La magia del Capodanno ha preso vita l’altra sera con il primo dei cinque concerti di gala in programma (il secondo e il terzo hanno avuto luogo sabato e domenica, mentre gli ultimi due saranno in replica oggi e domani) ispirato alla Vienna di fine Ottocento. Le immortali melodie della dinastia Strauss si sono unite a quelle di Čajkovskij, Grieg ed Elgar per una serata effervescente e trascinante, diretta per la quinta volta consecutiva dall’energica e talentuosa bacchetta del M° Valentin Egel, nonché impreziosita dall’elogiato giovane pianista Aljoša Jurinić, dalla straordinaria voce del soprano Kristina Kolar e dall’armonicista Vladimir Hrovat.
Il virtuosismo del pianista
L’atteso tradizionale appuntamento si è aperto con uno dei concerti pianistici più eseguiti in tutto il mondo, quello per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore, op. 23 di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 – 1893) offerto dal pluripremiato pianista zagabrese, classe 1989, consacrato nel 2012 con la vittoria del Concorso “Robert Shumann” a Zwickau. Sin dall’intuizione introduttiva, tradotta nell’esteso e perentorio primo movimento (Allegro non troppo e molto maestoso), il pubblico ha potuto contemplare la bravura, la poesia e l’ecletticità del virtuoso musicista, il quale è riuscito a esaltarne la solenne idea melodica e l’irresistibile enfasi retorica. Successivamente gli spettatori sono stati abilmente condotti nell’Andantino semplice, contraddistinto da un meraviglioso Prestissimo con rapide leggere e volantine del pianoforte, preluso da un piacevole gioco strumentale dei timbri fra archi e fiati in una scena di sognante lirismo. Il concerto è terminato nel travolgente rondò del terzo movimento, Allegro con fuoco, in cui è emerso il brillante colorismo dell’Orchestra fiumana, intrecciato alla policroma maestria di Jurinić.
Magia pura
A seguito della pausa è stato proposto il suggestivo Allegretto pastorale “Morning mood” (Il mattino) del noto compositore norvegese Edvard Grieg (1843 – 1907), il primo dei quattro movimenti che compongono il poema drammatico “Peer Gynt” (Suite n. 1), scritto per riportare il sorgere del sole di una magnifica alba africana, in cui alla delicatezza del dialogo tra flauti e oboi è seguita, incantando la platea, la vigorosa intensità espressiva degli archi. La magia è continuata con la maiuscola esibizione della sempre splendida Kristina Kolar, introdotta da Hegel quale sorpresa dell’evento (ogni concerto ne ha una), nell’aria di Rosalinda della “Die Fledermaus” (Il pipistrello), la più celebre operetta di Johann Strauss figlio (1825 – 1899), la quale, sorretta da una voce imponente, omogenea, slanciata negli acuti e sicura in tutti i registri, nonché sfoggiando una padronanza interpretativa assoluta e un fraseggio cesellato, è stata largamente premiata dagli scroscianti applausi dei convenuti. Delicatissima ed elegantemente vellutata l’esibizione di Hrovat, il quale ha regalato forti emozioni entrando sul palco con una melodia dal suono dolce e ha interpretato, nell’arrangiamento per armonica a bocca, la meravigliosa ode “Salut d’amour” (Saluto d’amore) di Edward Elgar (1857 – 1934, originariamente scritta per violino e pianoforte).
Vigorose pagine straussiane
A salutare il nuovo anno è stato anche il brio, la pomposità e la vivacità dei brani relativi alla famiglia Strauss, nello specifico di Johann junior, il “re dei valzer” (la marcia “Jubel-Marsch” (Marcia di Giubilo)), op. 126/la polka veloce “Banditein-Galopp” (Il galoppo dei banditi), op. 378/il valzer “Mephistos Höllenrufe” (Il Mefistofele infernale), op.101/la polka “So Ängstlich Sind Wir-Nicht” (Non siamo così ansiosi), op. 413 e il valzer “Carnevals-Botschafter” (L’Ambasciatore di Carnevale), op.235), del fratello Eduard (1835 – 1916, la polka “Bahn Frei” (Liberate la pista) e del padre Johann Strauss (1804 – 1849, le polke “Furioso-Polka”, op. 260 e “Piefke und Pufke” (Piefke e Pufke), op. 235). In conclusione della brillante serata, a seguito dei tradizionali auguri del Maestro e degli orchestrali, il pubblico è stato trasportato in scenari fiabeschi, stanze barocche e atmosfere viennesi ottocentesche dalle leggere note del valzer straussiano più famoso del pianeta, “An der schönen blauen Donau” (Sul bel Danubio blu), op. 314. Altrettanto suggestiva la coinvolgente marcia militare “Radetzky Marsch” (Marcia di Radetzky), op. 228, del Strauss senior, caposaldo nel Concerto viennese fin dal 1946, ripresa per tradizione in chiusura di ogni Capodanno, il cui incedere è stato allegramente scandito dai battiti ritmati della folta platea e il tripudio finale di percussioni sono state le bollicine di un brindisi simbolico collettivo. Spontanea e sentita l’ovazione del pubblico.
Passione e alchimia
Carismatico, giocoso (apprezzatissimo anche nella divisa da ferroviere, con tanto di cappello e fischietto in tema con la polka “Bahn Frei”), dall’orecchio fine e la forte personalità, il M° Egel non ha mancato di sintetizzare in un’unica voce, con passione e trasporto, l’alchimia di suoni e partiture, scandendo tempi e colori dei brani presentati con gesti decisi, disinvolti, all’occorrenza piccoli e morbidi, sempre attenti ed espressivi. Da cinque anni a questa parte protagonista del festoso evento, l’artista si è detto entusiasta del concerto rimarcando che “sono felicissimo. Amo la musica e i concerti di Capodanno, ho gioito durante l’esecuzione della Marcia di Radetsky, incentrata sull’interazione con gli spettatori, quando questi ultimi sono stati bravissimi ed estremamente partecipi. È avvenuto tutto molto spontaneamente e qualsiasi cosa facessi, come se fossero le mie dita, mi seguivano, come pure l’Orchestra. Nonostante sembri semplice, in effetti, essendo questione di alta precisione, non lo è, ma conosciamo talmente bene il brano da poterci permettere la completa libertà di giocare e sta proprio qui la sua gioia e bellezza. Per ciò che concerne il programma di quest’anno l’ho scelto, come sempre, in accordo con la gestione del Teatro. Quale suo ultimo concerto, il sovrintendente uscente, Marin Blažević ha espresso il desiderio di inserirvi Čajkovskij, per cui abbiamo pensato a quello meraviglioso per pianoforte, proposto dal fantastico Aljoša Jurinić, un vero pianista, con cui è bellissimo collaborare. Per raccogliere l’estroverso Strauss ho pensato di creare un momento di grande intimità con l’esecuzione del prestigioso armonicista Vladimir Hrovat, che sentii suonare nella chiesa di un paesino istriano e immaginai sarebbe stato perfetto per il nostro evento”.
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