
La sala conferenze dedicata al ricordo dell’illustre storico rovignese Bernardo Benussi presso il Centro di ricerche storiche di Rovigno ha ospitato la presentazione dei “Quaderni volume XXXV” e il nuovo numero della rivista “Atti LIII”.
Presenti alla presentazione dei volumi il presidente onorario dell’Unione Italiana, prof. Giovanni Radossi e gli studenti delle prime e seconde classi dell’indirizzo del Liceo generale e gli allievi della seconda classe dell’indirizzo del Perito alberghiero-turistico della SMSI di Rovigno, accompagnati dai professori di storia e geografia, rispettivamente Marko Kalčić e Massimo Sapač.
Ottimi i risultati
Il direttore del Centro di ricerche storiche, Raul Marsetič, ha ringraziato tutti gli autori e i collaboratori esterni del CRS per il grande impegno, la serietà, il rigore scientifico e la dedizione nel lavoro svolto. “Sono molto soddisfatto del risultato finale del grado di studio raggiunto e dell’apporto di nuove conoscenze sul passato delle nostre terre. Vanno menzionati i numerosi e cospicui investimenti realizzati per rinnovare la nostra sede e qui dobbiamo ringraziare la Repubblica di Croazia per il tramite dell’Unione Italiana che ha finanziato in pratica tutti gli interventi complessi”, ha detto Marsetič che ha voluto ricordare che sul sito web del Centro di ricerche storiche (www.crs.org) si possono visionare tutte le pubblicazioni del CRS.
Collaborazione internazionale
I contenuti delle due pubblicazioni sono stati poi presentati dai direttori delle due riviste, Orietta Moscarda e Rino Cigui.
Orietta Moscarda, direttrice editoriale della rivista “Quaderni” ne ha presentato i temi. “La rivista ‘Quaderni’ il cui studio e la cui analisi è incentrata sulla storia dell’Alto Adriatico nei suoi molteplici e controversi aspetti politici, linguistici e sociali seguendo da vicino le trasformazioni culturali che hanno caratterizzato da sempre il territorio dell’Istria e di Fiume nel secondo dopoguerra. La rivista ‘Quaderni’, che viene pubblicata con cadenza annuale, è aperta al vasto pubblico regionale e a tutti i cultori della storia regionale. Dieci sono i contributi presenti in questa edizione della rivista, realizzati grazie alla collaborazione con svariati storici croati, italiani e sloveni che trattano tematiche tra cui l’architettura moderna, gli studi sull’irredentismo e il dopoguerra istro-fiumano come anche la stesura di biografie di personaggi poco noti della storia istro-fiumana e dalmata che hanno dato un contributo notevole allo studio storico-culturale di questi territori”, ha illustrato Orietta Moscarda passando poi alla spiegazione dei dieci contenuti che spaziano dalla storia politica a quella economica delle diverse aree dell’Adriatico orientale dell’età contemporanea.
Istruzione, economia e sport
Ad aprire la sezione dei Saggi è il lavoro di Ferruccio Canali con “Urbanistica nazionalista. Nuovo disegno urbano per piazza della Vittoria e Italianità e Gorizia (1937–1942)” seguito dal lavoro di Diego Han intitolato “La prostituzione a Rovigno tra le due guerre mondiali”. Ivan Buttignon si è occupato “Dalle istanze sociali alla difesa di “Trieste italiana”. La parabola dei partigiani osovani dalla Guerra di Liberazione al tempo di pace”.
Orietta Moscarda si è occupata de “Il confine nord Adriatico nei documenti 1945–1947. La commissione jugoslava per le questioni dei confini”. Segue il saggio di Paola Delton dal titolo “Da scuola italiana a ‘scuola mista’. La scuola elementare di Dignano dal 1945 al 1959”. L’ultimo saggio è di Marco Giani e s’intitola “L’associazione calcio femminile di Milano (1948). Profughe (e triestine) che rincorrono un pallone”.
La sezione dedicata alle Note e ai documenti racchiude tre contributi tra cui: “Il cantiere navale Uljanik–Scoglio Olivi nei primi anni jugoslavi (1947–1945)” di David Orlović. Segue il contributo di Silvia Bon intitolato “Nel secondo dopoguerra a Trieste: storia della leadership ebraica”. Infine, Franco Steiner si è occupato de “Lo sport del remo a Isola d’Istria dalle origini all’esodo (1925–1955).
Custodire e ricercare le notizie
Il prof. Cigui ha presentato poi i saggi del 53esimo volume della rivista “Atti”, che si compone di nove contributi: cinque nella sezione “Saggi” e quattro nella sezione “Note e documenti”, per un totale di 384 pagine nelle quali vengono trattati argomenti relati alle fonti documentarie medievali, al diritto canonico, alla storia socio-sanitaria, architettonico-urbanistica e religiosa, alla storia navale, al folclore istrioto, contributi che gettano nuova luce sulla complessa e variegata storia istriana.
“Il desiderio di spiegare il passato in modo obiettivo e non attraverso un procedimento esegetico che ne travisasse la sostanza, l’esperienza di lavoro, di studio e di documentazione, vissuta sin dai primi anni Settanta dalla schiera di collaboratori del Centro di ricerche storiche di Rovigno, ha contribuito, seppur in modo limitato, ad un cambiamento della mentalità nei confronti della storia regionale e della sua civiltà.
È grazie all’intelligenza di quelle persone, che hanno dedicato le loro energie e la loro esistenza a custodire, ricercare e studiare documenti e notizie, che è stato possibile stendere la storia ed assicurare e tramandare nel tempo le radici culturali di un popolo, una consapevolezza che la nostra Istituzione ha fatto propria fin dalle sue origini e che è stata confermata dalle sue molteplici attività e dalle pubblicazioni, che costituiscono, come nel caso della rivista ‘Atti’, un contributo importante sia in ambito storiografico regionale, sia in quello nazionale e internazionale”, ha dichiarato Rino Cigui.
L’evoluzione sanitaria di Momiano
I contenuti e gli autori dei saggi del 53esimo volume della rivista sono i seguenti: “Spoglio di fonti archivistiche. Edizione critica di quattro documenti sull’Istria medievale (1096–1412)” di Josip Banić. Segue Palmiro Bonini, nello studio “Il processo matrimoniale Gregorich-Pechiarich della curazia di Sant’Antonio di Capodistria (1561–1566)” mentre Rino Cigui, nel saggio “La morte fa vindemie oribili”. Malattie, contagi e carestie nella parrocchia di Momiano in età moderna e contemporanea”, analizza l’evoluzione sanitaria e socio-economica della località istriana dal XVI alla fine del XIX secolo. Della località tratta pure Marina Paoletić nel contributo “Momiano nei fondi archivistici privati Rota-Benedetti e Rota-Gregoretti. Indagini per la sua ricostruzione storico-architettonica e urbanistica”.
Costumi popolari dell’Istria
Chiude la sezione “Saggi” Matija Drandić con la prima parte del saggio “Nascere, sposarsi e morire nella Gallesano dell’Ottocento”. La sezione “Note e documenti” si apre con il saggio di Ljudevit Anton Maračić, “Relazioni tra la giunta cittadina e il convento di S. Francesco a Cherso secondo il “Libro dei consegli” (1495–1806)”.
Prosegue Bruno Pamfili su “Lo squero Panfili. Storia di un’impresa e della sua famiglia”. Un dettagliato corpus di costumi popolari dell’Istria meridionale ci viene offerto da Paola Delton nel contributo “Per lo studio del folclore istrioto. Studio comparativo dei costumi popolari di Rovigno, Valle, Dignano, Gallesano, Fasana e Sissano”.
Il volume termina con il contributo di Franco Stener, “I sacri bronzi del campanile di Albona”, in cui l’autore tratta le vicende relative alle campane della chiesa parrocchiale della località dedicata alla Natività della Vergine, requisite a fini bellici durante il primo conflitto mondiale e riposizionate nell’immediato dopoguerra.
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