Un tributo personale alla terra natale

Nel sodalizio di Buie serata di cultura e storia con la presentazione del volume di Denis Visintin sull’agricoltura nel Buiese

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Un tributo personale alla terra natale
La presentazione alla CI di Buie

La Comunità degli Italiani di Buie, in collaborazione con la locale UPA, ha ospitato una serata culturale dedicata alla presentazione del volume “L’agricoltura nel Buiese – L’età veneziana e le trasformazioni ottocentesche”, scritto dallo storico e giornalista del nostro giornale Denis Visintin.

L’evento, inaugurato da Lena Korenika, presidente del sodalizio, ha visto la partecipazione di numerose personalità di spicco della cultura e della politica regionale, confermando l’importanza di questa opera per la valorizzazione del territorio istriano. Korenika ha espresso l’onore di poter accogliere la presentazione di un’opera così significativa per la storia locale. Il volume, edito dalla Società di studi storici e geografici di Pirano, rappresenta il settimo della collana “Fonti e studi per la storia dell’Adriatico Orientale” ed è stato curato da un comitato di redazione composto, oltre che dal presidente e dall’autore, pure da Marina Paoletić, Chiara Vigini ed Eva Vocci. La copertina, impreziosita da un dipinto dell’artista Amina Konate, raffigurante Portole, che vede pure sullo sfondo Buie e i suoi terrazzamenti coltivati intorno al centro urbano, accompagna l’intero progetto grafico curato da Chiara Quaglia, con fotografie di Gianfranco Abrami e Miranda Legović.

Lena Korenika, Tanja Šuflaj, Furio Bianco, Denis Visintin e Gianfranco Abrami

Una vasta gamma di argomenti
Il volume, composto da 190 pagine, tratta una vasta gamma di argomenti legati alla storia e all’economia rurale, tra cui le terre feudali, le rendite e le decime, l’organizzazione comunitaria, gli statuti e le normative che regolavano la vita interna delle comunità. Viene analizzata anche la struttura demografica, la circolazione della ricchezza, le locazioni, il paesaggio agrario e le principali attività agricole, come la produzione di grano, la viticoltura, l’olivicoltura e la gelsicoltura. Sono inoltre approfonditi temi quali le attività collaterali, gli avvicendamenti colturali, il catasto, la produttività dei terreni, i boschi e il patrimonio zootecnico.
Dopo l’introduzione della presidente Korenika, Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana, ha evidenziato la centralità del tema dell’agricoltura per il Buiese, un’area che ha sempre offerto prodotti di eccellenza e che, nel corso del tempo, ha saputo modernizzarsi pur mantenendo salde le proprie radici. Tremul ha ringraziato Visintin e tutti i collaboratori per il loro contributo alla realizzazione di questo volume, ricordando come l’agricoltura non sia solo una pratica economica, ma anche un mezzo per preservare la cultura e l’identità di un territorio.
L’archeologa Tanja Šuflaj, che ha fatto pure da moderatrice, ha sottolineato l’importanza di non dimenticare opere di tale rilievo, ma anzi di renderle accessibili al pubblico. Ha ricordato come l’idea della presentazione sia nata durante le visite guidate per Buie al vecchio oleificio e al cimitero monumentale di San Martino, durante le quali Visintin aveva già con sé il volume, stampato nel 2019 ma mai presentato a causa della pandemia. È stata Martina Dussich, della CI di Buie, a cogliere l’opportunità di presentarlo nella città natale dell’autore.

Tanja Šuflaj

Impegno e passione
La Šuflaj ha inoltre letto l’intervento di Ivan Zupanc che ha partecipato all’incontro via streaming da Zagabria in quanto per forze maggiori non è potuto essere presente. Lo scritto di Zupanc ha offerto un affascinante viaggio nel processo di ricerca e nella creazione di un’opera che non è solo un contributo scientifico alla storia agricola del Buiese, ma anche un tributo personale alla terra natale dell’autore. Attraverso la descrizione accurata del percorso di studio di Visintin, Zupanc evidenzia l’impegno e la passione che hanno guidato l’autore nella scelta di un tema di ricerca apparentemente controcorrente rispetto alle tendenze dominanti negli studi storici dell’epoca.
La decisione di Visintin di concentrarsi sul XIX secolo, per poi ampliare il suo sguardo su periodi e aree geografiche più vaste, mostra una progressiva evoluzione del suo interesse per il Buiese, un territorio con cui aveva un forte legame familiare e affettivo. Il lavoro di ricerca che Visintin ha portato avanti dal 1990, con la pazienza di chi sa che la storia richiede tempi lunghi e un’attenzione meticolosa, non si è limitato alla consultazione di archivi e fonti scritte. Come sottolinea Zupanc, Visintin ha anche svolto un’importante indagine sul campo, osservando direttamente il paesaggio agricolo e i segni di antiche pratiche agrarie che, pur rare, erano ancora visibili.
Zupanc ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza dei contributi fotografici al libro, che arricchiscono la narrazione storica e offrono una rappresentazione visiva del paesaggio e delle persone che lo abitano. La presenza di abitanti del luogo, come Stelio Basanesse, ultima figura rappresentativa della tradizione agricola di Portole, aggiunge una dimensione umana alla narrazione, rendendo il libro non solo un’opera scientifica, ma anche un omaggio vivo e personale a un paesaggio e a una cultura in via di trasformazione.

Il volume

Il ruolo della tradizione
A leggere il testo di Kristjan Knez, impossibilitato a presenziare, è stata la segretaria della Società editrice, Marina Paoletić. L’intervento di Knez si inserisce in un contesto di riflessione profonda sul ruolo della tradizione, del paesaggio e dell’identità in relazione ai cambiamenti storici e moderni. Prendendo come spunto il lavoro di Visintin, Knez ha sottolineato l’importanza di una prospettiva di lungo periodo per comprendere lo sviluppo agricolo in Istria, in particolare durante i secoli di dominazione veneziana, e il suo influsso sulla società locale. Nonostante il titolo del volume faccia esplicito riferimento all’agricoltura, l’opera va ben oltre, tracciando un quadro che abbraccia la vita sociale e culturale dell’epoca, ponendo in luce come la Repubblica di San Marco abbia lasciato un’eredità indelebile non solo nei centri urbani, ma anche nelle aree rurali. L’agricoltura, le consuetudini e i ritmi della terra avevano resistito fino a poco tempo fa, quando un progresso sempre più aggressivo ha cominciato a minacciare questo equilibrio. La cementificazione, il turismo di massa e la globalizzazione sono visti da Knez come i principali fattori che stanno erodendo il paesaggio, omologando le specificità culturali piuttosto che valorizzarle. Tuttavia, Knez non manca di sottolineare la presenza di movimenti contrari a questa tendenza, che cercano di riportare l’attenzione verso la tipicità locale e un rapporto più rispettoso con la terra.

Marina Paoletić

Un lungo percorso di ricerca
L’intervento di Furio Bianco ha messo invece in luce sia la soddisfazione personale per il lavoro del suo ex studente, sia l’importanza metodologica del libro nel contesto degli studi storici sulla regione del Buiese. Bianco, che ha seguito Visintin durante i suoi anni di studio, riconosce il rigore e l’impegno che hanno caratterizzato la tesi e il lungo percorso di ricerca che ha portato alla pubblicazione anche di questo volume, un lavoro che rappresenta il culmine di anni di studio e di approfondimento nei vari archivi storici. Un punto centrale dell’intervento di Bianco è l’enfasi posta sulla diversità che caratterizza il territorio del Buiese. Queste diversità, come spiega Bianco, sono di natura geo-morfologica, orografica e pedologica, ma anche di carattere istituzionale e amministrativo. Le differenze tra le varie zone non riguardano solo il paesaggio fisico, ma si riflettono anche sugli assetti economici e sociali. Feudi, castelli e terre seguivano dinamiche politiche differenti che hanno influenzato lo sviluppo agricolo e la distribuzione delle risorse. Questa complessità è stata ben evidenziata da Visintin nel suo studio, che riesce a cogliere le peculiarità economiche e culturali dei diversi villaggi del Buiese. Uno degli aspetti più interessanti del libro, come sottolineato da Bianco, è l’analisi della partitura del paesaggio e delle attitudini culturali dei vari centri abitati.
Bianco ha elogiato in particolare il capitolo dedicato alla viticoltura e al commercio del vino, che a suo avviso rappresenta uno degli aspetti più riusciti del volume. Il libro di Visintin esamina attentamente questi processi, mostrando come abbiano avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione economica del Buiese e nella formazione delle identità culturali locali. In sintesi, Bianco ha offerto una lettura integrata del volume di Visintin, sottolineando l’accuratezza metodologica dell’autore messa in un volume che rappresenta una risorsa fondamentale per chi desidera approfondire la storia agricola e sociale di una regione tanto diversificata e per chi è interessato a comprendere come le differenze territoriali abbiano modellato il paesaggio e la vita delle comunità locali.

Furio Bianco

Promotore della storia e della cultura
Denis Visintin, visibilmente emozionato, ha ringraziato Bianco per la passione trasmessagli durante gli anni di studio, così come tutti i collaboratori che hanno contribuito alla pubblicazione e alla presentazione dell’opera. Nato a Umago nel 1967, Visintin è cresciuto a Buie e ha dedicato la sua vita allo studio e alla promozione della storia e cultura del territorio istriano. Laureatosi in storia presso l’Università di Trieste nel 1995, ha ottenuto l’equipollenza del titolo all’Università di Zagabria nel 2003. Ha avviato la sua carriera come insegnante presso la SMS “Leonardo da Vinci” di Buie e altre scuole italiane locali, ma il suo contributo più significativo è arrivato nel 2002, quando è stato nominato direttore del Museo civico di Pisino, gestendo anche le sedi distaccate e il Sentiero didattico “Foiba di Pisino”.
Visintin ha partecipato attivamente alla vita culturale e scientifica della regione, promuovendo convegni e mostre, e pubblicando numerosi saggi e articoli storici. È stato tra i fondatori della Società di studi storici e geografici di Pirano e ha ricoperto ruoli chiave in varie istituzioni culturali e amministrative. La sua passione per l’arte lo ha portato a ideare e organizzare numerose mostre artistiche e storiche, nonché a collaborare con diverse realtà culturali. Oltre al suo lavoro come storico e curatore, è attualmente giornalista del nostro quotidiano, continuando il suo impegno nella promozione della storia e cultura dell’Istria attraverso l’inserto “Inpiù/Storia e ricerca”. Il suo percorso professionale, segnato da una continua attenzione alla conservazione e divulgazione della memoria storica, lo rende una figura di spicco nel panorama culturale istriano.
Tra le personalità presenti in sala il vicesindaco della Città di Buie eletto tra le fila CNI, Corrado Dussich, l’Assessore alla cultura e territorialità della Regione Istriana, Vladimir Torbica, la soprintendente ai beni culturali per la Regione Istriana Lorella Limoncin Toth, il vicepresidente dell’associazione triestina delle Comunità istriane Giorgio Tessarolo, Elvis Orbanić dell’Accademia croata delle Scienze e delle Arti ed ex direttore dell’Archivio di Stato di Pisino, l’ex ambasciatore croato a Roma, Drago Kraljević, e Franco Biloslavo, segretario della Comunità di Piemonte d’Istria a Trieste e altri esponenti del mondo accademico e culturale in un evento di grande rilevanza che ha saputo riunire storia, cultura e identità in una serata memorabile.

Corrado Dussich, Drago Kraljević, Maurizio Tremul e Vladimir Torbica

Non sono mancati due intermezzi musicali del duo Dante e Anita, che hanno proposto brani tradizionali del territorio. Il volume è stato realizzato con il sostegno finanziario della CI “Giuseppe Tartini” di Pirano, dell’Unione Italiana e dell’Università Popolare di Trieste, nonché con il contributo della Regione del Veneto e con il supporto del Comitato di Padova dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Il duo “Dante e Anita”
Lena Korenika
Maurizio Tremul
Gianfranco Abrami
Denis Visintin

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