Un impulso per il recupero del grande passato di Fiume

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Un impulso per il recupero del grande passato di Fiume

FIUME Un recupero del passato multiculturale di Fiume. È stato questo il filo conduttore del Convegno di studi internazionale “Traduttori fiumani dall’ungherese” tenutosi ieri nella splendida cornice del Salone delle Feste di Palazzo Modello, sede della Comunità degli Italiani. Promosso dall’Associazione “Stato libero di Fiume” e dalla Comunità Democratica Ungherese del capoluogo quarnerino, in collaborazione con il sodalizio locale, i Dipartimenti di Italianistica e Croatistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Fiume e la Società di Studi Fiumani di Roma, con il contributo finanziario del Dipartimento cittadino per la Cultura, il simposio è stato realizzato nell’ambito della 3ª edizione delle Giornate ungheresi.

Conferma ufficiale del bilinguismo visivo
A porgere il benvenuto a una decina di illustri studiosi fiumani, croati e ungheresi, agli studenti e agli appassionati della storia di Fiume, è stata la presidente della CI, Melita Sciucca, la quale ha voluto dare ai presenti una bella notizia: “Il nostro sodalizio sta vivendo un momento particolare – ha detto – domani (oggi, per chi legge) il sindaco Vojko Obersnel confermerà ufficialmente il parziale ripristino del bilinguismo visivo a Fiume. In questo modo vengono riconosciute la storia, la tradizione e la cultura del capoluogo quarnerino”, ha aggiunto Sciucca, ricordando poi che il progetto rientra nell’ambito di Fiume – Capitale europea della cultura 2020.

«Vogliamo sognare una città idilliaca»
A nome del Comitato organizzatore, Laura Marchig ha rilevato che la fortuna della letteratura ungherese ebbe inizio negli anni Venti dell’‘800 e fu di fondamentale importanza nella cultura fiumana all’epoca del Risorgimento. “Parliamo di una Fiume che ha vissuto un passato per la multiculturalità. Vogliamo continuare a sognare una città idilliaca – ha affermato Marchig – in cui tutte le lingue vanno a braccetto, si confrontano e convivono. I temi che presenteremo in questa sede risultano essere molto interessanti e autentici in quanto non sono stati analizzati precedentemente nell’ambito di altri convegni tenutisi a Fiume”. Tra le autorità presenti al Convegno, anche il Console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, il quale si è complimentato con tutte le istituzioni che si sono impegnate per la riuscita dell’evento. “L’incontro scientifico internazionale

Traduttori fiumani dall’ungherese
è un’iniziativa culturale di grande importanza volta al recupero delle tradizioni storiche della città”, ha precisato Palminteri.
Il segretario della Società di Studi Fiumani, Marino Micich, nel suo intervento ha voluto ricordare il difficile destino degli italiani delle nostre terre. “Le Comunità di Fiume, Istria e Dalmazia hanno sofferto tanto nel ‘900 ed è nostro dovere ricordarle anche mediante il Convegno cui assistiamo oggi”.
A salutare il pubblico sono stati quindi la presidente della Comunità Ungherese della Regione litoraneo-montana, Eva Viola, il consigliere municipale Danko Švorinić, dello Stato libero di Fiume, e la capodipartimento d’Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia, Corinna Gerbaz Giuliano.

La presenza ungherese a Fiume
Dopo i saluti di benvenuto è stato dato il via agli interventi. Il primo è stato quello del presidente della Società di Studi Fiumani, Giovanni Stelli. Il tema da lui trattato, “L’Ungheria nella storia di Fiume: necessità di un recupero a tutto campo”, ha avuto come obiettivo recuperare la storia taciuta o deformata dai totalitarismi del Novecento. Come spiegato da Stelli, la presenza ungherese a Fiume è stata fondamentale politicamente, economicamente e culturalmente, ma è indubbio che nella città attuale essa sia difficilmente percepibile. Sul fondamento della tendenza geopolitica magiara verso l’Adriatico, il relatore ha analizzato i tre periodi in cui la presenza politica dell’Ungheria a Fiume è stata determinante ovvero il periodo 1776 (1779)-1809 in cui Fiume viene costituita in corpus separatum dipendente direttamente dalla Corona di Santo Stefano, gli anni dalla reincorporazione del 1822 al 1848 e infine il cosiddetto idillio dal 1869 alla fine della Grande Guerra. Quest’ultimo periodo è stato certamente il più importante dato che segnò per la città un grandioso sviluppo economico-sociale e culturale. Stelli ha ricordato il grande storico di Fiume, Aladár Fest, e la prima traduzione italiana del poema drammatico di Imre Madach, “La tragedia dell’uomo” pubblicata da Battara a Fiume, nel 1908.

Fiume nelle opere di Ferenc Csaszara
Spazio quindi alla letteratura ungherese, presentata dal prof. Csaba G. Kiss. Il secondo intervento offerto nell’ambito del Convegno, dal titolo “L’immagine di Fiume nelle opere di Ferenc Csaszara”, ha voluto illustrare i tratti salienti del primo professore di lingua e letteratura ungherese che lavorò nel Ginnasio reale di Fiume. “Ferenc Csaszara (1807-1858) fu anche il primo traduttore di letteratura italiana in Ungheria. Lavorò pure come impiegato nel governatorato di Fiume e pubblicò un saggio politico sul porto di Fiume”, ha spiegato lo storico della cultura e della letteratura.
È seguita la relazione del prof. Irvin Lukežić, del Dipartimento di Croatistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, il quale si è soffermato sulla “Traduzione a Fiume nel corso dell’‘800 e agli inizi del ‘900”. In particolare, Lukežić ha analizzato l’attività dei traduttori fiumani nell’arco di sessant’anni, dalla comparsa di Mario Schittar (pseudonimo di Zuane de la Marsecia), primo poeta dialettale fiumano e traduttore, fino a Paolo Santarcangeli, uno degli scrittori più fecondi e poliedrici dell’esodo fiumano. Il relatore ha spiegato che in questo specifico periodo hanno pubblicato le loro traduzioni di letterati ungheresi Prospero E. Bolla, Ernesto Brelich, Pietro Zambra, Samuele Szabo, Arturo Negovetich, Niccolò Gelletich, Vittorio de Gauss, Francesco Sirola, Antonio Fonda, Vincenzo Gelletich, Edoardo Susmel e Antonio Widmar. “I traduttori italiani di Fiume che hanno tradotto le opere letterarie ungheresi hanno avuto un ruolo fondamentale nella divulgazione della letteratura e della cultura ungherese in Italia, ponendosi come ponte intellettuale tra i due popoli”, ha aggiunto.

Un giovane ricercatore della CNI
Il prof. Vito Paoletić di Pola ha analizzato nel suo intervento “Le ragioni che hanno spinto un giovane ricercatore appartenente alla CNI a occuparsi di temi legati alla cultura e letteratura ungherese”. Paoletić si è soffermato sulle principali tappe del suo studio dell’ungherese e della letteratura in tale lingua, fornendo un bilancio. L’autore della relazione è laureato infatti in lingue e letterature straniere (inglese, tedesco e ungherese) all’Università di Udine.

L’attività pubblicistica di Enrico Burich
Nella seconda parte del Convegno è intervenuta la prof.ssa Maja Đurđulov, del Dipartimento di Italianistica dell’Ateneo fiumano, con il tema “Enrico Burich, intellettuale di frontiera e traduttore dall’ungherese”. “Nonostante l’intellettuale fiumano si fosse dedicato principalmente agli studi di germanistica e all’insegnamento, vanno ricordate la sua attività pubblicistica e quella traduttiva dalla lingua ungherese”, ha reso noto. Partecipando attivamente all’irredentismo fiumano, Burich decise di portare avanti la difesa dell’italianità di Fiume, scegliendo questo come tema centrale della sua attività pubblicistica.

Gli Ádány, una famiglia trilingue
Il Convegno è proseguito con gli interventi di Melita e Desiderio Ádány, i quali hanno parlato dell’“Esperienza di una vera famiglia fiumana trilingue”. Padre e figlia hanno presentato una loro testimonianza di come vive una famiglia fiumana in cui vengono parlate tre lingue. I membri della famiglia Ádány comunicano infatti in fiumano, ungherese e croato. Durante l’intervento, l’insegnante di classe e scrittrice, nota per la sua passione per le immersioni subacquee, ha raccontato la storia di suo nonno Anton. Trasferitosi da Budapest a Fiume nel 1927, il padre di Desiderio, portò con sé una delle prime saldatrici elettriche. Dato il grande interesse per questa nuova tecnica, Anton decise di diventare egli stesso imprenditore e fondò la piccola impresa “Vulcano”.

Centro di culture, lingue ed etnie diverse
In conclusione, la traduttrice indipendente Lea Kovács ha parlato delle sfide de “La traduzione della letteratura ungherese nell’odierna Croazia: esperienze dei traduttori”. La relatrice ha ribadito che nonostante una ricca tradizione traduttiva passata, in Croazia l’interesse per la letteratura ungherese è cresciuto fortemente soltanto con l’assegnazione del premio Nobel a Imre Kertész nel 2002.
“Da allora la letteratura ungherese contemporanea, e soprattutto la prosa, viene tradotta con regolarità, mentre la poesia trova il suo posto nei periodici letterari”, ha spiegato Lea Kovács.
Nel corso della giornata di studio il pubblico ha avuto modo di osservare una serie di splendide cartoline dell’antica Fiume, che venivano proiettate su un videowall durante i vari interventi. Interessanti sono stati i dibattiti guidati da Laura Marchig, da cui è emerso che Fiume fu ed è tutt’oggi un autentico crogiuolo di culture, lingue ed etnie diverse. Rimane di estrema importanza la posizione strategica del capoluogo quarnerino; un punto in cui sono venute a contatto ben quattro grandi culture europee, ossia quella slava, quella italiana, quella germanica e quella ungherese, un’interazione culturale, un ponte tra culture diverse, che ha prodotto tutta una serie di manifestazioni che oggi si cerca di ricordare affinché non cadano nell’oblio.
Il Convegno di studi è stato allietato da una parentesi musicale offerta dai Virtuosi fiumani.

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