Un anno fa parlando delle origini della festa di Halloween, abbiamo visto il contesto storico e mitologico nel quale l’evento è nato e si è sviluppato. Quest’anno alleggeriamo il tono e vediamo come si svolge la festività sul territorio e quali sono gli aspetti della tradizione che si sono mantenuti vivi.
Nella puntata precedente abbiamo visto che alla base di Halloween, c’erano le celebrazioni pagane di Samhain (pronunciato “sàuin”) che era una festa del calendario celtico i cui rituali si erano mantenuti vivi anche dopo l’avvento della cristianizzazione. A Samhain, oltre a compiere i riti di ringraziamento per il raccolto, si segnava anche la fine della metà di luce dell’anno aprendo così la porta alla parte buia. Questa soglia era un momento delicato perché il confine con l’aldilà si faceva poroso e gli spiriti e le anime dei morti, avevano la possibilità di infiltrarsi nella vita terrena. Un ruolo centrale dei festeggiamenti lo deteneva il falò, che doveva rischiarare le tenebre, fungere da elemento purificatore, tenere lontani gli spiriti maligni e addirittura predire il futuro. Perciò si cercava di avvicinarsi quanto più al fuoco senza bruciarsi, si portava a casa un tizzone del falò dentro una rapa svuotata per riaccendere il focolare domestico. Inoltre, il giorno dopo il Samhain, si spargevano le ceneri sui campi come gesto propiziatore per un nuovo raccolto. Durante le celebrazioni le persone si mascheravano con costumi che ricordavano animali mostruosi con l’intento di confondere gli spiriti maligni e di passare per uno di loro, in modo da evadere possibili azioni malefiche. Con l’andare del tempo queste persone mascherate presero ad andare di casa in casa nelle zone più ricche a recitare versi in cambio di denaro, cibo o anche legna da ardere, da usare proprio durante le celebrazioni.
Queste tradizioni, che come si è detto erano molto radicate, gli irlandesi, scozzesi e, in misura minore i gallesi, se le portarono dietro durante le varie ondate di migrazione verso gli Stati Uniti, di cui il flusso più cospicuo fu quello dei due milioni di irlandesi che tra gli anni 1854-49 scapparono dalla carestia che decimò la popolazione della loro isola.
È perciò solo nella prima metà del XIX secolo che nel nuovo continente si comincia a menzionare Halloween. Però agli americani ci volle poco a capire che queste usanze portate dagli emigranti, racchiudevano ottime opportunità di profitto, tanto che all’inizio del Novecento inizia la commercializzazione dei simboli in versione americana di Halloween. In un lasso di tempo relativamente breve appaiono cartoline, figurine, maschere, costumi, caramelle, dolci in un crescendo di festeggiamenti sempre più opulenti ed elaborati. La rapa irlandese con il tizzone ardente fa posto alla zucca americana intagliata e illuminata, che diventa il simbolo indiscusso della nuova festa; le maschere di animali diventano i costumi di streghe, spettri e zombie; la questua medievale diventa “trick or treat” (dolcetto o scherzetto) e i falò si trasformano in fuochi d’artificio. Il circo americano è molto più entusiasmante, divertente e colorato di quello originale, perciò non ci mette tanto a riattraversare l’oceano e ripresentandosi nelle case degli avi in versione più ricca e sfarzosa.
Per cui Halloween in Irlanda adesso si festeggia in maniera analoga a quella statunitense. Gruppi di bambini formicolano nei vari quartieri minacciando “strigarìe” se non ricevono dolciumi o soldini, feste mascherate anche per adulti dove ci si diverte (tanto per cambiare, bevendo), poi parate, musica e soprattutto fuochi d’artificio. Un po’ come il Festival di Sanremo, anche il festival di Halloween sta diventando un evento settimanale piuttosto che durare un giorno e una notte. Inoltre, a differenza degli Stati Uniti, l’Irlanda ha originali siti neolitici e veri castelli, opportunamente “infestati da fantasmi” perciò meritevoli di essere visitati specialmente in questo periodo. In molte città, ovviamente Dublino, Galway, ma anche a Derry in Irlanda del Nord, si possono ammirare allegre sfilate dell’orrore contornate da fuochi d’artificio, che immancabilmente finiscono nei bar. Orrore per orrore, anche se non c’entra niente, ma in virtù della sua nascita dublinese, ad Halloween viene celebrato anche Bram Stoker, autore di “Dracula”, tanto vampiro più, vampiro meno…
A Belfast c’è un numero notevole di feste, sia private che organizzate da enti o istituzioni, con la zona universitaria, in particolare, che pullula di creature bellissime, mascherate in costumi succinti nonostante l’autunno inoltrato. Come in altri posti, anche qui per più di una settimana si sentono botti i cui colori rischiarano il cielo nero, con il gran finale della coreografia di fuochi organizzata dal Comune la sera del 31. Purtroppo io tutto questo spettacolo di solito me lo perdo in quanto, se Halloween è infrasettimanale, la sera lavoro e i fuochi d’artificio li sento, ma non li vedo (mi racconta tutto in differita mio marito quando torno a casa).
Parlando del coniuge, ecco un aneddoto che lo riguarda. Per anni abbiamo abitato in un quartiere in cui c’erano pochi bambini, per cui le caramelle che mettevo da parte per eventuali visite di mostriciattoli, rimanevano intatte per mancanza di visite, tanto che ad un certo punto non le ho più prese. Ma un anno, mentre io ero al lavoro, qualcuno bussò alla porta. Aprendo, mio marito, all’inizio non vide nulla, ma un lieve movimento rivelò una streghetta nera piccolissima in fondo ai quattro gradini della soglia. Confuso e imbarazzato lui si mise alla frenetica ricerca di qualcosa di dolce, senza trovare niente. Corse a prendere il portafoglio, ma per combinazione non aveva neanche una monetina, per cui non gli rimase che allungare, alla creaturina in attesa, una banconota da cinque sterline, che più di dieci anni fa erano una cifra ragguardevole. Morale della favola: quelli che dicono che le “strigarìe” non funzionano, si ricredano!
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