DIARIO DI UN DIPLOMATICO Riconoscimenti a pioggia (anche immeritati!)

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DIARIO DI UN DIPLOMATICO Riconoscimenti a pioggia (anche immeritati!)

Che i diplomatici siano una versione moderna dei cortigiani – vil razza dannata, come canta Rigoletto nell’omonima opera – è opinione comune, e purtroppo molti fatti ed episodi lo confermano. Non solo i privilegi diplomatici: ad esempio, un diplomatico non paga l’IVA – l’imposta sul valore aggiunto, e ciò vuol dire uno sconto del 25 per cento sul prezzo d’acquisto di ogni bene, riceve dei buoni benzina dal Paese ospite a metà prezzo, per non dire che con la targa diplomatica può parcheggiare anche nel centro di Roma. E se qualche vigile zelante gli lascia sotto il parabrezza l’avviso di multa, sarà l’Ambasciata del suo Paese che, porgendo distinti saluti al Ministero degli Esteri, riuscirà a fare amnistiare il colpevole che, guarda caso, si è trovato sul posto proprio per “ragioni ineluttabili d lavoro”.
Con i privilegi vengono anche dei piaceri. I premi e riconoscimenti, anche immeritati. E così è successo anche a me. Già dopo alcuni mesi dal mio arrivo a Roma, sono stato invitato ad Ancona, al Festival Mediterraneo, per ricevere il Premio Mediterraneo per la pace. Correva l’anno 2013, e proprio in quell’anno la Croazia è diventata membro dell’Unione europea. Prima di me, questo premio era stato conferito al mio compaesano e amico Predrag Matvejević, per il suo contributo al dialogo Mediterraneo, ad attivisti impegnati nella tutela dei diritti umani in Tunisia e in Egitto, lo scrittore Paolo Rumiz, padre Paolo Dall’Oglio per il dialogo interculturale con l’Islam e molte organizzazioni per i diritti dell’uomo, internazionali e nazionali. Il mio promotore fu l’ex Ambasciatore italiano a Zagabria, Fabio Pigliapoco, segretario generale dell’Iniziativa Adriatico-Ionica, che tesse le mie lodi. In tutta sincerità, mi sembrarono un po’ esagerate, ma era evidente che il premio fu, innanzitutto, un riconoscimento al mio Paese, la Croazia, per aver superato l’esame di maturità richiesto per l’adesione all’UE. Non sono proprio sicuro che avrei ottenuto questo premio senza poter vantare il titolo di Ambasciatore del mio Paese, per di più in un momento opportuno…
Poi arrivò anche un altro riconoscimento. Ancora una volta sulla cresta d’onda del nuovo corso europeo della Croazia. Poco tempo dopo fui insignito del premio “Ambasciatore dell’anno”, conferitomi dalla Associazione Consoli Onorari in Italia, per aver “trasbordato la Croazia nell’UE”. Anche qui non ero pienamente convinto dei quali meriti riconosciutimi. Fui quindi contattato dall’Università di Ankara, Turchia, che voleva assegnarmi un altro premio internazionale della pace, ma avrei dovuto organizzare una grande festa a Roma (e, naturalmente, finanziare il gala). Simile fu anche la lettera di un Comitato per la pace degli USA, che voleva affibbiarmi la “World Golden Medal” per la pace: qui c’era solo un piccolo dettaglio, avrei dovuto sborsare 500 dollari per la medaglia e il diploma, e poi comprare il libro con le biografie dei premiati. Non ero però l’unico, anche altri miei colleghi, ambasciatori europei, ricevettero la comunicazione del conferimento di questo premio, ma si guardarono bene dal rispondere. Invece, sembra che altri miei colleghi a Roma, qualcuno dall’Europa orientale e dal terzo mondo, non disdegnarono questo grande onore…
Nel 2014 mi fu assegnato a Roma, durante la Retrospettiva storica del Manifesto turistico dei Paesi Euro Afro Asiatici, il Premio Colombo Consiglio d’Europa “per aver dedicato la propria vita alle relazioni umane e allo studio dei problemi del proprio settore”, ma questo premio non potei rifiutarlo, perché mi fu dato di sorpresa, davanti a un auditorium di centinaia di persone. Successivamente venne a Roma il principe montenegrino Nikola Petrović in visita dal Papa, e mi conferì l’onorificenza montenegrina, la Medaglia del principe Danilo di “Prima categoria”. È vero, non fui l’unico tra gli Ambasciatori intervenuti al ricevimento in suo onore, ma gli chiesi quale fosse la ragione di questo onore. L’Ambasciatore montenegrino al Vaticano, mio buon amico, gli sussurò: “Perché ha sposato una montenegrina!”. Poi, dopo essere stato invitato a dei convegni di studio e aver parlato della prospettiva europea e della democrazia in Europa, divenni perfino “Accademico onorario” dell’ Accademia Angelica Costantiniana di Lettere, Arti e scienze, in una cerimonia che vide partecipare anche un discendente della real casa degli Asburgo, Ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede (che il magiaro, sembra, non parlasse, come mi aveva sussurrato il collega, Ambasciatore ungherese presso il Quirinale). Poi arrivò il premio della Camera di Commercio dei piccoli imprenditori, non ho ben capito per quale merito. Alla fine, più di recente dopo che me ne ero andato da ben tre anni dalla sede dell’Ambasciata croata a Roma mi è giunta la notizia che un corriere, in piena pandemia Covid, aveva lasciato un pacco per me all’Ambasciata: dentro c’era un’onorificenza, quella di Grande Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia. Me l’ha gentilmente conferita il Presidente della Repubblica italiana, in contumacia…

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