
“La scommessa di Joh” è il titolo del libro di Paolo Brencella presentato ieri alla Comunità degli Italiani di Fiume nell’ambito della Settimana della cultura fiumana, nel quale l’autore racconta la storia di suo nonno e di suo padre. Come spiegato dal moderatore della presentazione, Adriano Scabardi dell’AFIM, questa biografia romanzata consiste in tre libri di quasi mille pagine. Paolo Brencella non è uno scrittore di professione, ma un architetto, anche se nutre molteplici interessi ed è anche autore di un fumetto del quale ha scritto la storia e fatto i disegni. Brencella ha deciso di scrivere il suo libro dopo la morte di suo padre alla fine degli anni Novanta allo scopo di conservare la memoria delle straordinarie vicende e avventure che hanno costellato la vita del nonno e del padre. Il libro copre una cinquantina di anni dall’inizio del Novecento al secondo dopoguerra e inizia con un Joh (Johannes in latino e tedesco) diciottenne pieno di voglia di vivere e di viaggiare, che se ne va negli Stati Uniti e poi in Oriente tornando dopo diversi anni a casa, in un piccolo villaggio vicino a Pisino. Scabardi si è soffermato poi a spiegare le origini del nome Joh. “La madre di Johannes era di famiglia croata e siccome Joh era un bambino birichino, sua mamma aveva l’abitudine di imprecare ‘Joh je meni!’, per dire ‘che cos’hai combinato!’. Così, i suoi amici iniziarono a chiamarlo Joh, mentre in famiglia era Nino, da Giovanni”. Una volta a casa, venne a sapere della morte di sua madre e del nuovo matrimonio di suo padre. Non era contento di avere una matrigna, ma gli piaceva la sorella della nuova moglie di suo padre e qualche tempo dopo la sposò. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale lo chiamano alle armi e se ne va sul fronte russo dove lo fanno prigioniero e lo mandano fino al confine con la Cina. La Russia si ritira poi dalla guerra in seguito alla Rivoluzione d’ottobre e Joh torna a casa, dove lo attendono sua moglie e sua figlia. Decide poi di trasferirsi a Fiume per evitare di essere chiamato sul fronte occidentale e diventa giardiniere del conte Rinaldi, che gli permette di tenersi tutto ciò che coltiva. Nel 1919 arriva D’Annunzio e nasce il padre di Paolo Brencella, Ivo.
Il secondo volume inizia con il Ventennio. All’epoca Joh è benestante, ha degli appartamenti e compra un terreno a Cosala, dove costruisce una villa per la sua famiglia. Il conte Rinaldi trasmette l’amore per l’aeronautica a Ivo, il quale qualche anno dopo fa il servizio di leva in aeronautica. Torna a Fiume e trova lavoro al Silurificio Whitehead, al che scoppia la Seconda guerra mondiale e lo mandano a Rodi come pilota. Riesce a sopravvivere e torna a Fiume nel 1943, occupata dai tedeschi, e continua a lavorare al Silurificio. Il terzo volume inizia dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando lavora ancora al Silurificio, ma non è contento della situazione e decide di andarsene a Torino. Nel 1946 nasce l’autore della biografia, Paolo Brencella e più tardi anche il nonno se ne va a Torino.
L’autore ha spiegato che il suo libro è una biografia romanzata su un tessuto solido e preciso di fatti storici. Ci sono però dei dialoghi per esprimere i sentimenti delle persone che vi sono descritte. Questi dialoghi sono in dialetto fiumano e in croato, siccome la mamma del nonno era croata, ma in famiglia parlava in italiano. “Nell’Impero austroungarico c’era un’osmosi di culture e tutti parlavano più lingue – ha osservato Brencella –. Ho voluto scrivere questo libro affinché mio figlio potesse conoscere la storia delle sue origini”, ha concluso l’autore.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.