ETICA E SOCIETÀ Arte e cultura. Evviva le differenze

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ETICA E SOCIETÀ Arte e cultura. Evviva le differenze

La scorsa settimana ho avuto l’occasione di essere a Milano, ospite dell’Università, per presentare un mio testo. Sono stati due giorni bellissimi, come sempre in questa città che più di ogni altra sento essere casa mia. I numerosi amici e amiche, le validissime colleghe e i validissimi colleghi con obiezioni e suggerimenti utili per far progredire i miei lavori, il ritmo della città, la gentilezza e l’ospitalità, le sue bellezze, i ristoranti, i locali, i teatri, le mostre…
Proprio di una di queste mostre scrivo oggi. Ho potuto vedere la mostra delle fotografie di Helmut Newton. Nato a Berlino, lascia la Germania per opposizione al nazismo, cambia cognome e si afferma quale fotografo in Australia, divenendo una celebrità mondiale. Oltre alla bellezza in sé delle fotografie, ho trovato interessante ammirare questa mostra poco dopo quella di Banksy a Trieste. Mi asterrò dal consiglio di andare a Milano per vedere Newton, come ho suggerito di raggiungere Trieste per vedere Banksy. Per chi abita dalle nostre parti il viaggio sarebbe molto più impegnativo. Ma se a qualcuno dei lettori o lettrici capita di essere a Milano, consiglio di trovare il tempo di andare a Palazzo Reale per vedere la mostra.
Sviluppo alcuni pensieri partendo dalla grandissima differenza tra Banksy e Newton. Il primo è una voce di protesta che parla a favore di un’uguaglianza sociale comprensiva. Peraltro, pure con un disprezzo verso il lusso anche non esagerato. Lo si vede in un’opera che ritrae dei rappresentanti di varie espressioni subculturali di protesta in coda per acquistare una maglietta con la scritta che dichiara morte al capitalismo, ma pronti a pagare un prezzo abbastanza impegnativo per la classe media. La denuncia di Banksy è rivolta all’ipocrisia delle proteste alla moda. Ma la sua opposizione è palese, soprattutto, nei confronti dell’élite sociale, vista, ad esempio, nei rappresentanti politici o nella monarchia britannica.
Newton (almeno com’è presentato nella mostra milanese), al contrario, costruisce la propria estetica sul lusso. Il suo obiettivo esalta l’estetica dell’alta moda che è uno dei simboli del lusso, le star cinematografiche come Catherine Denevue o Romy Schneider, o quelle della musica pop e rock, come David Bowie o Mick Jagger, grandi artisti come Andy Warhol (a sua volta, parte di una certa élite e non uno degli artisti scapigliati con opere che hanno ricevuto un successo anche finanziario soltanto postumo). Mentre Banksy è la voce dell’uguaglianza, Newton glorifica il lusso e la bellezza più sofisticata e difficilmente raggiungibile. Eppure, con la sua arte, anche Newton compie un atto rivolto all’uguaglianza. Con le sue fotografie, rende accessibile a tutti l’esperienza della bellezza accostabile di fatto soltanto per i più ricchi.
Colgo l’occasione per affermare l’importanza dell’arte, anche quando questa non sembra avere una conseguenza immediata per la nostra vita pratica. Parlo della possibilità di vivere intellettualmente, moralmente, esteticamente e spiritualmente dimensioni della vita che ci sarebbero inaccessibili, per limiti finanziari, di tempo, o di altro genere. L’arte, pertanto, è un valore che deve essere tutelato pubblicamente.
Vorrei sottolineare, partendo dalla differenza tra Banksy e Newton, un valore della cultura politica occidentale, quello di offrire uno spazio generalmente ospitale per le differenze. Siamo una cultura dove possono convivere abbastanza bene varie forme di diversità, come quella tra l’estetica e i sistemi di valori di Banksy e Newton. Ma anche varie convinzioni politiche e religiose, identità etniche, culturali e linguistiche, ma pure quelle sessuali. Non si tratta di conquiste definitive, ma tali da richiedere un impegno permanente, perché le tentazioni di orientarsi verso ordinamenti diversi è iterata.
Infine, un pensiero all’istruzione scolastica. L’arte e la cultura hanno manifestazioni diverse. Conviene inserire nei programmi anche (e forse, soprattutto) quelle che hanno un legame forte con la sensibilità attuale. L’estetica della moda è una di queste. Darle dignità a scuola sarebbe ragionevole, stimolante e giusto. Un pensiero specifico per le scuole e le istituzioni CNI. Nell’alta moda la cultura italiana è ai vertici mondiali. Perché non dedicarle più attenzione rafforzando, così, un ponte con i giovani e il mondo attuale?

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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