Una radiografia della presenza e della conoscenza delle parlate sul territorio

Al bando sono pervenuti quest'anno ben 36 lavori, di cui 12 dall'Italia nella nuova categoria denominata «L'istrioto nel mondo»

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Una radiografia della presenza e della conoscenza delle parlate sul territorio

Il Festival dell’istrioto ha una sua bella componente del concorso letterario e video, una sorta di radiografia della presenza e della conoscenza delle parlate sul territorio. Com’è andata quest’anno? “Siamo particolarmente soddisfatti dell’adesione al concorso letterario e video di quest’anno; sono stati ben 36 i lavori pervenuti – dice Paolo Demarin –. Il bando era stato pubblicato a inizio giugno per concludersi il 20 ottobre. È aumentata l’adesione delle scuole medie superiori, come pure quella nella categoria adulti. La novità del bando di quest’anno è legata all’inserimento di una nuova categoria, ovvero: ‘L’istrioto nel mondo’, che ha visto pervenire 12 lavori dall’Italia. La giuria si è riunita il 27 novembre per via telematica. Vorrei ringraziare tutti i partecipanti al Concorso, che così hanno dimostrato un forte interesse nei confronti del dialetto istrioto. Ringrazio particolarmente gli alunni che hanno inviato i propri lavori e le insegnanti che li hanno seguiti”.
Per la cronaca, la giuria era composta da Paola Delton, Fabrizio Fioretti, Claudio Grbac, Patrizia Malusà e Luana Moscarda.

Giuliana Donorà

Ed ecco il responso.
Tutti i vincitori
Nella Categoria adulti (Sezione: Brevi racconti a tema libero), il primo premio è andato a Elvia Nacinovich, per il racconto in dialetto dignanese “La carta se lassa screivi”. Nella Categoria Istrioto nel mondo (Sezione: Brevi racconti a tema libero), si è affermata Giuliana Donorà, con il racconto in dignanese “Vanitou∫”. La Categoria giovani (Cortometraggio a tema libero) ha visto aggiudicato il primo premio a Maria Sciolis, della SMSI di Rovigno con “Barufe istriote” (Mentori Maria Sciolis, Larisa Degobbis, Marko Kalčić, Luka Nreka; autori Leonel Batel, Dorotea Cerin, Mia Chersin, Elian Djerdj, Noemi Matošević, Erika Ostoni, Andrea Sponza della SMSI di Rovigno). Il lavoro è unico; propone infatti un collage di dialetti rovignese, vallese, dignanese, gallesanese e sissanese.
E i bambini? Hanno pure fatto la loro parte. Nell’apposita categoria – Sezione cortometraggio a tema libero – ha vinto il cortometraggio “I xoghi de na olta” (Mentori Alessandra Civitico Božić, Romana Paretić, Ines Piutti Palaziol; partecipanti Chiara Barbieri, Eric Paretić, Dante Jurman, Jakov Butković, Vita Čekić, Matias Močibob, Gea Karapandža, Aurora Žilović, Sebastian Drandić, Noemi Palaziol, Sasha Paljuh, Loris Popović, alunni della sezione periferica di Valle – SEI “B.Benussi” di Rovigno). Il dialetto presentato è il vallese.

Voglia di poesia. Ha vinto, nella Sezione, Evelina Petrović della SEI “B.Benussi” di Rovigno (mentore Giuliana Malusà) che in dialetto rovignese ha scritto “La pierla blu”.
Nella Sezione Brevi racconti a tema libero si è affermata Virna Đurić, della SEI “Giuseppina Martinuzzi” di Pola con “La vendema de Bepo”, in dialetto gallesanese.
La giuria inoltre ha deciso di premiare con un riconoscimento i seguenti lavori: Un toco de luna di Antonia Radeticchio (Categoria adulti; Sezione cortometraggio a tema libero; dialetto sissanese); I laori de ‘na volta ‘ntei loghi (Categoria bambini; Sezione Brevi ricerche; mentore Miriana Pauletić; autori Eric Paretić, Chiara Barbieri, Matias Močibob, della sezione periferica di Valle – SEI “B.Benussi” di Rovigno; dialetto vallese).

Elvia Nacinovich

La crescita fa ben sperare
Una valutazione complessiva della giuria per voce di Paola Delton: “La giuria si è espressa in modo particolarmente positivo riguardo al numero dei partencipanti al concorso e soprattutto ha sottolineato la notevole qualità dei lavoro pervenuti. Buona la partecipazione dei ragazzi delle scuole, futuri custodi delle parlate istriote. La crescita del concorso fa ben sperare e sprona tutti noi a continuare sulla strada della valorizzazione dei talenti artistico – letterari che ogni anno scelgono di esprimersi in uno dei sei idiomi istrioti.

Evelina Petrović

E che cosa dicono i vincitori?
“In ste feste ch’a no sa de festa – dice Elvia Nacinovich -, in cui siamo stati privati anche della magia del Natale, ricevere un premio mi riempie di gioia. Bella la vita, che ha dei modi tutti suoi di risarcirti. Giuria, grazie, sono felice che vi sia piaciuto il mio racconto. Certo, sarebbe tutt’altra cosa poter vivere il Festival assieme a tutte quelle persone meravigliose che con tenacia, passione e competenza lo fanno crescere di anno in anno. Non mi sembrava vero, l’ultima volta, vedere tutto quel pubblico entusiasta, scoprire che ci sono tanti giovani determinati a non lasciar morire le nostre tradizioni e il nostro dialetto. Ecco, io già mi immaginavo in mezzo a voi a leggervi la mia storia e la mia anima di attrice gongolava al pensiero di strapparvi qualche sorriso. L’abbiamo capito, non si può. Facciamocene una ragione, par sto ano la va cussei, baten dour e ∫ugnen ananti, per ritrovarci tutti in un abbraccio alla prossima edizione, più vivi e creativi che mai. Auguri di cuore a tutti!”

Virna Đurić

Il dialetto lingua di famiglia
“Ringrazio la giuria – così Giuliana Donorà – per il premio che ha voluto assegnare al mio racconto in favelà, l’antica lingua istriota di Dignano d’Istria. Io sono figlia di un esule dignanese e ho sempre respirato aria istriana nella città in cui sono nata: Torino. Ho avuto modo di vivere a contatto fin da piccola con la comunità esule dignanese e istriana della mia città e non solo. Il dialetto è sempre stata la lingua di comunicazione all’interno della mia famiglia, con i miei genitori, e all’esterno, con la comunità istriana a cui mio padre Luigi ha dato un importante apporto culturale. Quando sentivo gli anziani parlare nel vecchio dialetto bumbaro ne restavo affascinata, era come ascoltare una musica melodiosa. E come la musica è capace di trasmettere, pur senza parole, uno stato emotivo di tensione o di pace, così la melodia dell’istrioto ha la capacità di far riemergere la vita dei nostri avi, con il loro carattere schietto, a volte duro, spesso ironico, ma anche dolce. Il Festival dell’istrioto ha un ruolo fondamentale in questo processo di tutela e conservazione. E io sono felice di aver contribuito quest’anno alla realizzazione di questo splendido lavoro, con il racconto di un episodio realmente accaduto a mio zio Tonin Donorà”.

I bambini di Valle

Lo specchio della specificità linguistica
Maria Sciolis ha ringraziato “a nome mio, ma soprattutto dei ragazzi della II tecnico fisioterapisti ed estetisti medici. La classe è in piccolo lo specchio della nostra specificità linguistica. Con interesse Mia, Noemi, Dorotea, Erika, Elian ed Andrea, con la partecipazione speciale di Batel, hanno aderito al bando di concorso visto che per la prima volta, credo, nella storia della scuola media superiore italiana di Rovigno in una medesima classe si sono trovati ragazzi provenienti da tante belle nostre cittadine. Il lavoro è il frutto anche di una bella collaborazione tra vari docenti, e anche di ciò, la nostra scuola vanta ormai una bella tradizione”.

lnfine gli alunni della sezione periferica di Valle (SEI “B. Benussi di Rovigno”), per voce delle insegnanti Alessandra Civitico Božić, Romana Paretić e Ines Piutti Palaziol: “Siamo molto fieri di aver ricevuto il primo premio nella Categoria bambini, dato che ci siamo impegnati tantissimo. Le maestre ci hanno presentato il tema dei xoghi de na olta e noi lo abbiamo accolto subito con grande entusiasmo. Dobbiamo però essere sinceri e dirvi che le difficoltà non sono state poche, in primis il periodo del lockdown, dove noi alunni non eravamo a scuola e non potevamo preparaci al meglio per questo cortometraggio. Una volta rientrati a scuola, alla fine di maggio, ci siamo messi subito d’impegno e abbiamo fatto moltissime prove. Il penultimo giorno di scuola, prima delle vacanze, abbiamo fatto le riprese e ora ricevere questo riconoscimento per noi significa molto. Speriamo di continuare a partecipare ad altri progetti simili, dato che amiamo parlare in vallese e rivivere i momenti magici che ci hanno raccontato i nostri cari nonni”.

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