INSEGNANDO S’IMPARA Le innovazioni che ci hanno cambiato la vita

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INSEGNANDO S’IMPARA Le innovazioni che ci hanno cambiato la vita
Foto Shutterstock

Questo non è l’ennesimo articolo della serie “Noi e la tecnologia”. A che servirebbe? Sappiamo tutti che l’avanzare della tecnologia è frenetico e che ci sta cambiando la vita. Molto più interessante è inserire un paio di parametri specifici e vedere come si conforma il quadro. Innovazioni? Rispetto a cosa? Ma soprattutto, per chi?

Partiamo dalla definizione di “tecnologia e natura” data dall’attore e drammaturgo Marco Paolini durante una sua conferenza del giugno 2017, quando ha sentenziato “Per me tecnologia è tutto ciò che è nato dopo di me” aggiungendo simpaticamente “…e che sono costretto ad imparare, perdendo un sacco di tempo perché mi hanno detto che così dopo farò prima”. Battuta a parte, sono pienamente d’accordo con lui quando dice che “tutto ciò che ho trovato è perfettamente naturale, mentre tutto ciò che è tecnologico è tutto ciò che viene dopo”. Il che conferma che il rapporto con la tecnologia è determinato dall’età in cui la si incontra. Dopotutto, è evidente lo scarto generazionale che vede i figli molto più a loro agio tra le novità, dei genitori.

Un secondo parametro, sono le esigenze individuali che mettono in primo piano alcune innovazioni, mentre altre neanche si registrano. Il fenomeno social è nato ed è esploso quando io ero già matura e, per usare un termine tecnologico, mi ha completamente bypassata. Mai stata sui social. Un amico mi aveva iscritta di sua iniziativa su uno dei primi siti di chat (contemporaneo di Myspace) dal quale sono stata estromessa “per mancanza di foto e aggiornamenti”. Piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter-X, Snapchat, Tik-tok, so che esistono ma non mi tangono.

Comunque, se dovessi determinare quali innovazioni abbiano avuto un forte impatto per me, non c’è dubbio che i progressi nella telefonia e i voli low-cost hanno reso molto più comoda e meno costosa la mia esistenza di pendolare tra due nazioni (anche se poi copro i 1.700km da Dublino a Trieste in tre ore, ma poi non c’è uno straccio di autobus che faccia 50km fino ad Umago…ma questa è un’altra storia).

Professionalmente parlando, non c’è dubbio che, al di là di tutti i gadget a disposizione della didattica, il punto di svolta, la vera rivoluzione per un insegnante sia stata (ed è tutt’ora) la fotocopiatrice. Mi ricordo a scuola quanto tempo sprecavano gli insegnanti a fare le copie in ciclostile, senza contare la bruttezza delle pagine e le macchie viola sulle dita. Fotocopiare ha cambiato la nostra vita. Ci ha staccati dalla lavagna e liberati dall’obbligo di dover possedere (e far comprare) molteplici libri di testo.

Internet, con la cornucopia di materiale reperibile è arrivato dopo. Ma prima ci si arrangiava comunque con quello che si trovava. Ricordo che un giornale, una rivista, li leggevo sempre due volte, una per me e una per capire se l’articolo si sarebbe potuto utilizzare per i corsi. Per anni ho collezionato pagine strappate che ancora abbondano nei miei fascicoli. Insomma, la modesta fotocopiatrice, per quanto riguarda la mia attività, ha influito di più dell’immane Rete.

Quando ho chiesto in classe un parere su quali fossero le innovazioni che ci hanno cambiato la vita, di nuovo la maggior parte degli studenti ha risposto facendo riferimento alla propria esperienza. Per cui il signore che non sa cucinare ha detto il forno microonde; una signora, madre di quattro figli maschi, ha messo in primo piano la lavatrice, che in questo Paese è quasi sempre appaiata all’asciugatrice. L’avvocato che prima passava ore e ore in biblioteca a studiarsi i precedenti giurisprudenziali per preparare la sua difesa (nel Regno Unito è in vigore la Common Law che si basa sui precedenti legali, diversa dalla nostra basata su codici scritti), ha parlato di Internet come della manna mandata dal cielo. Il medico, dal quale mi aspettavo menzioni di non so quali complicate tecnologie, mi ha spiazzata dicendo che il telefonino e il computer hanno rivoluzionato la professione. Il primo rendendo più elastica ed efficace la reperibilità; il secondo raggruppando organicamente tutti gli elementi della cartella clinica del paziente per averla disponibile in qualsiasi momento. Una signora ha sentenziato che il navigatore satellitare ha letteralmente salvato il suo matrimonio, esentandola dall’ingrato e odiato compito di leggere correttamente le cartine al marito mentre viaggiavano.

Fin qua è tutto prevedibile. Ma quando una studentessa ha detto che il suo lavoro è diventato molto più facile da quando usa l’Intelligenza Artificiale per preparare i power point, l’ho guardata confusa, perché io per i miei power point ci metto ore. A quanto pare, sono indietro con i tempi, perché basta dare un’impostazione e ChatGPT fa tutto: scrive il testo e lo conforma alla perfezione nelle slide con tutti i colori a posto. Deve avermi vista scettica, perché due giorni dopo mi ha mandato un campione, per di più in italiano. Riporto l’impostazione originale che ha dato alla “macchina”: Can you give me a 250 word essay in Italian on the topic of ‘le innovazioni che ci hanno cambiato la vita.’ Can you talk about this from the perspective of a language learner? (scrivi un tema di 250 parole sull’argomento “Le innovazioni che ci hanno cambiato la vita”. Impostalo dal punto di vista di uno che studia le lingue”).

Il risultato mi ha lasciato senza parole. Quattro sostanziosi paragrafi, scritti in un italiano ineccepibile (nonostante il “comando” in inglese), in cui si susseguono frasi non troppo complesse (tempi usati presente, passato prossimo, gerundio e imperfetto) in uno stile moderno e scevro da ripetizioni. Se questo è lo stato di cose mi domando come faranno (o già facciano) i professori a distinguere, il lavoro degli studenti da quello del computer. Ma intanto il danno è fatto. Alle innovazioni, che dovevano solo renderci più comoda la vita, abbiamo delegato anche la nostra facoltà di pensare. Non sarà un prezzo troppo alto per una vita facile?

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