È la politica a tirare le fila

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È la politica a tirare le fila

Era scontato che la bocciatura del piano di ristrutturazione del Gruppo Uljanik proposto dal partner strategico, ossia dalla Brodosplit di Tomislav Debeljak, con il sostegno della Fincantieri, quale potenziale socio di minoranza, fosse una di quelle decisioni in grado di suscitare reazioni politiche contrastanti e dare libero sfogo alle passioni. Con una suddivisione territoriale delle stesse in linea con la stratificazione politica ed elettorale storica del Paese.
Tutto secondo copione, quindi. Da una parte gli analisti e gli opinion maker della Croazia continentale, nonché il premier Andrej Plenković affermano che i costi della ristrutturazione che ricadrebbero sulle spalle dei contribuenti sarebbero troppo elevati. Per giunta senza alcuna garanzia reale che la ristrutturazione si riveli sostenibile a lungo andare e che non si debba per l’ennesima volta procedere a un nuovo sanamento. Dall’altro lato in particolare in Istria il pollice verso al piano di rilancio viene interpretato come un attacco alle fondamenta economiche della Regione, dal sapore chiaramente politico. E magari elettorale. C’è chi rileva inoltre che qualche abile “regista” abbia finora sapientemente applicato la tattica del divide et impera tra Fiume e Pola ponendo 3. maj e Scoglio Olivi sotto lo stesso ombrello e diviso in tal modo ulteriormente anche il fronte della sinistra.
Dietrologie a parte la decisione del governo non significa ancora che si vada subito verso il fallimento dei cantieri dell’Alto Adriatico.Zagabria ancora una volta ha deciso di guadagnare tempo nella speranza di tirare fuori più in là dal cilindro qualche coniglio miracoloso. Siamo in un anno elettorale, è inevitabile che pure ciò spinga chi di dovere a procedere con la massima cautela. Continueremo pertanto ad assistere al rimpallo di responsabilità tra i vari partiti che detengono o hanno detenuto le leve del potere ai vari livelli e che in un modo o nell’altro hanno influito o avrebbero potuto influire sulle scelte da farsi nel campo della cantieristica. La magistratura, dal canto suo, come abbiamo visto, non se la sente di cavare il ragno dal buco per conto della politica o di fare le sue veci. Vuole concedere altro tempo alla stessa. Siamo in una situazione in cui il cane si morde la coda. Tutti sanno che così non si può più andare avanti. Ma nessuno ha avuto l’ardire finora di fare il primo passo. A parole tutti vorrebbero salvare la cantieristica, andare orgogliosi del fatto che in Istria e nel Quarnero si è capaci di costruire grandi navi, di perpetuare una gloriosa tradizione. Sotto sotto però tutti sono consapevoli che viviamo in un’epoca in cui il mercato globale detta le sue leggi e che tante altre industrie, una volta fiorenti, sono passate alla storia. Ma il mare è il destino di queste terre e della Croazia: ragion per cui in un modo o nell’altro anche la cantieristica vivrà. Magari rassegnandosi a qualche inevitabile cambiamento.

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