Valorizzare il Litorale istriano

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Valorizzare il Litorale istriano

LUBIANA | Un corpo di opere scelte, rappresentative; una trentina in tutto, per far conoscere al pubblico di Lubiana, il pittore e scenografo Giovanni Antonio Zamarin (1885 – 1945), attivo tra Isola, Trieste e Capodistria. Nel 2015 l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI) di Trieste gli aveva dedicato un’ampia rassegna, riscoprendo un artista tra Secessione e realismo epico. La mostra su Zamarin s’inaugura giovedì sera (ore 18) all’Istituto Italiano di Cultura (Breg 12) “nell’ambito del percorso di valorizzazione del Litorale istriano nella capitale slovena”. La riscoperta del suo interessante lavoro avviene in anni recenti a seguito dell’interessamento dell’IRCI, grazie al nucleo di opere raccolte dal presidente dell’istituzione, Franco Degrassi, nato a Isola, e alle ricerche del curatore della mostra, Piero Delbello.

Un percorso di vita travagliato

Nato a Parenzo nel 1885, vissuto a Isola, a Capodistria e a Trieste, eclettico, con un percorso di vita complesso e travagliato – pensiamo alla tragica fine, prelevato a Capodistria da partigiani titini il 5 maggio 1945 e internato nella vicina località di Maresego, dopo di che scomparso nel nulla, probabilmente infoibato – e un percorso artistico che racchiude in sé le varie correnti della prima metà del Novecento, Zamarin preferiva insegnare ai giovani l’arte del disegno piuttosto che mostrare al pubblico i suoi lavori. Personaggio schivo e riservato, indossò la divisa austriaca nella Grande Guerra. Nel 1928, quando l’equipaggio della “Pullino” (medaglia d’oro alle Olimpiadi) fece ritorno a Isola e fu accolto con grandi festeggiamenti, Zamarin addobbò la sala maggiore del Municipio.
Non risulta abbia mai esposto, durante tutta la sua vita, mai in una personale e soltanto una volta in una collettiva. Era l’autunno del 1938, la rassegna fu allestita nella Loggia di Capodistria, anche con la presenza di Zamarin assieme a Nino D’Andri, Ugo Pizzarello e Oreste Totto. A partire dal 1939 si dedicò all’insegnamento del disegno nella Scuola professionale marittima di Capodistria, corso che tenne fino al 1944, prima di scomparire nel nulla nel 1945. Oltre a raffinati paesaggi marini, agresti e boschivi, venati di una sorta di romanticismo – che sembrano fare riferimento alla grande scuola dei marinisti, che annovera un buon numero di pittori veneto-giuliani e che vede nel piranese Pietro Fragiacomo uno dei maestri, e, dall’altra, il triestino Giuseppe Miceu – si dedica con notevoli risultati alle arti applicate, realizzando raffinati bozzetti scenografici, cartoline, locandine e decorazioni. Quest’ultimo aspetto della sua produzione denota affascinanti stilemi Liberty, se non preraffaelliti, e un richiamo ai modelli della secessione viennese e del movimento “Arts and Crafts”.

Altre importanti iniziative

Intanto, è stata prorogata fino a domenica 25 novembre, al Civico museo della civiltà istriana, fiumana, dalmata di via Torino, la mostra “MARE & Sport. In Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia 1870-1950”, organizzata dall’IRCI e curata da Piero Delbello e Claudio Ernè, arricchita con ulteriori materiali documentali antichi e originali relativi a società nautiche triestine e istriane, nonché con una sequenza di immagini e medaglie della Società Nautica “Eneo” di Fiume, frutto questo anche di una grande sinergia fra l’IRCI e le diverse società nautiche del territorio. È visitabile con ingresso libero, da lunedì a sabato dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30; domenica con orario continuato dalle 10 alle 18.30.

La presentazione del volume

Domani 14 novembre, sarà presentato presso il medesimo museo il volume “Inventario degli oggetti d’arte d’Italia. Provincia di Pola”, redatto da Antonino Santangelo nel 1935 e oggi riproposto per le cure di Enrico Lucchese e pubblicato da ZeL Edizioni in collaborazione con l’IRCI. L’inventario venne compilato per conto del Ministero dell’Educazione Nazionale e copriva, partendo dal capoluogo Pola, tutte le località della penisola istriana da Albona a Visinada, senza tralasciare le isole di Cherso e Lussino, menzionando ogni bene artistico meritevole di rilievo e segnalazione. Se oltre cinquanta pagine delle duecento totali risultavano dedicate a Capodistria, confermando la ricchezza di tesori d’arte della città giustinopolitana, non mancavano, tuttavia, menzioni a centri minori anche per un solo oggetto degno di nota.

Edizione originale

L’edizione originale è attualmente di difficile reperimento anche sul mercato antiquario ed è per questo che l’IRCI, che ha il compito di offrire il servizio pubblico del recupero, conservazione, elaborazione e diffusione di ogni tratto culturale delle terre giulie, ha ritenuto di rendere accessibile al pubblico questo che deve concretamente ritenersi un catalogo fondamentale per l’appassionato e necessario per lo studioso. Introdurrà il presidente dell’Istituto, Franco Degrassi; ne parlerà il curatore Enrico Lucchese. Ingresso libero.
Nel frattempo, l’IRCI sta preparando altre iniziative espositive: il 28 novembre sarà inaugurata “… Al femminile”, rassegna che ha come obiettivo valorizzare, attraverso le raccolte dell’Istituto, la figura femminile: e quindi poetesse, scrittrici, intellettuali, pubbliciste, artisti (tra cui la fiumana Anita Antoniazzo Bocchina, i cui quadri saranno esposti per l’occasione), mentre a fine anno sarà celebrato il centenario della Grande Guerra, con diversi materiali anche inediti.
Da rilevare, infine, che l’IRCI ha ripreso in mano la tutela delle tombe italiane nei cimiteri dell’Istria; un impegno che riparte dalla tomba della nota famiglia capodistriana Gambini, che versa in stato di abbandono. In questi giorni, come ci conferma il direttore Delbello, sono state completate le pratiche necessarie e versate le spettanze all’azienda municipalizzata “Marjetica”, che gestisce i servizi cimiteriali e funerari.

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