ETICA E SOCIETÀ Il disagio sociale orienta gli elettori

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ETICA E SOCIETÀ Il disagio sociale orienta gli elettori

Nei dibattiti politici come quello tra la vicepresidente degli USA, Kamala Harris, e il suo rivale, l’ex presidente successivamente sconfitto, Donald Trump, mi impressiona come i contenuti siano divenuti secondari. Nelle ore e nei giorni successivi all’incontro i commenti hanno rivolto molto più interesse all’impressione mediatica che il candidato e la candidata hanno creato, piuttosto che a quanto hanno detto. Direi che le sensazioni positive favoriscano la candidata democratica. Ma, per ora, non sembra che la disputa abbia spostato molti voti. Pare che non l’abbia fatto neppure il sostegno della diva musicale mondiale del momento, Taylor Swift, a Harris.

Nelle analisi del confronto si è commentato il numero di notizie false espresse. Anche se l’attuale vicepresidente non ne è rimasta immune, le più appariscenti e comiche sono state esposte dall’ex presidente. Ma sembra che l’essere smascherato nel promuovere fake news non sia un elemento che indirizza gli elettori e provoca una perdita di voti. Stranissimo, perché, per quanto ne sappia, non esiste componente sociale che non condanni le persone che mentono. Eppure, sembra che ci si sia rassegnati a concedere alle persone impegnate in politica la facoltà di non essere sincere.

Un tema che si è presentato in modo esplicito in questa campagna elettorale concerne l’età, ovvero, l’anzianità. Il tema è stato vivo soprattutto fino al ritiro dell’attuale presidente, Joe Biden, ma ormai è un oggetto d’interesse di chi studia i fenomeni sociali. La settimana prima del confronto Harris-Trump sono stato a Manchester per la partecipazione a un convegno. Una delle invitate (giustamente) più famose, Elizabeth Barnes, ha parlato del caso del presidente Biden, mettendo in rilievo il declino che si presenta quando la persona avanza nell’anzianità (anche se in modo diverso e con ritmi diversi per persone diverse, come è importante sottolineare per evitare discriminazioni basate sull’età). Al contrario di quanto avveniva prima del ritiro di Biden, ora il fattore età dovrebbe giocare a favore di Harris, ma non sembra che si stia rivelando decisivo (anche se l’ingresso in campo di questa candidata ha spostato parecchie preferenze elettorali, rispetto alla tendenza precedente molto preoccupante per i democratici).

Ma se le preferenze elettorali non sono indirizzate dai contenuti espressi dai candidati, dall’impressione personale che i rivali riescono a trasmettere, dalle loro virtù morali come quella di non mentire, dal sostegno dei personaggi pubblici molto amati e seguiti, che cosa determina le sorti politiche? Visto da lontano, un’ipotesi potrebbe essere quella ideologica. Cioè, gli elettori sarebbero, in ampia misura, orientati da scelte come quelle che riguardano la religiosità o laicità delle leggi statali, le libertà sessuali, l’aborto, il multiculturalismo… Ma un’ipotesi alternativa, sulla quale sono pronto a scommettere, è basata sulla situazione disagiata di molte persone. L’impiego insicuro e mal pagato in rapporto ai costi, l’abitazione troppo cara, i diritti sociali compromessi. A molti, tra questi cittadini, sembra che nessuno nella classe politica tradizionale si occupi di loro. In questa situazione non c’è ragione per essere sorpresi se molte preferenze sono rivolte alla destra populista, precedentemente ai margini della scena politica. In realtà, potrebbero essere rivolte anche alle sinistre populiste, ma sembra che queste si siano esaurite. In alcuni frangenti e con alcune scelte riguardanti i temi e il modo di esprimersi, la sensazione è che una loro componente abbia una forma mentale elitista, piuttosto che egalitaria. E qui i populisti di destra, tra i quali Trump, stanno trovando un ampio elettorato con la loro retorica diretta.

Alla fine, credo, la vittoria sarà decisa dalla capacità di Harris di comunicare con gli strati sociali disagiati, piuttosto che dalle Swifties mobilitate dalla cantante. Concludo con parole dedicate alla città che ho visitato recentemente, Manchester. Lo faccio con gratitudine. I suoi abitanti sono stati molto ospitali. Quando ho avuto difficoltà ad orientarmi c’è sempre stato qualcuno che ha offerto l’aiuto, anche proponendo di camminare assieme nella stessa direzione. I temi calcistici, poi, aiutano a trovare un linguaggio comune. E, poi, una vita notturna spumeggiante e un eccellente ristorante spagnolo. Assolutamente da visitare!

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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