Durante i recenti Giochi Olimpici sono state sollevate numerose questioni etiche. Proverò a dire qualcosa a riguardo della partecipazione delle pugili intersessuali Imane Khelif e Lin Yu-Ting. Soprattutto della prima si è parlato intensamente, anche a seguito della resa della pugile italiana Angela Carini dopo pochi secondi dall’inizio dell’incontro e alle reazioni immediate nella parte a destra dello spettro politico. Parlerò del tema assumendolo quale ulteriore esempio di come non si devono svolgere i dibattiti pubblici.
Ancora una volta c’è stata molta confusione e ci sono state molte affermazioni non corroborate da fatti. Si è partiti immediatamente male definendo le due pugili transessuali. Assolutamente sbagliato. Una persona transessuale non si identifica con le caratteristiche fisiologiche (struttura cromosomica e organi genitali) ricevute alla nascita. Le due pugili, invece, sono intersessuali. Si tratta di un concetto ampio che denota variazioni nella presenza e nella combinazione di vari tratti usualmente caratteristici di maschi e femmine. Come si può verificare anche nel sito dell’Istituto Superiore di Sanità, “(q)ueste variazioni possono riguardare i cromosomi sessuali, gli ormoni sessuali, i genitali esterni o le componenti interne dell’apparato riproduttivo”.
Il conflitto sociale e morale pubblico riguarda soprattutto la liceità della transessualità. Negandola, si mettono in rilievo alcuni argomenti morali e presunte conseguenze sociali nocive. Una conseguenza difficilmente gestibile riguarda l’equità nelle competizioni sportive. Ma nell’affrontare il tema ci vuole più serietà di quella esibita dibattendo la partecipazione delle due pugili intersessuali. Da un lato è vero che la competizione sportiva deve essere equa, evitando vantaggi non dovuti a una delle parti nella contesa. Il motivo etico fondamentale riguarda la giustizia. Il caso più chiaro è quello dei favori arbitrali. Un altro non disputabile concerne il doping. Ma c’è anche una ragione legata all’interesse della contesa. Nessuno si diverte a partecipare o a guardare una gara dove la differenza è eccessiva e il risultato è noto in anticipo. Per questo motivo, esistono diverse categorie nelle competizioni. Ad esempio, tra età diverse. In effetti, se sedicenni gareggiassero contro diciottenni, il divario, generalmente, sarebbe eccessivo e il risultato scontato. Lo stesso si può dire, in molti sport, per femmine e maschi.
Ma attenzione. Le divisioni sono generalizzate e i criteri imprecisi. Possiamo avere una sedicenne che ha avuto uno sviluppo precoce e, quindi, è avvantaggiata rispetto alle contendenti nella stessa categoria. Dovrebbe competere, quindi, in una categoria superiore? Non lo richiede nessuno. Per quanto sia in grado di valutare (ma procedo con cautela), i casi di Imane Khelif e Lin Yu-Ting sono inseriti in questo spazio di variazioni che non possiamo definire con classificazioni e divisioni precise. Inoltre, i vantaggi iniziali tra sportivi rivali sono evidenti molto spesso. Dipendono anche dalle loro caratteristiche naturali. Parlando di pugilato, i meno giovani ricorderanno Teofilo Stevenson, vincitore di tre medaglie d’oro olimpiche che, da laico, giudicherei dotato di una superiorità nei confronti degli avversari maggiore rispetto a quella esibita dalle due pugili.
Almeno nel caso dell’algerina (che, come molte altre persone, ho seguito di più, rispetto all’altro caso) i vantaggi non sono palesi come sostenuto nella polemica politica. Informandomi sulla sua carriera, ho letto che ha perso, più o meno, ogni quarto incontro. Nel corso dei Giochi Olimpici, oltre a Carini, tutte le altre avversarie hanno concluso regolarmente l’incontro ai punti e nessuna si è fatta particolarmente male (al di là di quanto può avvenire normalmente negli incontri di pugilato). Non si tratta, quindi, di una supereroina della Marvel o Wonderwoman e indicarla come un pericolo per le avversarie rivela imprudenza nelle affermazioni, pregiudizi, o cattive intenzioni.
In breve, abbiamo visto ancora una volta che ci vuole molta attenzione quando si affrontano i dibattiti in un mondo dove lo scontro politico abbraccia tutte le dimensioni della vita ed è spesso fondato sulla disinformazione e i pregiudizi. E le nuove tecnologie amplificano i rischi.
*Professore ordinario di Filosofia politica
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.