Il monito degli Stati Uniti all’Unione europea

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Il monito degli Stati Uniti all’Unione europea

Il Primo maggio i sottosegretari di Stato statunitensi, Ellen Lordi e Andrea Thompson hanno inviato all’Alto rappresentante europeo per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, una lettera nella quale hanno avvertito che i piani dell’Unione per la creazione di un esercito indipendente potrebbero portare al collasso della NATO (El Pais). I due esponenti statunitensi, come rileva Defence News, chiedono l’accesso illimitato delle ditte USA nel campo della difesa a tutti i progetti del fondo UE per la difesa (PESCO), come pure la possibilità di Washington di decidere in piena autonomia dove produrre qualsivoglia equipaggiamento militare sviluppato sotto l’egida dell’Unione europea. Sotto i riflettori è il Fondo europeo per la difesa (PESCO) che attualmente dispone di 14 miliardi di dollari. I funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato hanno fatto capire all’UE di essere profondamente preoccupati per i piani con cui si punta potenzialmente a escludere le ditte statunitensi nel campo della difesa dai concorsi per le nuove importanti forniture di armi, il che dimostra che gli USA potrebbero rispondere ricorrendo a contromisure. Con simili piani, ritengono infatti i funzionari di Washington, si crea un’inutile concorrenza tra l’UE e la NATO.
Il problema principale, come si evince dal contenuto della lettera, sta nel fatto che gli USA non digeriscono i criteri del Fondo europeo per la difesa che impongono alle imprese dell’UE di controllare la tecnologia che viene impiegata nei sistemi d’armamento europei. Inoltre, come si può dedurre dalla missiva, una parte dei problemi è collegata a vicende del recente passato, ovvero all’opposizione della Germania e della Francia all’invasione illegale statunitense dell’Iraq. La problematica si sta inasprendo in quanto il 13 maggio scorso gli Stati Uniti hanno emanato una legge tesa a imporre sanzioni alle ditte europee e russe impegnate nella costruzione dell’oleodotto Nord Stream 2 che unisce la Russia alla Germania. Questo significa che a finire nel mirino sono, ad esempio, la tedesca BASF, la britannico-olandese Royal Dutch Shell e la francese EGIE. L’ex Ambasciatore slovacco nella NATO e attuale direttore del Centro analitico “Carnegie Europe”, Romaš Valašek, ha dichiarato di recente che anche dopo quindici anni l’Occidente continua a rapportarsi nei confronti degli abitanti dell’Europa centrale e orientale come a dei cittadini di serie B.
Washington inoltre minaccia la Germania e la Gran Bretagna di sospendere la cooperazione nel campo dell’intelligence a causa della collaborazione di Berlino e Londra con la multinazionale cinese “Huawei Technologies Co.”, che produce attrezzature elettroniche. La possibilità che si giunga a una rottura dell’alleanza tra USA e Europa emerge anche da uno studio pubblicato di recente dall’Istituto internazionale per gli studi strategici di Londra.
Per il momento è difficile prevedere l’esito del conflitto tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. Però una cosa è certa: il modo con il quale l’amministrazione Trump si è comportata nei confronti dell’Iran, con la decisione unilaterale di ritirarsi dall’accordo nucleare del 2015, mettendo così in forse gli affari concordati con Teheran da numerose ditte europee, sicuramente non contribuirà al rafforzamento della fiducia tra USA e UE. È chiaro che la lettera di cui sopra ha colpito gli europei, anche perché il mercato della difesa degli Stati Uniti è tre o quattro volte maggiore di quello dell’UE, le importazioni dall’Europa sono marginali per gli USA, mentre le esportazioni statunitensi sono notevoli. L’Alto rappresentante europeo per la politica estera e la sicurezza, Federica Mogherini, ha dichiarato di recente che i progetti PESCO devono essere un mezzo per rafforzare i legami transatlantici. Però un altro forum internazionale, ossia la “Belt and Road Initiative”, al quale hanno partecipato i leader di 37 Paesi, si è concluso con il grande trionfo della Cina. Il forum sulla Via della Seta ha dimostrato chiaramente che il “centro del mondo” di sta gradualmente spostamento verso Est. E questo indubbiamente influirà in maniera notevole sui futuri rapporti fra gli Stati Uniti e l’Unione europea.

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