Un volume su Salvore e il suo ricco territorio

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Un volume su Salvore e il suo ricco territorio

SALVORE | La Comunità degli Italiani di Salvore ha ospitato nei giorni scorsi la presentazione del libro “Stanzia Grande di Salvore”, opera della scrittrice e traduttrice Marina Petronio di Trieste. Ad affiancare per l’occasione l’autrice, sono stati Massimo Gobessi, giornalista, scrittore e curatore della trasmissione radiofonica “Sconfinamenti”, trasmessa dalla Sede regionale RAI, e la prof.ssa Marina Paoletić. Gobessi ha introdotto l’argomento della serata con una panoramica iniziale sull’epoca storica in questione, mentre la prof.ssa Paoletić ha parlato in generale di Salvore e del suo territorio. Come ha sottolineato l’autrice, la stesura di quest’opera è stata tutt’altro che facile, dal momento che le fonti storiche dalle quali attingere sono pochissime, considerando che l’archivio di Umago è andato distrutto in passato in diversi incendi. In ogni caso, per Marina Petronio sono state fondamentali le testimonianze dei parenti del dr. Gianni Slavich, discendente della famiglia Cesare, le foto d’epoca e le pubblicazioni edite dalla “Famiglia Umaghese”, e il periodico “Umago Viva”. Obiettivo del volume, a detta dell’autrice, è riportare alla memoria un frammento di storia sconosciuto ai più, quello della famiglia Cesare, che ha lasciato tracce non soltanto a Salvore, ma anche a Trieste, dove questi imprenditori hanno costruito il Bagno Excelsior, il Bagno della Diga e fondato la Compagnia di Navigazione a vapore istriana. Tutto inizia da e con Carlo Cesare, nato a Trieste nel 1813, ma cresciuto ad Alessandria d’Egitto, dove ebbe grande fortuna nell’edilizia, negli investimenti immobiliari, ma anche in qualità di armatore. In quegli anni, Alessandria e l’Egitto guardavano all’Europa come a un riferimento importante per la cultura, per i progressi nelle scienze, per lo sviluppo commerciale, e a piano a piano la città acquistò importanza come porto e sede d’affari per molti stranieri che vi si trasferirono. In particolar modo gli italiani erano fortemente presenti ad Alessandria ed erano tenuti in grande considerazione, tanto che la lingua italiana era diffusa a corte e nella buona società. In quest’ambiente ricco di stimoli e fortemente cosmopolita, Carlo Cesare creò la sua fortuna e la sua famiglia, sposando Giuseppina Pardini, d’antica famiglia toscana, e mettendo al mondo otto figli. Nel 1864 la famiglia fece ritorno a Trieste, dove si distinsero tutti come imprenditori dotati di grande fiuto per gli affari.
Come già affermato prima, i Cesare costruirono il Bagno Excelsior e il Bagno della Diga, e fra i primi capirono e sfruttarono la nuova tecnologia applicata alla navigazione a vapore, creando dal nulla la Compagnia di Navigazione a Vapore Istriana, con una flotta di otto piroscafi che coprivano le tratte tra Trieste, l’Istria e la Dalmazia. Alla fine del XIX secolo, grazie anche alla facilità degli spostamenti resa dai nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione, era facile raggiungere le coste istriane; infatti, non soltanto si potevano utilizzare i vaporetti o i taxi, ma erano attive anche due linee ferroviarie: una che raggiungeva Pola e una, la Parenzana, che passava per Capodistria, Isola, Pirano, Sicciole, Salvore e proseguiva per Buie fino a Parenzo. Anche a Salvore, come in molte altre località costiere, si preparava una stagione prospera d’investimenti alberghieri, di ville austro-ungariche e di residenze sul mare. Seppure all’inizio dell’Ottocento la nobiltà possedesse gran parte dei possedimenti terrieri locali, l’incuria e l’inettitudine, come leggiamo nel libro della Petronio, avevano ridotto in abbandono e nella desolazione gran parte di queste proprietà che vennero lentamente alienate in favore di proprietari più attivi e intraprendenti, ovvero a favore del ceto medio sorto dai traffici e dalla navigazione. In questo modo, alla fine del XIX secolo, questa nuova classe di arricchiti aveva tratto nelle proprie mani gran parte della ricchezza territoriale del Paese. Stanzia Grande viene citata per la prima volta nel Catasto Franceschino negli anni 1818-19, sotto il nome di “Borosia”, vasta proprietà appartenente alla famiglia Borisi, che comprendeva una casa colonica con dei casolari. Tra i vari passaggi di proprietà, Stanzia Grande appartenne alla famiglia Fabris e comprendette una casa signorile, una casa colonica, stalle e una bigatteria per l’allevamento dei bachi da seta. Nel 1877, trovandosi in difficoltà economiche, i Fabris vendettero Stanzia Grande a Carlo Cesare, stabilendo però che il de Fabris assumesse l’incarico di amministratore della tenuta. Dopo l’acquisto, la tenuta venne rinominata “Villa Cesare” e vennero apportate alcune modifiche; nel 1920 venne ulteriormente restaurata. Il fabbricato era costituito da un corpo principale con loggetta antistante e da una torre. Contava 40 stanze, molte con pareti affrescate; al piano terra vi era una sala con biliardo, al primo piano un salone per i ricevimenti in stile veneziano e pareti affrescate. La torre aveva merlature neogotiche, come la facciata della casa e quattro piani, dalla sommità si poteva godere di uno splendido panorama sul golfo di Pirano e fino a Trieste. Vicino al corpo principale si trovavano ancora una bigattiera, per l’allevamento dei bachi da seta, una falegnameria, magazzini, granai e una grande cantina, nonché una casa colonica con forno, porcile, pollaio e stalle. Il tutto era circondato da uno splendido giardino coltivato con fiori, verdure e alberi da frutta che fecero in modo che Villa Cesare fosse considerata una delle più belle dimore della costa istriana. Attorno alla Stanzia si estendevano le campagne ben coltivate e i Cesare possedevano non solo una spiaggia privata, ma anche un piccolo stabilimento balneare nel porto di Salvore. Stanzia Grande costituì per anni anche un punto di riferimento della comunità religiosa locale: infatti, durante le Rogazioni a Salvore, ovvero le processioni in preghiera che si svolgevano per propiziare i raccolti e allontanare la cattiva sorte, la Stanzia era compresa nell’itinerario religioso. Durante la Seconda guerra mondiale i Cesare abbandonarono Salvore e nel 1943 la villa divenne sede della guardia costiera tedesca. Nel 1945 venne occupata dalla Marina militare jugoslava e i militari vi rimasero per decenni, anche dopo che la guerra si era conclusa. Con il passare del tempo purtroppo, la Villa cadde in uno stato di totale abbandono, l’acqua piovana iniziò a infiltrarsi dal tetto cancellando gran parte degli splendidi affreschi, e la pavimentazione veneziana venne tolta finendo chissà dove. Proprio dalla Villa partirono i primi soccorsi al piroscafo San Marco, affondato al largo della costa dagli aerei angloamericani, che provocarono la strage di 150 civili. Il terreno circostante fu usato per molti anni dall’ex Fabbrica di cemento per lo sfruttamento minerario, mentre negli anni ‘70 del secolo scorso divenne set cinematografico per le riprese del film “La croce di ferro”, del regista Sam Peckinpah. Altre proprietà situate nei dintorni di Villa Cesare e appartenute ad altri membri di quest’importante famiglia, furono Villa Lotta, nota oggi come Villa Ana e trasformata in residenza per turisti, e Villa Ziani, anch’essa divenuta pensione turistica. Nel 1947 un atto governativo stabilì l’espropriazione della proprietà che venne suddivisa tra coloni e lavoratori. Oggi la Stanzia è classificata come “bene abbandonato”, ma è oggetto d’interesse di un possibile restauro. L’autrice auspica, in chiusura, che questo avvenga nella maniera più fedele possibile. Al termine di quest’interessante presentazione è intervenuto il presidente della CI di Salvore, Silvano Pelizzon, ringraziando sentitamente tutti gli intervenuti, relatori e pubblico, tra cui anche Silvio Delbello di Trieste e la vicesindaco di Umago, Floriana Bassanese Radin, sottolineando l’importanza di queste ricerche storiche che mettono in luce tanti aspetti interessanti del nostro territorio e augurandosi che, anche grazie alla lettura di questo libro, cresca l’interesse per l’approfondimento di altre tematiche che riguardano Salvore, un territorio ricco di storia.

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