Nel frattempo, sono stato all’Interuniversity Center Dubrovnik dove ho partecipato a un workshop per una settimana. Tralascio i contenuti del convegno per non ripetere cose già dette e rammarichi già espressi. Quindi, sorvolo sulla parte radical del viaggio e passo alla parte chic. Ho trovato Ragusa (Dubrovnik) in una condizione di forma smagliante. La città è pulita, le persone impegnate nel servizio alberghiero generalmente gentili e generose. Proprio il contrario delle cialtronate nel settore turistico delle quali leggiamo spesso. I prezzi sono generalmente relativamente alti, ma non follemente alti se comparati al resto che si trova in Croazia (e la città ormai è una destinazione top a livello mondiale). In una location eccellente con vista sul porticciolo e le mura, i cocktail costano quanto in un locale nel centro di Fiume, ed è così per il gelato che prendevamo nella via centrale (per riprendere un tema cult in Croazia d’estate). Di norma, quando mia moglie ed io ripetevamo la serata in un locale visitato prima, venivamo riconosciuti e ci veniva offerta in omaggio almeno una parte della consumazione. Ovviamente, nella scelta dei locali dove si mangia, ci vuole un po’ di attenzione, evitando soprattutto quelli nella parte più rigorosamente centrale. Qui si rischia di pagare molto godendo poco. In una pizzeria ho visto i prezzi che variano attorno ai venti euro. Guardando rapidamente le pizze ai tavoli, era comprensibile a prima vista che con l’impasto non ci siamo proprio (e, infatti, non ci siamo fermati nel locale). Ma è così in tutte le destinazioni top.
La vita notturna è spassosissima ed ho dovuto investire una certa energia e motivazione per poterne usufruire con mia moglie e essere concentrato il giorno dopo al workshop. Come dice un mio collega inglese parlando del comportamento appropriato ai convegni, se sei un(a) leone(ssa) durante la notte, devi essere un(a) leone(ssa) anche di giorno.
Il clima culturale e sociale è internazionale e si possono incontrare persone molto interessanti che vengono da terre diverse. Tra gli episodi più simpatici, ricordo l’incontro con due ragazze ecuadoriane. Si sono presentate rivelando che hanno riconosciuto il mio cappello (regalo di compleanno di mia moglie) che, dicono, è stato prodotto nell’azienda fondata in Ecuador dal loro nonno e hanno proposto delle foto assieme.
Nel corso del viaggio ho pensato anche a quella che è o potrebbe essere la nostra città. Non vedo perché la pulizia delle vie non potrebbe essere comparabile. Così come non mi è facile comprendere perché non si potrebbe puntare su un’industria del divertimento con contenuti e espressioni di carattere europeo internazionale. È chiaro, la musica è internazionale e di valore internazionale nei posti dove c’è un’ampia clientela internazionale. In alcune sedi, ciò avviene per inerzia. In altre, l’inerzia è pigra. Nelle seconde è richiesta una pianificazione e un’idea strategica. Cosa che non riesco a vedere nelle ultime estati fiumane dove si nota un certo progresso, ma si registrano pure cali di qualità e cultura urbana imbarazzanti.
Ho pensato alle potenzialità di Fiume anche nel viaggio precedente, a Vienna. Inusualmente per me, questa volta ci siamo mossi con motivazioni puramente turistiche grazie a un’amica che ci ha ospitati. Ovviamente, Fiume è incomparabile con la capitale austriaca, una delle città più stupendamente stupende (me lo concedete?) tra quelle che ho visto. Ma la nostra città potrebbe ricostruire la propria identità trovandone ispirazione. Certo, non con buffe carnevalate da operetta che tentano di far rivivere l’imperatrice Sissi (a meno che non abbia un senso organizzare un autentico festival dell’operetta). Ma si potrebbe trovare un’ispirazione culturale e spirituale emulando lo spirito viennese attuale, internazionale e rivolto al futuro, e valorizzando l’architettura esistente, così come l’arte tradizionale e quella innovativa, la gentilezza e il garbo.
E poi c’è la questione mercato. A Vienna, ad esempio, il Naschmarkt vive da mattina a sera tarda abbinando ai locali dove si trova cucina internazionale di buona qualità a prezzi ragionevoli le bancarelle dove si possono acquistare cose varie (peraltro, anche l’offerta del pesce mi è sembrata interessante).
*Professore ordinario di Filosofia politica
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.