Una compenetrazione di arti ed esperienze

L’ascolto della sinfonia lisztiana si è avuto in contemporanea alla visione di alcuni filmati, alla recitazione dei versi del poema, a cui sono stati intercalati numeri di danza moderna

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Una compenetrazione di arti ed esperienze

Terza e ultima serata (terza in ordine di tempo, prima per importanza e rilievo artistico) che la Comunità degli Italiani di Pola ha dedicato a Dante Alighieri nel settecentesimo anniversario della morte. Si è conclusa così, sabato sera, la tre giorni di arte, spettacolo, istruzione, svago e cultura nel senso più ampio del termine “IncamminiamoCI: Pola incontra Dante”. Il progetto è nato da un’idea della presidente Tamara Brussich ed è stato ulteriormente sviluppato da Chiara Jurić Božac, Paola Živolic Zec, Alessandro Lakoseljac Ukmar e Teo Banko col supporto dell’Unione Italiana e dell’amministrazione municipale. Una tre giorni in continuo crescendo, che dopo la presentazione dei laboratori letterario artistici degli asili e delle scuole italiane, ha raggiunto l’apoteosi nello spettacolo scenico musicale e cinematografico diretto dalla responsabile del Settore cultura, Chiara Jurić Božac. Protagonisti indiscussi della serata due geni della letteratura e della musica mondiale e le rispettive opere: Dante Alighieri con la sua “Divina commedia” e Franz Liszt con la sua Sinfonia Dante.

 

Un’esperienza sensoriale

Per il pubblico un’esperienza sensoriale plurima altamente gratificante: l’ascolto della versione integrale della sinfonia lisztiana si è avuto in contemporanea alla visione di alcuni filmati a titolo descrittivo della composizione orchestrale, ma anche in abbinamento alla recitazione dei versi del poema, a cui sono stati intercalati numeri di danza moderna. Il tutto ispirato alla dannazione e alla beatitudine eterna degli uomini che hanno scelto oppure voltato la faccia a Dio. Nel ruolo di attori, cinque giovani di talento “presi in prestito” dalle scuole italiane di Pola: Gaia Stojšić, Oscar Penso, Faik Ljatifi, Liubov Brendeleva e Aurora Osmani, istruiti nella pronuncia e nella recitazione dal professore di lingua e letteratura italiana Alessandro Lakoseljac. Le due ballerine in scena, prima dannate, poi purgate e infine beate, Erika Filiplić e Dora Pajić. Nessuna interruzione per l’ascolto della Sinfonia Dante: i versi, i filmati, la danza e la succinta narrazione a titolo esplicativo dello spettacolo, sono stati abilmente affiancati alla musica affinché non si riducesse a una mera colonna sonora della recitazione. Né d’altronde, la recitazione e la danza sono stati semplici accessori del poema sinfonico. Piuttosto si è trattato di una compenetrazione di arti, percezioni ed esperienze.

Inferno, Purgatorio e Paradiso in danza: Erika Filiplić e Dora Pajić

Dante e Liszt: la sensibilità dei geni

Chiara Jurić ha fornito una contestualizzazione della nascita delle due opere, e la giustificazione dell’accostamento: “Come Dante è stato il padre della lingua italiana, così Liszt è stato un personaggio di primo piano della storia della musica. Li accomuna quello che di solito accomuna tutti i geni: la smisurata sensibilità, l’umiltà e il dolore”. Liszt e Dante hanno condiviso la drammatica esperienza dell’esilio, che è sempre una condanna e raramente conosce sollievo. Chi lascia la propria terra per costrizione, senza speranza di rivederla e riappropriarsene, è sempre privato di una larga parte del proprio essere. Il dolore, tuttavia, si traduce in maestosa arte.

Liszt iniziò a comporre la sua sinfonia dantesca nel 1855 all’epoca in cui il genere della musica a programma viveva una vasta diffusione. Inizialmente si propose un’articolazione in tre movimenti, uno per cantica, ma venne dissuaso da Richard Wagner. Secondo la concezione di quest’ultimo, essendo il paradiso regno di Dio, non era “rappresentabile” né comunicabile se non per esperienza diretta dell’anima. In sostituzione a questo terzo tempo “inesplicabile”, l’autore compose un Magnificat di voci esclusivamente femminili, delineando, se non il Paradiso, certamente una “conclusione serena e trasfigurata, poggiante su accordi di eterea leggerezza”.

Chiara Jurić Božac e il gruppo dei recitatori

Dedica a Wagner

La dedica della sinfonia a Wagner era doverosa: “Come Virgilio per Dante, nello stesso modo tu mi hai insegnato la strada attraverso le misteriose contrade dei sublimi e soprasensibili mondi dei suoni: dal più profondo del cuore salga a te il grido ‘Tu sei lo mio maestro e il mio autore’ consacrandoti questo lavoro con immutabile appassionata devozione”. Quanto ai filmati, ne abbiamo visti tre, in perfetta fusione con gli spartiti musicali. I primi due storici e concorrenti: il cortometraggio Helios Film di Velletri (25 quadri animati) e il lungometraggio di Milano Film (il primo della storia del cinema italiano), entrambi muti ed entrambi ispirati all’Inferno. Un ultimo video di produzione recente con Robin Williams nel ruolo di protagonista “What dreams may come” è stato scelto per descrivere il gran finale del poema sinfonico ispirato al paradiso. Per la cronaca, la serata ha avuto inizio con i saluti della presidente della Comunità degli Italiani di Pola, Tamara Brussich. Tra il pubblico anche il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva. A fine spettacolo, gli autori hanno omaggiato gli artisti con libri di letteratura.

Tamara Brussich e Alessandro Lakoseljac Ukmar omaggiano gli artisti

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