Versi d’amore, tradizioni e sistemi politici

Alla 20ª edizione del «ČAnsonfest» parteciperanno quattro connazionali dell'istro-quarnerino i quali offrono un assaggio delle canzoni che proporranno al Festival

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Versi d’amore, tradizioni e sistemi politici
Francesco Squarcia. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Il Festival della canzone in dialetto ciacavo ha sempre attirato l’attenzione di molti nostri connazionali, non solo per il fatto che promuove il melos tipico delle nostre terre, ma anche perché la CNI ha da sempre mostrato un grande interesse e una spiccata sensibilità per la problematica della preservazione delle nostre parlate locali, ovvero dei vari dialetti, sia di matrice istroveneta, che slava. Alla 20ª edizione del “ČAnsonfest”, dunque, saranno quattro i connazionali, che interpreteranno tre brani diversi e avranno modo di concorrere agli ambiti premi. Tra questi Nevia Rigutto, Francesco Squarcia, Deborah Voncina Ivanić e Valter Milovan Maer.

Nevia Rigutto e la canzone romantica
A cantare la canzone “Ki će se z nami” (musica e testo di Josip Orlando Hrvatin) sarà l’immancabile fiumana residente in Svezia, Nevia Rigutto. Abbiamo chiesto all’interprete di presentarci il brano e la collaborazione con l’autore.
“Josip Orlando Hrvatin è originario di Pasjak e abbiamo già collaborato in passato, nel 2020, quando mi chiese di cantare ‘Piši mi ud brusna’, un brano che parla di uno spazio aperto, una specie di prato, dove una volta i giovani si incontravano e amoreggiavano. Siccome la canzone ebbe un grosso successo e l’autore è tuttora molto attivo – organizza serate dialettali e altri eventi simili – abbiamo deciso di riprendere la collaborazione. Devo dire che è in contatto anche con altri membri della CNI e recentemente ha iniziato una collaborazione con Giacomo Scotti per una serata letteraria.
Personalmente, anch’io cerco di tenermi attiva e qualche giorno fa ho cantato con Francesco Squarcia in una scuola di ballo per pensionati, nell’anfiteatro a Mattuglie, presentando con grande orgoglio canzoni sia in ciacavo che in dialetto fiumano.
Ma tornando alla canzone del ‘ČAnsonfest’, Hrvatin mi ha contattato già l’anno scorso per chiedermi se volevo interpretarla e io, dopo aver letto il testo, ho accettato. L’arrangiamento è stato fatto, successivamente, da Aleksandar Valenčić. Il titolo della canzone, ‘Ki će se z nami’, è difficile da spiegare, ma potremmo dire che vuol dire ‘chi sta meglio di noi, chi può paragonarsi a noi’. Vorrebbe dire che anche se siamo poveri, ci riteniamo contenti.
Quello che è interessante, è che parla delle abitudini della gente dei piccoli posti vicino a Pasjak. Si incontravano volentieri, alle feste c’era sempre del buon vino, musica e canto. Questa era per loro la felicità e per questo motivo dicono: ‘Non ci serve niente altro’. In questo brano, ma anche nella vita di quella povera gente, si seguivano le stagioni, le usanze, veniva apprezzata la natura e tutte le particolarità delle stagioni, come i fiori in primavera, o il calore dei camini in inverno. La canzone è poetica e romantica. L’autore mi ha pregato di sottolineare che il detto del titolo fa da ritornello e ogni strofa ha una lettera iniziale che forma l’acronimo ‘Pasjak’. Il dialetto usato è diverso dal ciacavo del Quarnero e alcune parole forse sfuggono alla comprensione, ma si capiscono dal contesto. Sono sicura che il pubblico apprezzerà i diversi ritmi e passaggi, che la rendono una canzone allegra, dedicata alla felicità delle piccole cose che non si possono comprare. In conclusione vorrei invitare tutti gli interessati alla serata musicale che si terrà giovedì in piazza Lokvina, con inizio alle ore 21, durante la quale verranno presentati alcuni dei brani più celebri del Festival e alla quale anch’io avrò modo di cantare”.

Nevia Rigutto.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Il duo Francesco e Deborah
Un altro brano in gara è “Miljar kolori”, con musica di Francesco Squarcia e testo di Ljubica Bestulić-Stanković, interpretato da Francesco Squarcia e Deborah Voncina Ivanić.
“Sono molto contento perché sono già anni che partecipo al Festival e ogni anno è più forte – ha dichiarato Francesco Squarcia –. Quest’anno celebriamo 20 anni d’esistenza. Da quando sono in pensione come musicista continuo a suonare e cantare, specialmente le mie canzoni. Per quanto riguarda la canzone in gara all’edizione di quest’anno, si tratta di un bellissimo testo di Ljubica Bestulić-Stanković di Pola, che io ho musicato. È un testo molto positivo, l’amore può essere mille colori a ogni età, le persone sono come due barche che conoscono l’amore anche se ancorate, senza parole. Doveva essere una canzone da solista, ma ho subito detto, data la tematica, che è preferibile un duetto. A una serata musicale alla Comunità degli Italiani di Fiume ho sentito Deborah e le ho proposto questa collaborazione. Credo che non sia tanto importante il riscontro della giuria, quanto la reazione del pubblico. Canteremo in dialetto ciacavo istriano, della zona di Pola o Parenzo. Nelle proposizioni del Festival è specificato che non si deve trattare di musica ‘commerciale’, ma piuttosto di melodie che vadano al di là della solita canzonetta e si avvicinino alla chanson francese. Sono contento come sempre ed è un piacere essere attivo. Mi fa molto piacere che Deborah avrà modo di mettersi in luce e spero che anche in futuro ci saranno iniziative simili. Mi auguro che tra il pubblico ci siano tanti connazionali. Per me ogni nuova canzone è un’emozione nuova, un grande lavoro e soprattutto una soddisfazione per aver creato qualcosa di nuovo. Io quando compongo parto da un’idea, un nucleo, una scintilla di parole e poi compongo la musica, è un processo parallelo. In questo caso sono partito dal testo, seguendo la periodicità del ritmo delle sillabe, a cui l’autrice è sempre molto attenta, un po’ come Mogol per Battisti. Colgo l’occasione per invitare tutti il 4 ottobre a Sissano, al Festival dell’Istrioto, dove avrò modo di presentare un’altra canzone”.
“La collaborazione con Francesco Squarcia è nata per caso, al concerto dei solisti in CI a maggio – ha ricordato Deborah Voncina Ivanić –. Francesco ha lodato la mia voce e aveva già in mente la canzone da propormi. Siccome il brano parla di due barche, lui ha pensato giustamente che dovrebbe essere un duetto. Io all’inizio non ho preso molto sul serio la proposta, ma alla fine ho accettato. Non ho mai pensato di intraprendere una carriera musicale nel vero senso della parola, perché per me la musica, come anche la cucina, è più un hobby. Ho iniziato a cantare già nell’infanzia, nel Coro dei Minicantanti, per poi passare al coro giovanile di Gianna Mazzieri-Sanković, e poi a Pola, in Facoltà, come solista. Attualmente canto nel coro della CI di Abbazia. La musica è una passione costante, ma l’ho sempre affrontata in modo amatoriale, mai da professionista. Questo per me sarà un debutto con una canzone d’autore e non con una cover. Sono molto contenta e orgogliosa e ringrazio Francesco di avermi dato questa possibilità. La canzone parla della vita, dell’amore, delle sfumature dell’amore. Un motivo tipico nostro mediterraneo, due barche che passano la vita in un amore quasi platonico. È molto metaforica e la definirei piuttosto un lento, una canzone romantica, molto melodica.
Non ho aspettative per venerdì – ha proseguito Voncina Ivanić –, sarà sicuramente una grande emozione potermi esibire a questo storico Festival che quest’anno festeggia i vent’anni dall’istituzione. Penso non sia tanto importante che la canzone piaccia alla giuria, perché l’importante è che piaccia a noi”.

Deborah Voncina Ivanić.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Maer e la critica sociale
Tra gli artisti e interpreti connazionali c’è pure Valter Milovan Maer, che accanto a una proficua carriera universitaria, continua a mietere successi anche in campo musicale e quest’anno si esibirà al Festival con la canzone “Tepli šporki daž”.
“Diciamo che la musica è un campo che non mi è nuovo e ho già realizzato tre o quattro album di canzoni d’autore – ha spiegato Maer –. In questo momento sto tornando da Osijek, dove ho portato in scena uno spettacolo alla maniera di Giorgio Gaber, intitolato ‘Štorije z mora’. La canzone ‘Tepli šporki daž’ non debutterà venerdì, nel senso che l’ho già suonata in pubblico. La pioggia sporca di cui parla è una metafora di una situazione umana e di sistemi politici che sono esistiti sui nostri territori in passato. Rappresenta una processione o summit politico, uno ‘slet’ come veniva definito nell’ex Jugoslavia, ovvero un raduno politico. Nella canzone descrivo, dunque, un incontro di questo tipo al quale arriva il politico, arriva il vescovo e il tutto è accompagnato da una pioggia sporca calda. D’estate la pioggia è sporca ed è anche calda e anche se non mi riferivo all’urina, il parallelo non è da scartare.
Tutta la mia produzione è incentrata sulla critica sociale e penso di non aver scritto due canzoni d’amore in tutta la mia carriera. L’anno scorso al ‘ČAnsonfest’ mi è stato conferito il premio come miglior cantautore per la canzone ‘Kamioncin’ e dunque penso che sarà difficile ripetere questo successo anche quest’anno, ma farò del mio meglio. Intanto mi metto la cravatta…”.

Valter Milovan Maer.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

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