IL CALAMO Che cos’è il «muscolarismo»

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IL CALAMO Che cos’è il «muscolarismo»

Sul sito ufficiale dell’Enciclopedia Treccani, nella sezione dedicata alla Lingua italiana all’interno del menu Magazine, c’è una pagina in cui vengono riportati i “neologismi del mese”. Tra questi, nell’archivio, figura anche “muscolarismo”, termine apparso per la prima volta in un articolo de La Stampa nel maggio del 2005. La Treccani non dà ulteriori chiarimenti né fornisce l’etimologia della parola, salvo offrirne una breve lettura contestuale, la frase in cui è comparsa, e con la quale il lettore, abbandonato alla propria intuizione, viene indotto a comprenderne il significato in autonomia. Wiktionary soccorre gli anglofoni spiegando che la parola è composta da “muscolare+ismo” e che si tratta di un’esibizione di forza, o, per esteso, di un’ostentazione di energia, forza o aggressività. Gli ingredienti ci sono tutti: è la parola dell’estate 2020. Della serie “vince il più forte”, segno che, dopo secoli di storia, civilizzazione e progresso, non solo siamo tornati ai rapporti tribali più beceri, ma abbiamo cancellato anche ogni più flebile traccia della nostra memoria evolutiva. Quella che dovrebbe proiettarci nel futuro, sospingendoci in avanti, non indietro nella qualità della vita civile. In questo regresso generale, è chi sgomita a pigliarsi tutto. Gli spazi civili dedicati all’educazione, al reciproco rispetto o all’osservazione delle leggi si stanno via via assottigliando in questa spirale che, anziché subire una sana battuta d’arresto, aumenta di giri ogni giorno che passa. Il punto è che hanno spodestato il ferrotranviere e manomesso il freno a mano. Se dai passeggeri non salta fuori un eroe, un misto tra Zorro e Batman che corra sul tetto del treno saltando di vagone in vagone e s’imbuchi in sala macchine poco prima dell’ingresso in galleria, siamo spacciati. Deraglieremo. Mai come in questo luglio 2020 si sono registrati in Italia così tanti casi di abusi, aggressioni, scippi, rapine e violenze sessuali perpetrati da balordi, spesso minorenni, e immigrati irregolari a danno dei cittadini. A Catania un turista viene preso a bottigliate per non aver “ceduto” portafogli e cellulare; a Castellamare di Stabia, nel Napoletano, un carabiniere in borghese viene pestato a sangue mentre tenta di sedare una rissa; a Modena, come già a Firenze e a Roma, gli immigrati si lavano nudi in pieno giorno presso fontanelle o dentro alle fontane delle piazze; a Milano si contano 7 aggressioni in soli 12 giorni: gang di giovani nordafricani armate di bastoni, coltelli e bottiglie che agiscono dalla periferia puntando al centro, in cerca di orologi, contanti e smartphones. A Vicenza, cavalcando un abnorme sensazionalismo condito di pseudovittimismo, nel tentativo di raccordarsi alle vicende dei black lives matters, i malviventi reclamano solidarietà deformanti via social (“ragazzi aiutatemi a condividere questo atto di razzismo”), accusando gli agenti di presunte violenze laddove l’infrazione alla legge (v. art. 651) è di chi si rifiuta di esibire i documenti quando richiesti dalle forze dell’ordine, ponendo pure resistenza a pubblico ufficiale. Ma il caso più esilarante è quello del gruppetto di irregolari che, percependo il bonus solidarietà, ha pensato bene di sfruttarlo per perpetrare furti in riviera (Alassio). Tanto “il giudice non mi farà nulla e io sarò fuori ad aspettarvi”, come ha gridato a Roma un 36nne africano agli agenti, aggiungendo “M… ti ammazzo con le mie mani, ti faccio fuori”. È vero, il giudice non gli farà nulla – di come sia ridotta la magistratura del resto, scandali alla mano, si è già scritto in abbondanza altrove. E mentre l’anno scorso, nella prima metà dell’anno, gli sbarchi erano 3.508, nel 2020 sono stati ben 11.000, con il centro di prima accoglienza a Lampedusa costretto a contenere quasi 900 unità, benché previsto per sole 95. Chi dovrebbe mostrare i muscoli, nella tutela dell’ordine e della sicurezza dei cittadini, cioè Stato e istituzioni, non lo fa. Ma non lo fa nemmeno la Chiesa sul piano spirituale, dato che invita di continuo all’accoglienza fraterna scordandosi che, sin dai tempi di Abramo, anche il viaggiatore ha dei doveri nei confronti di chi lo ospita nella propria tenda. Primo fra tutti, il rispetto degli altrui beni e delle sue leggi. Caso di degrado analogo in Grecia, dove una flotta di navi della Marina militare turca ha invaso il territorio greco adducendo la necessità di farvi delle “esplorazioni a scopo energetico” fino al 23 agosto. Il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha intimato ai turchi di andarsene entro il 12 agosto, ma non è servito a nulla. Stanno ancora là. Come la pachidermica UE che, allertata dalla Grecia circa un possibile conflitto, ha indetto a Berlino un incontro fra i ministri degli Esteri dei Paesi membri, ma il 27 e 28 agosto. Fino ad allora, i turchi avranno finito con comodo i loro “rilievi” e su in Belgio manderanno una bella cartolina – saluti e baci. Erdogan sfrutta tutto il muscolarismo che gli è concesso utilizzare, mentre le parole di Dendias, “la Grecia difenderà la sua sovranità”, non restano che al vento. E c’è qualcuno che se la ride, lassù tra Bruxelles e New York, sapendo che niente ha incrinato meglio i sovranisti (da Johnson a Trump, da Bolsonaro a Salvini) di virus e migranti. Perché la natura aiuta, piace far credere alle masse, ma l’uomo può aiutare la natura ad aiutarlo. Chi se la ride dovrebbe rileggersi la storia, o almeno guardarsi qualche buon film dedicato. C’è sempre almeno un condottiero di valore, in giro, che pur essendo in clamorosa minoranza numerica sarà capace di opporsi al nemico, come gli spartani fecero coi persiani alle Termopili. Il re di Sparta si sacrificò per la “sovranità” della sua gente. Leonida morì in battaglia, ma l’impero di Serse, di lì a poco, perse la Grecia e con essa tutta l’Europa.

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