Una vedova gelosa sul palco dello Zajc

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Una vedova gelosa sul palco dello Zajc

FIUME | È tutto pronto per lo spettacolo “Gli imbianchini non hanno ricordi”, di Dario Fo, l’allestimento del Dramma Italiano del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, il cui debutto è atteso il 16 marzo, alle ore 19.30, sul grande palcoscenico.

La pièce vede la regia del drammaturgo, regista teatrale, televisivo e cinematografico, Mario Kovač, alla sua prima collaborazione con la compagnia di prosa in lingua italiana. Il lavoro sotto la sua regia, ma anche dietro le indicazioni di Dario Fo stesso, è una “farsa per clown”, piena di battute vivaci e situazioni portate all’estremo del surrealismo, caratterizzata da momenti che provengono dallo slapstick cinematografico, con rapidi cambi di scena, teatro fisico, che si susseguono a un ritmo crescente.
Sul palcoscenico quattordici interpreti tra attori e ballerini. Sette attori della compagnia di prosa in lingua italiana di Fiume, ovvero la protagonista Ivna Bruck, nella parte della Vedova, Giuseppe Nicodemo, in quella dell’Imbianchino, Mirko Soldano vestirà i panni del Capo, Anton Plešić sarà il Signore, Serena Ferraiuolo sarà Anna, Leonora Surian Popov sarà Sonia, Andrea Tich il Manichino Giorgio, mentre l’attrice del Dramma Croato, Sabina Salamon, personificherà il ruolo di Diana.
Ad affiancarli sei ballerini del Corpo di Ballo dello Zajc.
In occasione del debutto dello spettacolo abbiamo incontrato Ivna Bruck, la quale nella pièce interpreta il ruolo della protagonista, la Vedova, per porle alcune domande.
Recentemente l’abbiamo potuta seguire anche nella versione croata, oltre che in quell’italiana, dello spettacolo “Attenti al lupo ovvero Cappuccetto Rosso”, con la regia di Giorgio Amodeo.
“Sì, sono entrata nella versione in lingua croata in sostituzione di Nika Ivančić. È stato un cambiamento avvenuto all’improvviso per cui ho dovuto prepararmi nell’arco di una settimana, imparando la parte in lingua croata e, siccome ero affiancata anche da un altro attore, Denis Brižić, ho appreso tutta una serie di nuovi movimenti rispetto alla versione italiana”.

Come si è trovata a sostenere lo stesso ruolo nella duplice versione italiana e croata dello spettacolo, ma con diversi attori?

“Il tipo di relazione è lo stesso. Ovviamente cambiando l’attore, cambiano anche i rapporti, ma le dinamiche rimangono sempre le stesse. Conoscendo perfettamente entrambe le lingue, mi sono immersa nel registro croato e non ci sono stati né inghippi né problemi. Abbiamo avuto alcune repliche a Pola e devo dire di essermi trovata molto bene”.

In “Gli imbianchini non hanno ricordi” interpreta, invece, il ruolo della protagonista?

“Sì, interpreto la parte della Vedova che, in realtà, è una finta vedova. A causa della profonda gelosia che nutre nei confronti del marito, ha inscenato una situazione folle. È proprietaria di una casa di piacere, dove oltre alle dame di compagnia, tiene da tre anni imbalsamato suo marito Giorgio, con delle iniezioni quotidiane. È stata spinta a farlo perché il marito ha iniziato a trascurarla e a dare troppe attenzioni alle altre donne della casa. Tuttavia un giorno, la Vedova, sceglie di ristrutturare la casa e chiama due imbianchini a svolgere il lavoro, Mirko Soldano e Giuseppe Nicodemo. Con il loro arrivo viene a crearsi tutta una serie di situazioni surreali e comiche dove alla fine diventerà lei stessa vittima dei sotterfugi che ha orchestrato”.

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Che cosa caratterizza il suo ruolo?

“Il personaggio è un carattere forte e dominante, ma è anche una donna logorata da una profonda gelosia che la porta a creare quest’assurda situazione dell’imbalsamazione. Lo fa perché vuole principalmente vendicarsi. E siccome il marito, pur essendo imbalsamato, conserva ancora un po’ di coscienza, gli vuole mostrare tutto quello che può fare. A un certo punto dello spettacolo diventa addirittura folle, perdendo la bussola della realtà. Inizia lei stessa a credere che il marito sia morto”.

È stato esigente prepararsi per affrontare questa parte?

“Per immedesimarmi quanto più nel personaggio, e dietro le indicazioni del regista Mario Kovač, mi sono rivista le pellicole ‘Psyco’, il classico del 1960 diretto da Alfred Hitchcock e ‘Misery non deve morire’, del 1990 diretto da Rob Reiner, tratto dal romanzo ‘Misery’, di Stephen King (1987). Grazie a queste opere cinematografiche ho trovato degli spunti per comprendere l’essenza stessa della follia che sta alla base del personaggio. Ovvero l’ingannare sé stessi e credere in ciò che si crea in testa”.

Qualche impressione dalle prove dello spettacolo?

“È una bellissima esperienza soprattutto lavorare con il regista Mario Kovač, il quale riesce a creare un’atmosfera splendida, gioviale, dove tutti insieme ci divertiamo e ridiamo tanto. C’è stato poi un attento lavoro di precisione di movimenti, dove ogni piccolo dettaglio è stato curato dal coreografo Branko Banković. Sono sicura che anche il pubblico avrà occasione di divertirsi”.

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