Vladimiro Gagliardi e il bisogno di raccontare

Lo scrittore polese è stato il protagonista di una serata alla Comunità degli Italiani di Pola durante il quale si è parlato soltanto in dialetto istro-veneto

0
Vladimiro Gagliardi e il bisogno di raccontare
Vladimiro Gagliardi a colloquio con Vito Paoletić. Foto: FREDY POROPAT

Una gradevole e apprezzata serata letteraria durante la quale si è parlato e dialogato esclusivamente in dialetto istro-veneto, o meglio in polesano, quella dedicata a Vladimiro Gagliardi, con lo pseudonimo croato Miro Ivànin, svoltasi l’altra sera nella Comunità degli Italiani di Pola. L’appuntamento con l’autore, classe ‘47 e di professione ingegnere (o tecnico ingegneristico e meccanico), che si occupa anche di scrittura, fotografia e musica, è stato moderato dal membro dell’Assemblea della CI di Pola Vito Paoletić.

La salvaguardia del dialetto polesano
Stando a Paoletić, è indispensabile portare avanti il dialetto polesano, che purtroppo, accanto agli altri dialetti parlati in Istria, pian piano sta scomparendo. All’incontro è stato pure presentato l’ultimo libro di Gagliardi intitolato “Ciacolòn patòco”, edito personalmente dall’autore (che inoltre cura le illustrazioni e la copertina, nonché la preparazione grafica del volume), perché “a Pola se pàrla cusì, e po bon!”. L’autore, in bella forma e compiaciuto della presenza dell’attentissimo pubblico, è semplicemente un “vulcano” di aneddoti e ispirato dal bisogno di raccontare. Da qui (ma non solo) è nata la raccolta di “ciacole letterarie” “Ciacolòn patòco” – che è il suo 24esimo libro, tutti scritti e certi anche tradotti personalmente nei dialetti ciacavo-istriano e istro-veneto, nonché in croato e in italiano –, legate alla rievocazione dell’infanzia, della giovinezza e della città attraverso la memoria.

Lo sfogo nella lettura
Ma come e quando Gagliardi ha iniziato a scrivere? Sin dalla più tenera età, dopo aver frequentato per tre anni l’elementare a Stocozzi (Štokovci), in Roveria, per poi trasferirsi a Pola, sua città natale. “La rabbia accumulata a scuola – ha spiegato l’autore, accanto a Daniel Načinović tra i rarissimi letterati in Istria a scrivere nelle succitate lingue – la sfogavo leggendo, per poi iniziare a scrivere alla metà degli anni ‘50. Annotavo tutto sul notes, che in qualche modo è venuto nelle mani della stimatissima professoressa di italianistica Nelida Milani Kruljac, la quale mi ha incoraggiato a proseguire, per cui per il sottoscritto rimarrà per sempre ‘la mia santola leteraria’. In seguito ho capito che la poesia mi ‘ostacolava’ nell’esprimermi e quindi mi sono dedicato maggiormente ai racconti, che coinvolgono ‘tutto e tutti’”.
Nel corso della serata Gagliardi si è soffermato sui suoi numerosi volumi, il primo di questi “Vitri gromač naših”, una raccolta di poesie in dialetto ciakavo, alla quale nella stessa lingua ha fatto seguito il racconto “Perušanka”, “Ursa i Mate”, “Mog kruiha isti neš”, “Sveti Kirin” e “San ča san”.
Ad ogni modo la sua produzione più ampia è legata al dialetto istro-veneto, con i racconti “Raccolti d’infanzia – Sjećanja iz djetinstva” (bilingue), “Bisogna gaver” (poi pubblicato anche nella versione italiana “Bisogna avere” e croata “Treba imati”), “El canto del gardelin” (edito anche in croato con il titolo “Češljugarov pjev”), “Drio la Rena” (“Ozad Arene” nella versione croata), “Le cioche”, “Xe sogno o verità” e l’ultimo “Ciacolòn patoco”. Inoltre, nelle versioni sia in italiano che in croato sono stati pubblicati i suoi libri “Il volo della farfalla” – “Leptirov let” e “Giano” – “Janus”. In croato ha pubblicato pure i titoli “Projekt meduza” e “Kronika srednjoškolske avanture”, in italiano “Non mangerai il mio pane”.

L’analisi delle parole del polesano
Tra i numerosi volumi editi, Gagliardi si è soffermato su “Drio la Rena”, dove ha analizzato moltissime parole ancora oggigiorno usate nel dialetto polesano e derivanti dalle lingue araba, croata, francese, inglese, gotica, longobarda, turca, tedesca, ungherese, spagnola… È molto sentita ovviamente pure l’ultima raccolta di storie o “ciacole” polesane “Ciacolòn patòco”, raccolte ascoltando gli amici e le persone nei vari rioni polesi, ai mercati… “Per noi polesani Pola xe un Paradiso, però me fa mal de cuor veder i alberi tajàdi ai Giardini, perché ogni clase gàveva el suo, e le vecie piastrele che manca. E noi polesani semo sempre de meno, e per questo me fà piasèr che se vegnudi questa sera per parlar insieme in polesan”, ha concluso con un po’ di malinconia Gagliardi.
Va detto che i suoi lavori sono stati pubblicati sul nostro quotidiano e nella rivista letteraria dell’EDIT “La battana”. È stato premiato e ha ricevuto menzioni onorevoli ai concorsi “Istria Nobilissima” (tra gli altri ha ricevuto il primo premio nel 1998) e “Verši na sterni”, nonché la Menzione onorevole al concorso internazionale “Trieste – Scrittura di frontiere -Etnie poesie 2000”, al concorso “Drago Gervais”. Ha preso parte a numerosi altri concorsi e serate letterarie.

L’attento e interessato pubblico.
Foto: FREDY POROPAT

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display