflettevano gli avvenuti cambiamenti storici e sociali. Da un Medioevo ricco di giostre emergeva il tiro con l’arco, le vicende di cappa e spada ci regalavano la scherma e l’evoluzione delle armi vedeva il tiro a segno fare la sua entrata sin dalla prima edizione (sembra voluto dal fondatore dei Giochi, Pierre de Coubertin in persona).
Nel 1900 a Parigi, l’antenato del tiro al piattello fu il tiro al piccione che consisteva nel centrare quanti più piccioni in un tempo stabilito. Fu un massacro con più di 300 uccelli uccisi di cui 21 fatti fuori dal vincitore belga Leon de Lunden. Meno male che il macabro sport durò solo per quell’edizione.
Un’altra variante del tiro a segno fu il duello con la pistola in cui i concorrenti grazie al cielo non si sparavano addosso ma a un manichino posto a varie distanze. Siccome duellare era una “competizione” da gentiluomini, anche i manichini erano vestiti di tutto punto e, centrarli alla gola dava il massimo risultato. Proprio da gentiluomini. La disciplina fu introdotta durante le Olimpiadi intermedie di Atene del 1906 e riproposta come “bersaglio mobile colpo singolo o doppio” nelle due edizioni successive (nel 1908 e 1912). Poi non se ne parlò più.
Tra gli sport che sono durati solo una o poche edizioni, possiamo ricordare il tiro alla fune, in auge tra il 1900 e il 1920; l’arrampicata sulla corda (dal 1896 al 1932) dove dapprima veniva premiata la velocità ma poi anche lo stile di arrampicarsi; la scherma con il bastone (Saint Louis 1904) il nome dice tutto: tecniche schermistiche ma con un bastone – utile per i ladri di notte; sempre in quell’edizione ci furono i tuffi a distanza, dove i concorrenti si tuffavano e quello che emergeva il più lontano, vinceva. Questo lo facevamo anche noi da bambini ad Umago. A saperlo che era stata una disciplina olimpica, ci avremmo messo più impegno!
Non solo in onore dei giochi appena conclusi, ma bisogna davvero menzionare quelli di Parigi dell’edizione 1900, innanzitutto per il numero di discipline che non hanno avuto seguito. Oltre a quelle già citate, ci furono il salto in alto e salto in lungo…a cavallo, il nuoto ad ostacoli e nuoto subacqueo. Poi si gareggiò a croquet e pallacorda sport che piacciono ai francesi, organizzati dai francesi a cui parteciparono solo francesi e che vennero abbandonati perché non c’è gusto a giocare da soli (la pallacorda durò un’edizione in più). Le gare di pelota e cricket furono leggermente più interessanti perché a confrontarsi con i francesi c’erano rispettivamente gli spagnoli e gli inglesi che, rispettivamente, vinsero. Ci fu anche un “evento di prova” una competizione non ufficiale che, grazie al cielo, non divenne mai disciplina olimpica: la tosatura dei barboncini – ovvero quanti animali si possono tosare in un tempo limitato. Basti sapere che ci fu una vincitrice, Avril Lafoule che si conquistò l’oro con un totale di 17 barboncini passati al rasoio.
Chissà se il motivo per cui quell’edizione fu così bizzarra era perché doveva contendersi fondi, pubblico e attenzione con l’Esposizione di Parigi, evento con il quale si sovrappose. In ogni caso ricordiamo un ultimo particolare e cioè che, a dispetto del purismo maschilista di De Coubertin, in quell’edizione si aprirono le porte alle concorrenti femminili. Su un totale di 1.233 atleti, gareggiarono 22 donne. Delle discipline originali del 1896, solo sei hanno avuto continuità di presenza fino ad oggi: atletica leggera, ciclismo, scherma, ginnastica artistica, nuoto e canottaggio (anche se quest’ultimo allora non fu disputato a causa del maltempo).
Il programma dei giochi appena conclusi ha visto 32 discipline. L’ultima arrivata è la breakdance, che si inserisce sulla scia del surf, arrampicata sportiva, skateboard, ciclismo Bmx freestyle, beach volley e basket 3×3 delle ultime edizioni. Resisteranno tutte? Solo il tempo lo dirà. C’è anche da chiedersi se sport strapopolari, con megaeventi propri, come il golf, rugby e tennis, debbano per forza avere anche una presenza olimpica.
Finiamo con il motto olimpico. Generalmente si crede che sia “l’importante non è vincere, ma partecipare”, che è, sì legato ai giochi, ma non ufficialmente. Il motto ufficiale è in latino: “Citius, Altius, Fortius” (“più veloce, più in alto, più forte”). A Tokio 2020 è stata aggiunta ancora una parola “Communiter”, “insieme”, forse per sottolineare la rinnovata solidarietà post-pandemica.
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