«Un film dedicato al padre Mike»

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«Un film dedicato al padre Mike»

TRIESTE | Dopo “Esodo” del 2004, il regista Nicolò Bongiorno, ritorna a parlare di Adriatico, di uomini straordinari ma anche di avventure legate alla “nazione del mare”, che esula da ogni altra definizione perché si identifica con ciò che il mare è e comunica. Lo fa nel suo nuovo lavoro “I Leoni di Lissa”, un film documentario d’azione e d’avventura che evoca la storia della leggendaria battaglia navale di Lissa (1866), scontro simbolo e icona della marineria moderna. Il racconto si sviluppa tra le acque di Lissa, nel cuore del mare Adriatico. La pellicola ha debuttato ieri al cinema Ambasciatori, fuori concorso ma nell’ambito del Trieste Film Festival, che in questi giorni e fino al 25 gennaio animerà la città ed i suoi spazi deputati. Prodotto alla fine del 2018, durata 76 minuti.

Abbiamo raggiunto Nicolò Bongiorno, che ne ha parlato come di una sfida ma senza tensioni, anzi una gioia immensa nella possibilità di esplorare un mondo affascinante. Scopriamo perché?

Esplorazione e avventura

Lissa, il luogo di una battaglia per parlare non di storia ma d’avventura…ci aiuti a capire.

“Sto realizzando una trilogia dedicata all’esplorazione e all’avventura, parte dalla montagna e arriva al mare e questo mare è quello di Lissa”.

Il protagonista è lei.

“Sono io il protagonista. Il film si snoda attraverso le vie di avvicinamento all’argomento della Battaglia di Lissa. In questo percorso per raccontare il Risorgimento, incontro persone reali, non sono fantasmi del passato ma ne sono, in qualche modo gli interpreti. Quella di Lissa è la storia di una grande sconfitta ma per la Dalmazia è anche il punto di partenza di una nuova dimensione. La marineria, anche dopo la vittoria asburgica, continuerà a rimanere, nel cuore, veneziana, attraverso le terminologie, gli usi ed i costumi, a significare che le guerre non eseguono tagli netti, perché la politica non riesce ad entrare nell’animo umano fino ad estirpare il suo modo di essere e di sentire. Ecco perché nel mio film vado alla ricerca di ciò che è rimasto dopo la battaglia”.

Gli uomini che lei incontra diventano protagonisti del film, chi sono?

“Il campione di apnea, Veljano Zanki, e l’operatore e fotografo Roberto Rinaldi che ha lavorato con il grande Cousteau”.

Le vicende dell’esodo

Non è che l’aver conosciuto la vicenda degli esuli dall’Adriatico orientale l’ha portata a scavare nella storia di queste terre?

“Penso proprio di sì, già dall’epoca di Esodo m’ero appassionato a questi argomenti. Poi ho sposato una dalmata e quindi l’interesse è aumentato di conseguenza. Molto lo devo anche alle indicazioni di Lucio Toth che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare, quando parlava di Dalmazia, c’era tutta la meraviglia che questa terra comunica”.

Lei ha avuto modo di leggere i suoi libri?

“I suoi e tanti altri, ho indagato, ed ho legato con queste terre. Da anni volevo fare un film sulla Battaglia di Lissa, esplorare ma a modo mio. Non volevo aprire una dettagliata pagina di storia ma proporre un viaggio, come lo si fa con un libro, ispirato al tema dell’andare per mare ed incontrare le persone che mi guideranno dentro all’avventura. Per esempio il prof. di filosofia di Spalato, Joško Božanić, che studia da anni l’identità dalmata. Il nostro dialogo verte sul tema della cultura marittima, delle favolose ‘falkuše’, tipiche barche dell’isola di Lissa che solcano il mare grande, è anche lui che mi parla e mi accompagna introducendomi alla terminologia marinara che è ancor sempre quella veneta, recita le poesie in questa lingua franca, la lingua del mare, del Mediterraneo”.

La storia è spesso assente dalla cinematografia, fa paura?

“Ci sono tanti pareri diversi, un tema scottante, lo è sempre quando si parla di queste terre. Ho cercato di evidenziare ciò che lega, vedi Comisso nel suo Gente di mare, che è uno dei temi del film”.

Il relitto della «Re d’Italia»

Che cosa ha scoperto del mare della Dalmazia, fino a che punto è un «luogo» cinematografico?
“Senza limiti. Di grande bellezza, isole meravigliose, un po’ magiche, narrate da autori di tutti i tempi. Anche il mio viaggio è ispirato dalla mitologia, dei guerrieri del mare, attraverso uno scontro epico. Con Roberto Rinaldi, scendiamo ad esplorare il relitto della “Re d’Italia”, la nave ammiraglia della marina italiana. Faccio immersioni da anni ma questa è stata incredibile. Ci è voluta molta preparazione perché si scende in acque molto profonde ma l’emozione è indescrivibile. La discesa tecnica mi ha appagato anche come sportivo”.

Quale il messaggio di questo suo lavoro?

“Il film lo dedico alla filologia del mare, lo dedico a chi lo ama davvero, lo dedico a mio padre Mike che, come me, amava esplorare i fondali, se ne ricava una grande forza, lo dedico alle genti di questa terra straordinaria”.

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