Una performance che mira alla partecipazione emotiva

A colloquio con le danzatrici Petra Valentić e Petra Chelfi che si sono presentate a Fiume con la coreografia «Parte Parte» nell’ambito del Festival Periskop

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Una performance che mira alla partecipazione emotiva
Le danzatrici sono un tutt’uno con la scenografia della performance. Foto: JELENA JANKOVIĆ

È iniziata nei giorni scorsi la settima edizione del Festival Periskop, organizzato dall’associazione fiumana Prostor Plus. Attraverso una programmazione di spettacoli, incontri e attività didattiche – che fino a domani si svolgono alla Casa croata di Cultura (HKD), in Filodrammatica e negli spazi del club Palach –, la manifestazione offre anche quest’anno un assaggio delle innovazioni e degli sviluppi nell’ambito della danza contemporanea e del nuovo circo. Tra gli spettacoli del settimo Festival Periskop figura anche “Parte Parte” di Petra Valentić e Petra Chelfi, andato in scena martedì scorso all’HKD. Nel corso di un’intervista, le due danzatrici e coreografe ci hanno parlato del processo creativo che ha portato alla messinscena e dell’interconnessione tra i vari elementi che trovano spazio nella performance.

Come nasce lo spettacolo e qual è il significato del titolo “Parte Parte”?
Petra Chelfi: “Il titolo della performance è una sorta di ‘gioco di lettere’ dei nostri nomi, che così vengono, in un certo senso, invertiti, il che riflette il concetto di base dello spettacolo. Infatti, in ‘Parte Parte’ ripensiamo e rielaboriamo le nostre vite, sia dal punto di vista performativo e in quanto danzatrici, sia da quello privato. Si tratta di un processo a ritroso che parte dal nostro stato attuale per arrivare ai nostri inizi. In realtà, il punto di partenza del processo creativo è stato il nostro rapporto pluriennale iniziato nell’ambito della compagnia ZPA (Zagrebački plesni ansambl), di cui abbiamo fatto parte insieme per anni e con la quale continuiamo a collaborare. Il fatto di condividere la scena per un periodo così lungo ha fatto sì che la nostra relazione si rafforzasse, intensificandosi sotto diversi aspetti. Per questo motivo abbiamo cercato di analizzare la vita scenica e privata che abbiamo vissuto insieme, al fine di capire in che modo poter proseguire la nostra collaborazione anche sulla scena indipendente.”

In quale modo avete creato la “partitura” di “Parte Parte”?
Petri Chelfi: “Ci siamo approcciate al lavoro da due direzioni diverse. Se, da un lato, ci siamo concentrate sulla struttura della performance in modo da ottenere quell’impressione di dualità di cui abbiamo parlato prima, dall’altro lato abbiamo cercato di adattare questa stessa struttura al materiale fisico che avevamo preparato.”
Petra Valentić: “Dato che la danza rientra nell’arte astratta, non basata su una drammaturgia o una partitura scritta a priori, prima di passare alla messinscena vera e propria passiamo molto tempo a scambiare opinioni sull’idea di base e su ciò che vogliamo comunicare.”

Vi siete ispirate a determinate fonti nel lavoro allo spettacolo?
Petra Chelfi: “Non abbiamo utilizzato delle fonti precise, bensì abbiamo estratto dal nostro bagaglio personale delle esperienze professionali condivise che ci hanno segnato e che, in questo caso, hanno influito indirettamente anche sulla creazione di ‘Parte Parte’”.

Quale ruolo ricoprono la scenografia, i costumi, le luci, la musica?
Petra Chelfi: “Sin dall’inizio del lavoro sulla messinscena, ci siamo impegnate nella realizzazione di una coreografia che desse l’impressione di un’esibizione solistica e, al contempo, di un duetto. Giocando con le riflessioni sul nostro passato, abbiamo provato a immaginare le possibili vite che avremmo potuto vivere in precedenza, ed è così che abbiamo tradotto questa dualità sulla scena. La scenografia di Zdravka Ivandija Kirigin (che firma anche i costumi), perciò, ha un ruolo attivo, in quanto sostiene questa duplice struttura dello spettacolo.”
Petra Valentić: “In ‘Parte Parte’, il pubblico ha l’opportunità di scegliere da quale dei due lati assistere alla performance, ma ciò non comporta due visioni completamente diverse. Uno dei nostri obiettivi è stato, appunto, quello di trovare una totale coerenza tra le nostre esibizioni individuali dai due lati dello spazio. Il lavoro allo spettacolo si è concentrato fin da subito su tutti gli elementi della performance simultaneamente – dalla coreografia da noi ideata, alla musica di Miro Manojlović, al disegno luci di Anton Modrušan, alla fotografia di Jelena Janković, ai costumi, alla scenografia – che così diventano inseparabili, facendo parte di un complesso unito. Infatti, oltre al discorso sulla scenografia, va sottolineato che la musica ci accompagna sin dall’entrata in scena, mentre le luci, ad esempio, creano un’atmosfera assai intima.”

Quale reazione cercate di ottenere dallo spettatore?
Petra Valentić: “Come nel caso di altri spettacoli di danza, non abbiamo formulato a priori una reazione del pubblico a cui puntare. Per noi è importante dar vita a un lavoro che guidi lo spettatore dall’inizio alla fine della performance, stimolando la sua percezione di quanto accade in scena e creando un allestimento che rappresenti fedelmente il concetto di base. Senza entrare nel merito del giudizio finale del pubblico, il nostro obiettivo rimane sempre quello di innescare un’esperienza piacevole per lo spettatore.”
Petra Chelfi: “Proprio per questi motivi, ‘Parte Parte’ è una performance molto ‘atmosferica’, che mira a una partecipazione emotiva della platea. Di conseguenza, anche le associazioni mentali variano molto da spettatore a spettatore.”

Oltre all’HKD di Fiume, in quali altri luoghi avete finora rappresentato “Parte Parte”?
Petra Valentić: “Dopo il debutto a luglio dell’anno scorso a Sanvincenti, presso il Centro mediterraneo di danza (MPC), ci siamo esibite per due volte a Zagabria, al Centro di danza (ZPC), nonché a Zara, al Teatro dei burattini, e poi di nuovo, quest’estate, a Sanvincenti, dove tutto è iniziato.”

In che modo lo spettacolo si è sviluppato nel corso delle repliche?
Petra Chelfi: “Sicuramente, come in genere capita nel caso di spettacoli di danza, con le repliche accumulate siamo riuscite a ‘stabilizzare’ la performance. Non c’è stata alcuna rivelazione particolare, ma trattandosi di uno spettacolo ‘vivo’, esso continua a respirare e a evolversi con ogni nuova esibizione.”

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