Un documentario che divide

Sdegno e irritazione all’incontro promosso dalla Biblioteca civica, che ha dato vita a un’accesa discussione, a tante controversie e a un’infinità di pareri discordanti, anche se è stato pensato come uno scambio di pareri civile e controllato

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Un documentario che divide

Fin dal momento dell’apertura della Casa dell’infanzia nel nuovo Quartiere culturale fiumano, l’ex complesso industriale Benčić, la Biblioteca civica ha pensato di realizzare un programma dedicato alla storia e alla cultura fiumane. A esporre l’idea di una serie di incontri dedicati a una rivalutazione di alcuni aspetti della nostra storia o all’analisi di diversi approcci storiografici alla materia e alla documentazione è stato Kristian Benić, della Biblioteca civica, il quale ha moderato il dibattito che si è tenuto nello spiazzo di fronte alla Casa dell’infanzia.
Il pretesto per lanciare questo nuovo programma intitolato “Un’ora di storia” è stato il documentario trasmesso recentemente dalla Radiotelevisione croata (HRT), “Fiume crno – crvena Rijeka”, che ha destato dure reazioni sia dagli storici che dall’amministrazione cittadina e regionale nei giorni scorsi. L’incontro nel Benčić ha dato pure vita a un acceso dibattito, a tante controversie e a un’infinità di pareri discordanti. Lo sdegno, la stizza e il disappunto dei cittadini fiumani hanno trovato, dunque, una valvola di sfogo proprio all’incontro organizzato dalla Biblioteca civica, che sarebbe dovuto essere uno scambio di pareri civile e controllato, ma che molto presto è sfociato in un dibattito sin troppo infervorato.

 

Storia magistra vitae

Tra gli interlocutori di Kristian Benić si sono trovati la storica e curatrice museale Tea Perinčić, lo storico e teologo Marko Medved e il culturologo e scrittore Aljoša Pužar. Nel suo discorso introduttivo Benić ha riferito che in tanti hanno espresso il desiderio di partecipare alla serata, soprattutto se si pensa che temi molto più moderni e lungimiranti attirano relativamente pochi interessati. La prima domanda ha puntato sulla veridicità delle fonti storiche e sull’affidabilità della storia.

Aljoša Pužar ha spiegato che una verità oggettiva e universale non esiste perché viene sempre interpretata attraverso il prisma delle esperienze umane. Marko Medved, invece, ha dichiarato che per interpretare i fatti storici è necessaria una distanza storica notevole e che per questo motivo il Vaticano prescrive di aspettare almeno 70 anni prima della rivelazione dei documenti degli archivi. La serie televisiva ha errato nella metodologia innanzitutto perché ha tracciato un parallelo tra gli avvenimenti storici e l’autorità cittadina di Fiume oggi e in secondo luogo perché ha impostato il discorso al condizionale, costruendolo su uno scenario che non è avvenuto, ovvero chiedendosi cosa sarebbe successo se Fiume fosse stata liberata dagli Alleati.

Ed è stato proprio questo intervento, nei primi minuti del dibattito, a scatenare le ire del pubblico, il quale non ha avuto la pazienza di ascoltare tutto il dibattito per poi porre delle domande agli esperti, ma ha interrotto la discussione facendo sviare il discorso dai temi storici più generali a quelli di attualità legati alla serie televisiva.

Sine ira et studio

”La storia si dovrebbe esporre senza rabbia e passione, senza animosità o parzialità – ha osservato Medved citando Tacito -, ma purtroppo la Televisione pubblica non ha dato affatto spazio agli storici, preferendo il parere, tutt’altro che imparziale, di altri personaggi”. Tea Perinčić ha rilevato che la storia è una scienza esatta e in quanto tale si avvale di metodologie di studio e analisi della documentazione.
“Se voi domani doveste chiedere a ogni singola persona che ha preso parte a questo dibattito di esporre la propria visione non trovereste due pareri corrispondenti – ha illustrato -. La scelta delle fonti, i metodi di analisi o comparazione delle stesse e la contestualizzazione più ampia degli avvenimenti storici è ciò che dà più o meno credibilità all’esposizione storica. La serie televisiva non ha fatto niente di tutto ciò, ma ha banalizzato in maniera molto antiscientifica gli avvenimenti fiumani del secolo scorso. Personalmente, sono molto infastidita dal fatto che ciascuno si reputi competente di fare il mio lavoro e molti pensano che per allestire una mostra o interpretare un avvenimento basti consultare Google. Ciò ha dato vita a quello che chiamo ‘il culto degli amatori’ e che reputo una tendenza estremamente nociva per la scienza, sia quella storica, che medica o di altro tipo”.

Aljoša Pužar ha posto la questione in termini leggermente differenti. Si è chiesto se Vanja Vinković (il regista) abbia il diritto di esporre un’opinione dubbia e ha risposto di sì. Però non può farlo con i soldi di tutti coloro (lui compreso, anche se vive a Lubiana e non possiede un televisore) che pagano il canone televisivo.

L’evento è stato seguito con interesse

La fiera del totalitarismo televisivo

”L’approccio dello Stato croato alla storia è totalitario, unilaterale e antidemocratico – ha dichiarato Pužar, senza peli sulla lingua -. Il documentario è stato presentato come un prodotto ideologicamente neutro, cosa assolutamente falsa. Ho criticato l’autorità cittadina di Fiume innumerevoli volte, ma dalla critica costruttiva all’affermare che si tratti di una continuazione di un governo cittadino di stampo staliniano ce ne passa! E quando Nino Raspudić (filosofo, scrittore e parlamentare croato, nda) afferma cose di questo genere – mente. La frustrazione per il fatto che il progetto di creazione di uno Stato nazionale croato non sia ben riuscito si riversa in progetti televisivi di questo tipo. Per tutti questi motivi la Televisione croata ha perso la credibilità che aveva una volta”.

Il pubblico ha reagito all’intervento di Pužar in maniera burrascosa rinfacciandogli il fatto di non voler fare nomi quando attacca alcuni personaggi e di non aver agito proattivamente, proponendo un progetto cinematografico veramente scientifico, piuttosto che reagire retroattivamente a criticare quello già realizzato.

A tutela del risentimento

Lo storico Marko Medved ha aggiunto che per lui è inaccettabile che la politica inciti il risentimento, l’odio e il revisionismo, piuttosto che un’analisi spassionata delle vicissitudini storiche. A causa di un approccio antiscientifico che punta sulle emozioni e sui “se e i ma” lo spettatore medio non ha probabilmente compreso che sono stati i partigiani a liberare la città e non gli Alleati. Un altro tema importante e coperto da un velo di mistero, se non di tabù, è proprio l’esodo degli italiani, che secondo Medved, andrebbe studiato e investigato ed è un vero peccato che gli storici siano restii a parlarne, proprio come è avvenuto con la mostra “Fiume Fantastica”, la quale ha sorvolato sull’argomento.

Kristian Benić, Marko Medved, Tea Perinčić e Aljoša Pužar

La politica ci mette lo zampino

Alla discussione hanno preso parte docenti universitari, studenti, storici, cineasti, linguisti, ma anche l’ex sindaco Vojko Obersnel e il capodipartimento per la Cultura, Ivan Šarar.
Obersnel ha preso la parola per puntualizzare che la serie televisiva non è un documentario in quanto non si basa su documenti, ma è una fiction. In sei episodi non è stato presentato un solo documento, né è stato interpellato un solo storico. Obersnel ha concluso dichiarando di non essere sorpreso che Fiume sia stata presa di mira dalla Televisione croata e che la cosa non lo meraviglia affatto, però che si tratta comunque di un atteggiamento vergognoso.

La storica fiumana d’adozione, Ljubinka Karpowicz, ha voluto dare il proprio contributo alla discussione spiegando che non esiste una verità storica obiettiva, ma si raccolgono le prove a difesa di una data tesi. Se non esistono prove o documenti che provino un pensiero o un assunto, allora non parliamo più di storia, ma di propaganda.

In conclusione, Tea Perinčić ha auspicato che prossimamente possa vedere la luce un’analisi esaustiva e interdisciplinare della storia fiumana, come quella pubblicata nel 1953.

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