INSEGNANDO S’IMPARA 200 portafogli e una borsetta

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INSEGNANDO S’IMPARA 200 portafogli e una borsetta
Foto Shutterstock

La scorsa volta abbiamo parlato dell’esperimento dei 10 portafogli “smarriti” e restituiti a Belfast. Otto anni prima lo stesso esperimento lo aveva fatto uno youtuber, Mark Rober che, essendo americano, l’aveva eseguito su scala molto più vasta. Piccato perché il suo portafoglio smarrito non era stato restituito, ha voluto misurare il livello di onestà dei suoi compatrioti. Chi conosce l’inglese apprezzerà l’ironia che a controllare l’onestà sia uno che di cognome fa “ladro” – robber appunto. Coincidenze a parte, anche Mark ha disseminato sempre 10 portafogli, però in venti località del Nord America, 18 negli USA e due in Canada (Edmonton e Winnipeg). La maggioranza erano le solite grandi metropoli, ma inclusi c’erano anche quattro centri che non arrivavano ai mille abitanti (di cui uno chiamato Parma). Pur non essendo uno studioso, ha cercato di condurre la sua prova con rigore e, tra i suoi obiettivi, voleva verificare se l’essere credenti incidesse sull’onestà delle persone. Spoiler alert, la religione ha contato poco nella scelta morale di restituire i portafogli, che in genere avveniva “perché era la cosa giusta da fare”.

Il contenuto dei portafogli era identico in tutti e 200 gli esemplari: sei dollari americani, 200 dollari filippini (non si sa perché, ma equivalgono ad altri sei dollari USA), un documento (falso) insieme al numero da chiamare “in caso di ritrovamento” e, per dare un valore sentimentale al tutto, la foto di un cagnolino e quella di un’ecografia prenatale. Per far partire l’esperimento in tutte le città nello stesso momento, ha reclutato una schiera di collaboratori a cui aveva dato anche il compito di filmare il ritrovamento (quando possibile). I dati che ha raccolto sono molto interessanti. Innanzitutto, con i due terzi dei portafogli riavuti indietro (di cui il 96 p.c. ancora contenenti il denaro), è emerso che il livello di onestà delle persone sia molto più alto di quanto avesse presunto all’inizio. Forse ancora contrariato per la sua perdita personale, le sue aspettative al lancio dell’esperimento si limitavano a un modesto 20 p.c. di restituzioni.

Un’altra sorpresa è stato appurare che neanche il reddito di coloro che hanno restituito il bene abbia avuto una portata determinante. Siccome nelle grandi città i portafogli sono stati “persi” in numero uguale tra zone benestanti e zone svantaggiate, le restituzioni sono avvenute esattamente in egual misura. Anzi, tra i “restitutori” ci sono stati un barbone, un mendicante e due residenti di alloggi protetti.

Alla fine la classifica delle città virtuose ha visto in fondo Detroit con solo 3 portafogli restituiti e New York con 4. A pari merito con 5 Seattle, Los Angeles, Miami, Dallas e Edmonton; con 6 due piccoli centri Huntsville e New London, con 7 San Francisco, Winnipeg e Washington; 8 per Parma e Las Vegas; con 9 Nashua, Hill City e Portland e in cima alla classifica con tutti e 10 i portafogli restituiti Chicago e Salt Lake City. Manca la ventesima località dell’esperimento, Disneyland che si è rivelata una scelta infelice in quanto è un non-luogo. Dopo aver ricevuto quattro telefonate da vari visitatori, Mark ne ha ricevute due dalle guardie di sicurezza confuse dal fatto che i portafogli erano identici. A questo punto Mark ha dovuto rivelare l’esperimento in atto, però le guardie si sono rifiutate di stare al gioco, annunciando che non l’avrebbero più contattato perché “odiavano la scienza”. Quindi i dati di Disneyland non sono stati presi in considerazione.

Sorprende però la posizione a metà classifica dei canadesi, notoriamente molto più virtuosi e cortesi dei vicini, ma Mark lo ha addotto al fatto che chi ha trovato i portafogli ha magari pensato che fosse più complicato restituirli da oltreconfine. Siccome ho avuto a che fare con i canadesi, posso confermare non solo la loro innata cortesia, ma anche un atteggiamento positivo che a volte rasenta l’ingenuità. Riporto un episodio accaduto in tempi non sospetti (pre – undici settembre).

Durante un tragitto in metropolitana a Toronto, la ragazza che mi sedeva accanto era scesa dimenticandosi la borsetta sul sedile. Sbirciando superficialmente si vedevano bene portafoglio, chiavi e altri effetti personali. Mentre stavo vagliando su cosa fare, vedo passare un controllore, lo fermo e con molto sollievo gli consegno la borsetta spiegandogli la situazione. La sua risposta però mi ha lasciata interdetta e confusa. Dopo essersi informato su dove dovessi scendere, mi fa “a quella fermata su per le scale a destra c’è un chiosco per gli oggetti smarriti. Vada lì e la consegni all’addetto”. Al che mi rimette la borsetta in mano, si volta e se ne va.

Mi è venuto spontaneo pensare “Davvero?” lei, addetto alla sicurezza sul treno, consegna ad una sconosciuta italiana gli effetti personali di un’altra sconosciuta con la vaga raccomandazione di seguire le sue istruzioni. Ma ha mai sentito parlare del livello di onestà degli italiani? E il malloppo glielo mette addirittura in mano! Really?” Fatto sta che ho seguito le istruzioni, ho trovato il gabbiotto e presentato la borsetta. Domanda immediata dell’impiegato “Perché non ha consegnato la borsa al controllore?” “Ci ho provato, ma lui mi ha detto di venire da lei”. “Già, scommetto che non voleva perder tempo a fare il verbale”. Ragazzi, mettetevi d’accordo, ‘sta borsetta mi sta già facendo perdere un sacco di tempo.

Intanto che compilava il modulo, per fare conversazione mi chiede se fossi in città per turismo; gli rispondo che ero in visita a parenti; ma quando alla fatidica domanda “Di dov’è” ho risposto “Italiana” sono scoppiati i fuochi d’artificio. Non credo che abbia urlato “Paisà!”, ma il sentimento era quello. Tutto emozionato mi ha fatto promettere che sarei tornata e avremmo preso un caffè insieme perché “avrebbe avuto tanto piacere di parlare con una connazionale”. E così fu. Morale: quella borsetta ha richiesto molto più del mio tempo prima di esser definitivamente restituita.

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