ROBE DE MATTEONI Le leggi del mercato

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ROBE DE MATTEONI Le leggi del mercato
Josip Drmić. Foto: Željko Jerneić

Negli anni ‘70 stavo scoprendo tutte le bellezze del calcio e nel contempo pure gli effetti collaterali dello sport più popolare al mondo. Ci sono tantissimi episodi e aneddoti che hanno segnato quegli anni e due mi sono rimasti impressi nella memoria perché riguardano l’argomento che tratto, il mercato. Nel 1974 Beppe Savoldi era il goleador del Bologna. Centravanti non alto e di stazza, ma forte e tecnicamente bravo. Nell’estate del 1975 avevo 13 anni e seguivo con passione il mercato estivo del calcio italiano, che durava una settimana. Gli addetti ai lavori si radunavano in un posto, di solito in un albergo: direttori sportivi, procuratori, giornalisti e ovviamente i presidenti. Con loro varie figure con chissà quale ruolo. Le telecamere erano sempre presenti e i giornalisti erano dei veri e propri investigatori per avere le prime esclusive… Ricordo come fosse successo ieri quando il giornalista di turno gridò: “È fatta! Beppe Savoldi è del Napoli per la cifra record di 2 miliardi di lire”. Euforia a Napoli, ma pure dibattiti in Parlamento per le cifre che all’epoca erano uno scandalo…
Passarono gli anni e seguivo, già come “intenditore”, la vicenda di Paolo Rossi e le “buste
comproprietà”. Lui, attaccante della Juventus in comproprietà con il Lanerossi Vicenza, la
diatriba tra il potente Giampiero Boniperti e la FIAT di Agnelli da una parte, e il presidente
del Vicenza, Giusseppe Farina dall’altra. Farina non voleva perderlo e scrisse nella sua busta la
cifra “scandalosa” di 2,6 miliardi lire per il 50% del cartellino che deteneva la Juve… Anni mitici
del calcio, non come oggi con il calciomercato attivo praticamente tutto l’anno e i giocatori che cambiano la maglia ogni stagione. Idem per gli allenatori… Il mercato era sempre una passione per i tifosi nella sosta estiva. Tutti sognavano in grande almeno per una settimana. Un festival di emozioni, storie spettacolari, drammi personali, una montagna di soldi in giro. Oggi invece, anche con i campionati in corso, tutto è più prevedibile e quindi meno interessante. I big tipo Neymar, Messi, Ronaldo, Haland o Mbappé attirano l’attenzione globale, mentre gli altri sono diventati solo merce di scambio tra le società. In Croazia è tutto ancora più annacquato. C’è una grande società (Dinamo) che spende e domina il mercato. Ci sono le altre tre (Hajduk, Rijeka, Osijek) che ogni tanto piazzano un colpo, ma nulla a che vedere con gli zagabresi. Perciò e facile capire il perché la Dinamo domini incontrastata da anni. Parliamo di calcio nazionale, che la gente segue perché ama questo sport, quindi è
giusto fornire qualche informazione… utile. Intanto si ripete il regno della Dinamo, che in
questa fase del mercato ha già fatto “faville”. È stato preso Drmić dal Rijeka senza spendere
un soldo, è arrivato il centrocampista Ljubičić dal Rapid Vienna e sono stati investiti ben
4 milioni di euro per riportare in Croazia Boško Šutalo, ex Atalanta e Verona. Facile ca-
pire il buon umore al Maksimir: il “soldatino” Franjić è stato venduto al Wolfsburg per 7,5
milioni di euro… L’Hajduk non ha cambiato molto perché lo aveva fatto nelle due precedenti sessioni del mercato. Stesso discorso per l’Osijek. A mio avviso il più grande lavoro in termini investimento-profitto lo ha fatto il Rijeka. In silenzio, che molti spiegavano come un segno d’impotenza, i fiumani hanno portato a Rujevica l’ex Mitrović, centrale dalle grandi potenzialità. Si sono assicurati l’esperto mediano spagnolo Alvarez, che giocava in Bulgaria. Hanno prolungato il prestito di Vučkić (Real Saragozza), riscattato Krešić (Atalanta) e ingaggiato lo stopper Pavlović, che giocava in Francia. La ciliegina sulla torta? Alen Halilović, rientrato in Croazia dopo otto anni trascorsi in giro per l’Europa. Lo considero uno dei più fulgidi talenti del calcio di casa nostra, ma anche un giocatore gestito in maniera errata in carriera. Ha 26 anni e sono sicuro che ha tutto il tempo per compiere il definitivo salto
di qualità. Il Rijeka è un ottima piazza per lui. E l’Istra 1961? Con il neodirettore sportivo
Saša Bjelanović è tutto da scoprire che cosa si possa fare con un budget ridotto del 45%.
Tutti si aspettano miracoli da Bjelanović e Garcia, ossia una squadra e un risultato mi-
gliori rispetto alla scorsa stagione. Bjelanović ha anche il compito di piazzare una decina di
giocatori che non rientrano più nei piani del club. Sembra la storia di Houdini, ma diamo al
tempo il diritto di valutare la prima sessione di mercato del nuovo diesse.

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