ETICA E SOCIETÀ La salute, un diritto di tutti

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ETICA E SOCIETÀ La salute, un diritto di tutti

Forse, ora, qualcuno si sta rendendo conto che non è stata una grandissima idea procedere con un graduale smantellamento del sistema sanitario pubblico. Lo abbiamo sentito dire e ridire che il sistema pubblico vada modificato nel senso della riduzione della solidarietà, trasferendo il baricentro del sistema sanitario e assicurativo nell’indirizzo privato. Abbiamo ascoltato come la privatizzazione del sistema sanitario (ovvero, lo smantellamento di un sistema medico pubblico, sociale e solidale) avrebbe ridotto i prezzi dei servizi e dei medicinali. Non sto scherzando. L’ho sentito dire dalla viva voce di due professori di economia, che hanno paragonato l’andamento dei prezzi nel sistema sanitario e nell’industria farmaceutica con quello dei taxi.
Bene. Anzi, male. Oggi ci stiamo accorgendo che un sistema sanitario pubblico è indispensabile, per tutti, quanto meno quale sistema d’emergenza in situazioni quale l’attuale epidemia. Purtroppo, per i meno abbienti qualche forma d’emergenza dura quasi sempre.
In Europa non ce ne stiamo accorgendo del tutto, perché un sistema sanitario pubblico, bene o male, c’è ancora. E, allora, guardiamo agli USA, che per molti è l’esempio dal quale imparare. Lì sono i cittadini stessi, in quanto individui, a dover sostenere i costi personali con sforzi tremendi. I costi di un tampone, per verificare la presenza di Covid-19 in una persona, variano tra i 1.000 e i 4.000 dollari. La conseguenza è che molte persone li evitano, con un chiaro rischio per il processo di prevenzione. Lo si vede in https://www.agi.it/estero/news/2020-03-06/coronavirus-usa-costo-tampone-7338462/
Nel Regno Unito, di fronte all’attuale pandemia, si sta puntando al raggiungimento dell’immunità di comunità. Di che si tratta? Generalmente, l’immunità di comunità è un progetto scientificamente provato e ispirato anche da un’idea chiara di solidarietà. In questi casi, si dispone di un vaccino. Quando la vaccinazione è sufficientemente diffusa tra la popolazione, il virus dispone di un numero di soggetti troppo ridotti, da poter attaccare. In questo modo si estingue, anche se non sono vaccinate tutte le persone. La solidarietà si manifesta nel fatto che si vaccinano, per favorire l’immunità di comunità, anche persone che non rischiano molto da un’eventuale epidemia. Lo fanno proprio per raggiungere l’immunità di comunità e proteggere i soggetti a rischio che, per determinate ragioni, non possono sottoporsi alla vaccinazione.
Nel regno Unito, lanciando l’idea di immunità di comunità, si pensa all’opposto della solidarietà. Come leggiamo in https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/cards/coronavirus-che-cos-l-immunita-gregge-perche-se-ne-parla-gran-bretagna/che-cos-l-immunita-gregge_principale.shtml, l’intenzione è quella di lasciare infettare il 60 p.c. della popolazione, per raggiungere, in questo modo, l’immunità di comunità. Ma, in questo modo, contrariamente a quando l’obiettivo è raggiunto con la vaccinazione, si sacrificano in modo deliberato le persone più a rischio, i soggetti più deboli. Il primo ministro Boris Johnson non ha esitato ad anticipare che molte famiglie perderanno i loro cari. Questo esito è spiegato dall’immunologo Mantovani, che descrive la strategia quale irresponsabile, in previsione dell’elevato numero di morti e dei reparti ospedalieri in condizioni insostenibili, come scrive il Corriere della Sera.
In breve, stiamo vivendo un momento critico, quando si vede che ci sono dei beni pubblici che devono essere gestiti pubblicamente, per il bene della comunità. Lo si vede, pure, nella corsa al vaccino. Una notizia (che spero si riveli falsa) parla dell’intenzione degli USA di avere l’esclusiva sul futuro vaccino per Covid-19, come vediamo in http://www.novilist.hr/Vijesti/Svijet/Traje-rat-oko-cjepiva-za-koronavirus-Trump-svim-silama-upire-da-samo-SAD-ima-ekskluzivnu-licencu?meta_refresh=true
Forse mai, come ora, si vede che esistono dei beni che devono essere di tutti, di tutta l’umanità. E forse questa è un’occasione, per chi è indifferente nei confronti delle disuguaglianze sociali, per ripensare a come le vite umane non debbano dipendere da una lotteria, dalla fortuna, ad esempio, di trovarsi in una sede, o in condizioni sociali, che possono offrire aiuto, quando necessario. I beni primari, come quelli legati alla salute, devono essere disposti a tutti, in modo sistematico e dalle istituzioni pubbliche.

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