Un tributo molto speciale al grande Sergio Endrigo

Messo in scena alla Comunità degli Italiani di Pola da Aleksandar Švabić e interpretato egregiamente dall’attore Borko Perić, che ha anche cantato

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Un tributo molto speciale al grande Sergio Endrigo

Intervista a Sergio Endrigo sabato sera alla Comunità degli Italiani di Pola per una serata sperimentale e sui generis contrassegnata da un esordio che di primo acchito ha suscitato perplessità, ma che di momento in momento è, invece, finita per conquistarsi l’apprezzamento e i pieni favori del pubblico. Dubitare è lecito, quando agli astanti la figura del grande cantautore è sacra, quanto mai per la sua appassionata poetica musicale e la profondità dell’interpretazione artistico-sentimentale conferita al legame con la città natale, al dramma dell’esodo che l’ha colpita, svuotata e privata della sua anima identitaria italiana. Chi invece ha osato accogliere la sfida è l’attore croato Borko Perić, che di fronte a un pubblico italofono indubbiamente esigente, è andato da sedia a sedia, vestendo i duplici panni di Sergio Endrigo e del suo bizzarro e immaginario intervistatore, ammettendo i salti mortali compiuti per portare in scena una buona interpretazione in lingua italiana. Se l’è cavata egregiamente con coraggio e talento nel saper catturare ogni simpatia prendendosi gioco del proprio “imbarazzante” difetto, tant’è vero che le credenziali ci sono eccome, guadagnate in una carriera contrassegnata da riconoscimenti internazionali e tre Arene d’oro conferite alla rassegna cinematografica all’Arena.

 

Il tributo a Sergio Endrigo, messo in scena con la regia di Aleksandar Švabić, in maniera tale da offrire un incipit volutamente titubante, è andato in crescendo con lo scambio continuo tra parentesi recitatorio-interpretative e quelle canoro-musicali affidate ad Alen Matošević Toppsy e Alessio Giuricin, che chitarra alla mano – strumento per eccellenza del cantautore italiano – si sono aggiudicati altrettanti favori e applausi a scena aperta.

Come raccontare Sergio Endrigo e non incappare in errori irriverenti? Cominciando dall’infanzia, al punto da essere stati in grado di fare incetta di aneddoti di vita, personaggi e momenti polesani splendidamente riconoscibili: l’odore del metallo della fabbrica lucchetti dove lavorò mamma Claudia Smareglia, le sculture imposte dal “regime” a papà Romeo Endrigo, le visite del fanciullo all’osteria de Bepi Mustacia, il fischio d’allarme per i bombardamenti del 1944, l’esodo dalla città dell’Arena, che si identifica in “1947”, il brano che meglio interpreta il dolore di un’intera popolazione e la perdita di quella “strada fiorita della gioventù”, da eleggere a testamento di memorie per le ignare generazioni a venire. Quindi assieme a Endrigo, ci si è spostati a Brindisi, per una carriera d’allievo poco promettente, poi a Venezia, tra storie di amori vissuti, comprati e perduti, arrivando al matrimonio con Lula (Maria Giulia), alle esibizioni nelle balere, oasi di wisky e spensieratezza, fino alle conquiste di Sanremo (Canzone per te, vincitrice dell’edizione 1968, Lontano dagli occhi, secondo posto nel 1969 e L’Arca di Noè, terzo posto nel 1970), alla grande amicizia con il cantautore croato Arsen Dedić, all’Oscar rubato (dal musicista Luis Bacalov) e poi restituito per la colonna sonora de “Il postino”, alla collaborazione artistica con Pier Paolo Pasolini, all’esperienza di padre che generò successi discografici per il pubblico infantile, al rapporto tormentato con la partner fino alla malattia e alla morte cui andò incontro con combattiva riservatezza.

Ha suscitato gradevolissima sorpresa la conclusione dello spettacolo con l’attore Borko Perić, quale magnifico interprete canoro di “Io che amo solo te”. La serata, che purtroppo ha concesso l’ingresso all’estivo a un limitato numero di presenti causa le misure antiCovid, è proseguita piacevolmente all’insegna di momenti conviviali, cui hanno preso parte pure Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, e Jessica Acquavita, vicepresidente della Regione istriana, in compagnia di Tamara Brussich, presidente della CI di Pola e tanti amici e connazionali.

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