Una firma congiunta per salvare il passato

Le CI di Rovigno, Valle, Dignano, Gallesano, Sissano e Fasana hanno formalizzato la richiesta d’iscrizione dell’istrioto nel Registro dei beni culturali della Croazia

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Una firma congiunta per salvare il passato

Una firma congiunta affinché il futuro salvi il passato. Le Comunità degli Italiani di Rovigno, Valle, Dignano, Gallesano, Sissano e Fasana ieri sera hanno formalizzato la richiesta d’iscrizione dell’istrioto (nelle varianti parlate nelle varie aree) nel Registro dei beni culturali della Croazia.

 

 

Lingua altamente a rischio
Va detto che l’Unesco ritiene l’istrioto idioma a rischio, anzi, come si legge nell’Atlante delle lingue a rischio è “severaly endangered”, quindi altamente a rischio. Le varianti parlate a Rovigno, Valle, Dignano, Gallesano, Sissano e Fasana sono limitate a circa duemila parlanti, non tutti residenti sul territorio. Si tiene conto anche di quanti hanno lasciato l’Istria nel dopoguerra, quindi, il numero “in casa”, scende.

Nella richiesta al Ministero della Cultura e dei Media si legge che la parlata a Rovigno, Dignano e Fasana è più fragile che altrove, in quanto a Gallesano, Sissano e Valle l’idioma è più in uso nella quotidianità. Se la parlata permane lo si deve a quanti continuano a usarla privatamente, ma anche alle Comunità degli Italiani di riferimento, agli asili e alle Scuole elementari e medie superiori italiane, al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno e varie associazioni.

Il nuovo sito del Festival dell’istrioto

Le iniziative che promuovono l’idioma
Non da ultimo, ricordiamo alcuni contenuti, promossi dalle stesse Comunità degli Italiani per dare ossigeno all’idioma. Citiamo il Festival dell’istrioto, promosso dal sodalizio sissanese, i Premi letterari “Favelà” (Dignano), “Michele della Vedova” (Gallesano) e “Favelando ala ruvignisa” (Rovigno). Significativo pure il ruolo dell’Unione Italiana, che nel Concorso Istria Nobilissima prevede categorie per scritti negli antichi idiomi. Quindi, il materiale scritto non manca, in quanto nel corso di tali manifestazioni c’è stata una bella produzione. Poi ci sono produzioni (ovvero libri) pubblicati al di fuori di concorsi e che a loro volta testimoniano la ricchezza e la varietà linguistica di quest’area. Infine, c’è chi l’istrioto l’ha studiato a fondo (citiamo Pavao Tekavčić, Mirko Deanović, Žarko Muljačić, Goran Filipi e Barbara Buršić-Giudici). Si dispone, inoltre, di vocabolari e non da ultimo il progetto DERSII “Documentazione e rivitalizzazione dei sei idiomi istrioti” è volto alla salvaguardia delle parlate.

 

I firmatari
Ieri sera, in quel di Sissano, hanno posto la firma sulla richiesta di quello che si potrebbe definire un salvagente per l’istrioto, quindi, i rappresentanti delle Comunità degli Italiani “Armando Capolicchio” di Gallesano (Diriana Delcaro Hrelja), “Pino Budicin” di Rovigno (David Modrušan), Sissano (Paolo Demarin), Valle (Fabrizio Fioretti), Dignano (Cristina Demarin) e Fasana (Antonio Devescovi).

 

Riconoscimento istituzionale
Abbiamo chiesto a Paolo Demarin, della CI di Sissano, promotrice del Festival dell’istrioto, una considerazione su quest’azione congiunta. “Stiamo procedendo su quello che era stato uno dei compiti che con il Festival dell’istrioto ci eravamo prefissi e cioè l’inoltro della modulistica necessaria per fare ottenere all’idioma lo status di bene culturale immateriale. Vorrei ringraziare Isabella Matticchio e Matija Drandić, che hanno investito nella preparazione la loro competenza e il loro sapere e che ci sono stati di grandissimo aiuto. Inoltre, devo ringraziare Lidija Nikočević, della Commissione, il cui aiuto a sua volta ci è stato prezioso. Che cosa otterremo? Un riconoscimento istituzionale, che è un tassello in più nel mosaico dell’importanza dei dialetti e nella loro salvaguardia. Noi facciamo quello che possiamo; è molto importante parlare, usare, mantenere in vita questi idiomi. C’è una sorta di rinascita, anche se per molto tempo il parlarli ci ha messo in una certa posizione di inferiorità. Non è più così. La gente parla l’istrioto, lo tramanda e il mio invito è quello di parlarlo”.

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