INSEGNANDO S’IMPARA Compleanni, anniversari, regali e omaggi (2)

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INSEGNANDO S’IMPARA Compleanni, anniversari, regali e omaggi (2)

Quelli di una certa età forse si ricorderanno un vecchio spot pubblicitario della Sperlari che diceva “Un cofanetto Sperlari non si incarta mai”. La pubblicità funzionava in Italia perché è un Paese dove si incarta tutto quello che è destinato ad andare in regalo o in omaggio. Quassù, questa pubblicità avrebbe poco senso perché ricoprire un oggetto di carta scintillante e nastrini non è una priorità, con l’eccezione dei regali di Natale ovviamente, quando per le festività si sacrifica allegramente mezza Amazzonia.

L’esperienza di andare per negozi in Italia prevede sempre l’opzione del “pacchetto regalo”. In libreria è automatico, in gioielleria e profumeria obbligatorio, nei negozi di intimo stuzzicante e in tutti gli altri a seconda delle esigenze. In Irlanda del Nord, e presumo anche nel resto del Paese, tutto questo ve lo potete scordare. Carta, nastrini, coccarde e fiocchetti si comprano a parte e il pacchetto finale si avvale dell’arte del fai-da-te. Per questo per un presente, l’opzione più usata è spesso la borsina-regalo di cartoncino colorato dove il regalo va messo “a nudo”, casomai ricoperto in modo approssimativo da un foglio di carta velina leggermente stropicciata. Bisogna comunque dire che i regali importanti sono oggetto di particolari attenzioni, soprattutto da parte delle donne che a queste cose si dedicano con abilità quasi istintiva, ma non si raggiunge mai il livello italiano di creatività professionale.

Una volta che il regalo è incartato, infiocchettato e corredato dal biglietto d’auguri per l’occasione, non rimane che pregustarsi il momento in cui lo si presenterà al destinatario tra espressioni di sorpresa e ringraziamenti. Eccetto che quest’ultima fase non è sempre inevitabile perché qualche volta il regalo non viene scartato immediatamente davanti alla persona che lo ha portato, ma messo delicatamente da parte per essere aperto in un altro momento. Precisiamo che nella grande maggioranza delle volte tutto si svolge come da noi, ma può succedere anche l’altra ipotesi. In questo caso non bisogna prendersela o pensare di aver fatto un passo falso, perché magari la persona preferisce fare a modo suo e va bene così. Devo dire che tutti gli italiani che quassù hanno fatto l’esperienza di regalare qualcosa solo per vederla messa da parte sono rimasti spiazzati, ma poi ci si abitua.

Proprio l’altra settimana siamo stati a cena da cari amici che ci preparano sempre qualcosa di speciale (lui cucina benissimo). Come consuetudine abbiamo portato qualcosa come ringraziamento (un pacchetto di caffè e una bottiglia di vino) tutto regolarmente incartato e inserito in una borsina regalo che abbiamo appoggiato sul piano di lavoro della cucina appena arrivati. Ebbene lì è rimasta per tutta la sera senza venir toccata. Neanche la curiosità di vedere cosa c’era dentro. Ignorata al 100 p.c. E dire che siamo rimasti da loro fino a dopo mezzanotte. Il giorno seguente abbiamo mandato un messaggio di ringraziamento al quale hanno anche risposto senza mai menzionare vino o caffè. Non è maleducazione, semplicemente che non sembrano cose importantissime e va a finire così.

Anche da noi, se si viene invitati a cena ci si premunisce di portare un presentino, di solito qualcosa di dolce, una scatola di cioccolatini (incartata) o magari delle pastine di produzione artigianale, anche queste in confezione regalo con il nastrino e il nome della pasticceria sull’etichetta dorata. In Irlanda, se volete fare un gesto gradito, portate piuttosto da bere: bottiglie di vino e lattine di birra in quantità. E anche se le presentate nel sacchetto del supermercato, va bene lo stesso. Nessuno ci fa caso. I più creativi ci aggiungono una candela profumata e un mazzo di fiori per la padrona di casa, facendo un figurone.

A quelli che diranno che tale scelta di omaggi non rivela una grande fantasia, ricordiamo che queste sono consuetudini e che non rispecchiano il carattere individuale delle persone. Queste potrebbe essere dotate di un’immaginazione fuori dal comune che si rivelerà piuttosto nello scegliere un regalo di compleanno, quando si potrà sbizzarrire. D’altronde questa è gente che sa regalare buoni per pulizia professionale della casa alle donne super impegnate e senza tempo libero, o lezioni di volo ai padri di famiglia con lavori tediosi o vincolanti. Uno di questi era un amico pescatore e nel suo caso ho apprezzato la fantasia della moglie di coniugare cielo e mare nel regalo.

Però quando si tratta di consuetudini la fantasia va messa in pausa e si entra nella fase automatica del “si fa così” delle aspettative della società. Il caso più eclatante è forse la bistrattata festività di San Valentino che la commercializzazione aggressiva ha quasi svuotato di significato. Diciamo quasi, perché ci sono ancora persone che la celebrano secondo i valori originali. In teoria dovrebbe essere la festa degli innamorati, quindi l’accento dovrebbe esser posto sui sentimenti e soprattutto sulla tenerezza del primo amore o perlomeno della prima fase dell’amore. Ricordo che durante gli anni universitari a Trieste le coppiette si sforzavano di trovare l’oggetto giusto che fosse significativo per “la nostra relazione”. Spesso erano cose di poco prezzo, ma raramente erano cose scontate. Poi grazie all’intervento delle aziende di lingerie e di altri gadget simili il 14 febbraio è diventato la festa degli amanti, piena di salaci sottintesi e di aspettative di un certo tipo.

Purtroppo anche quassù è diventata ormai una festa obbligatoria ma poco amata. E siccome tutti vanno in automatico, la scelta delle cose da regalare riflette una banalità da cuore-amore-fiore del dono: mazzo di rose, scatola di cioccolatini, cena fuori. Con il risultato che anche i ristoratori la detestano perché, come ha confidato uno di loro, i locali sono pieni di tavolini per due occupati da coppie che mangiano in silenzio.

Buon regalo a tutti.

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