ETICA E SOCIETÀ Terrore a scuola. Disturbi mentali, no a stigmatizzazioni indiscriminate

0
ETICA E SOCIETÀ Terrore a scuola. Disturbi mentali, no a stigmatizzazioni indiscriminate
Un orsacchiotto e decine di lumini in ricordo della tragedia nella scuola elementare Prečko di Zagabria. Foto: Sime Zelic/PIXSELL

Siamo tutte e tutti sconvolti dall’atto di violenza in una scuola pubblica di Zagabria dove un bambino è stato ucciso e altri sono stati feriti in modo grave, assieme a un’insegnante che ha tentato di fermare l’aggressore. Questo è una persona con disturbi mentali gravi, un diciannovenne. Successivamente, la madre del giovane aggressore si è espressa dicendo che con disperazione supplicava le istituzioni psichiatriche di non concedergli la libertà. Vari commenti sono apparsi in misura enorme sui media tradizionali e sui social. Una persona, ad esempio, ha riportato il pensiero di un’appartenente alla Gen Z che ha detto che la causa di atti di violenza simili va ricercata negli squilibri socioeconomici, dove lo 0,8% della popolazione detiene il 98% dei beni. Trovo molto positivo che le persone giovani abbiano una sensibilità nei confronti delle esagerate differenze economiche. Eppure, credo che questa volta la causa sia da ricercare altrove.

Credo che sia approssimativa anche la, emotivamente comprensibile, reazione di quei genitori e genitrici presenti sui social che criticano le carenze strutturali del nostro Stato che non garantirebbe le condizioni di sicurezza nelle scuole. In molti accusano la concessione di ingressi liberi in queste istituzioni. Ad esempio, si ricordano con nostalgia i tempi quando all’ingresso delle scuole c’erano alunni e alunne che richiedevano i documenti e verificavano chi entrava. Non vedo che questa possa essere una protezione. Il diciannovenne che ha commesso l’aggressione avrebbe potuto esibire i documenti, entrare e fare quello che ha fatto. E comunque un allievo o anche un bidello probabilmente non l’avrebbero potuto fermare.

Si richiedono controlli del tipo di quelli che conosciamo agli aeroporti. Ma questa soluzione è praticabile? E vogliamo che l’ingresso nelle scuole sia veramente strutturato in questo modo? Il mio sospetto è che tra un paio di anni scolastici ci sarebbe una ribellione generale da parte di allievi e allieve e genitori e genitrici.

Penso che una soluzione positiva sia rappresentata dalla presenza del servizio di sicurezza all’interno delle scuole. Non si avrebbe una tutela assoluta, ma sicuramente maggiore rispetto alle condizioni nelle quali il problema è lasciato all’improvvisazione di bidelli o bidelle, o a insegnanti (che, peraltro, come avvenuto nella scuola zagabrese, rischiano di essere sopraffatti sottoponendo se stessi o se stesse a pericoli).

Direi che nel caso specifico il problema acuto è rappresentato da una definizione precisa delle cure e attenzioni psichiatriche. Forse, più a base, dalla definizione di psichiatria e dal rapporto nei confronti delle persone con disturbi mentali. La sicurezza pubblica è un tema molto importante e comprendo che, giustamente, in questo momento la sensibilità corrispondente è molto elevata. Va considerato, però, che anche le persone con disturbi mentali sono esseri umani, con diritti umani e con il diritto di essere integrati nella società nella misura possibile e senza discriminazione. Per lunghissimi periodi della storia sono state discriminate, isolate, marginalizzate. La stigmatizzazione e i pregiudizi nei loro confronti sono ancora a livelli molto elevati.

Non sto dicendo che le persone pericolose devono essere lasciate in libertà in quanto giustificate dai disturbi mentali. Voglio dire che queste vanno valutate in quanto pericolose e la loro libertà deve essere limitata quando questa condizione è accertata. La regola è uguale a quella valida per le persone che non hanno disturbi mentali, anche se le reazioni sociali e penali sono diverse. Mi oppongo, invece, alla stigmatizzazione indiscriminata. Si tratta di un rischio sempre latente. Purtroppo, fatti come questo, ma anche varie serie televisive, la supportano. In realtà, dice la scienza, gli atti violenti non sono commessi più frequentemente da persone con disturbi mentali, rispetto alle altre.

In conclusione, per prevenire tragedie che replichino quella di Zagabria, nelle scuole o altrove, la priorità è costituita da investimenti adeguati nella salute pubblica (nel caso specifico quella psichiatrica). Ma anche nell’istruzione pubblica, perché abbiamo bisogno di personale medico bene istruito (ma anche di persone impegnate in campi come la filosofia, la sociologia, ecc. che possono analizzare i temi che riguardano la salute pubblica in una forma più ampia).

*Professore ordinario di Filosofia Politica

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display