IL CALAMO Quegli acefali incapaci di tenere la testa sulle spalle

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IL CALAMO Quegli acefali incapaci di tenere la testa sulle spalle

L’acefalo è una figura mitologica mostruosa, presente in pressoché tutte le civiltà. Nel I sec. Plinio il Vecchio (Naturalis historia) li identificava coi Blemmi, una popolazione nomade stanziata tra Nubia, Etiopia e il sud dell’Egitto, caratterizzata per il fatto di avere gli occhi e la bocca sul ventre o sul torace. Possibile che, dando del filo da torcere alle truppe romane sul fronte sud-orientale, la demonizzazione del nemico fosse strumento di propaganda politica. Ammiano Marcellino, sul finire del IV sec. (Storie), precisa che gli Etiopi sconfitti usassero tenere la testa abbassata per la vergogna, dal che sarebbe nata la credenza che i Blemmi, loro antenati, fossero privi di testa. Il mito fu ripreso da Procopio di Cesarea, storico bizantino del VI sec. (De bello Persico) e persino dai canoni buddisti (Vinaya Pitaka e Sutta Pitaka) nel Medioevo. Verso Ovest l’acefalo conobbe gran fortuna nell’Europa centro-settentrionale, dov’era considerato un demone maligno, un cavaliere nero (dullahan) che, vagando nella notte senza testa, preannunciava morte e disgrazie a chi lo incontrasse. Dalla mitologia celtica l’acefalo passò a quella germanica (Svarfdoela Saga in Islanda, le Deutsche Sagen dei fratelli Grimm) per emigrare oltreoceano con la Guerra di indipendenza americana, nelle vesti di un artigliere dell’Assia decapitato da una palla di cannone, che a Halloween s’aggira inquieto per i contadi (Sleepy Hollow). In Cina lo Hsing-t’ien è invece condannato a saltare e ballare per le campagne, dacché fu decapitato dall’Imperatore Giallo per averlo sfidato. In sostanza, gli acefali sono dei dannati privi di potere proprio, che dalle tenebre agiscono “di pancia” non avendo più una testa, simbolo di intelletto, comando e personalità. Curioso che, nelle istituzioni in cui oggi la testa si è fatta fantasma, nel senso che, sul collo del corpo su cui si erge, ci sta ormai solo per rappresentanza, difettino tutte e 3 le cose. Non si può abbattere la struttura gerarchica a priori per sostituirla con una rizomatica e globale: ci sono strutture che, per natura, non possono essere concepite altrimenti, pena il collasso generalizzato non solo delle sue parti, ma dell’intera società (corpo) che governano. Ecco allora che ci ritroviamo alle prese con un’evoluzione mostruosa dagli esiti nefandi. L’assenza di un leader, che presta solo pro forma l’ingombro della propria testa ad una lobby, permettendole di governare il corpo in sua vece, contrariamente alle previsioni di coloro che speravano di poter così allungare le proprie mani sui singoli e fare grandi passi sul mondo, genera confusione e ambiguità. Le lobby non riescono a governare il corpo, che si dimena, infatti, rischiando di cadere e sbattere la testa.
La moltitudine (perché la lobby è tale) non è per sua natura in grado di prendere decisioni, magari anche impopolari, ma solide, tempestive o efficaci, tanto più che, essendo motivata in primis da ragioni economiche o politiche, è pure priva di qualsivoglia etica. La responsabilità è gran fardello per il singolo, mentre il profitto, si sa, si spalma meglio sul plateau di una collettività esclusiva. Perché esporsi alle tempeste, dalla vetta ruvida e solitaria della cima, se si può godere in gruppo (anzi, tra amici) di una bella sciata a 4000 mt d’altitudine? Conte c’è: non è un leader, ma un premier che cerca di mediare posizioni divergenti tra parti inconciliabili. Nulla di strano se, allora, le regioni diventano “auto-cefale” e se il “parlamento” che pretende di governare il corpo, alla “disubbidienza” di quest’ultimo manifesti maligni malori “di pancia” vedendo che i governatori, ciascuno leader del proprio territorio, ci tengono invece a mantenere la testa sulle spalle. Anche il Papa c’è (Francesco): non è un leader, ma un politico che cerca di mediare valori non negoziabili tra due fronti inconciliabili, rischiando di inimicarsi entrambi per l’incapacità di assumere una linea chiara (cosa che invece, da leader, dovrebbe fare). Che “non abbia avvertito la spinta dello Spirito Santo” a supporto di quel riformismo voluto dai progressisti (il ricco episcopato tedesco e il numeroso episcopato brasiliano), ma temuto dai conservatori (ruiniani e gran parte dei fedeli), più che essere una percezione spirituale deve essere stato un timore personale. Tant’è che a pagare il prezzo delle interferenze di chi, una testa invece intende mantenerla sul collo (Ratzinger), è stato mons. Gaenswein, congedato per evitare contatti troppo ravvicinati nelle zone alte del corpo, con morfologie articolate di altra specie (non acefale). Anche il neo-eletto presidente della Croazia c’è: che per il suo mandato contempli, proprio lui, la riduzione dei poteri della carica presidenziale (i cittadini non eleggeranno più il proprio leader?) in favore di un’educazione indipendente (l’introduzione delle università “libere” finanziate dal network di Soros?), della magistratura (reduce di ingerenze già in Italia e in UE) e dei media (umorali e infodemici), è solo un dichiarazione en vogue o sono le rivelazioni di un altro acefalo?

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