Theodor de Canziani. «Ricordando Ivo Robić parliamo di un’Abbazia che non c’è più»

Lo storico dell'arte fiumano Theodor de Canziani illustra la figura del noto cantante e gli anni trascorsi nella Perla del Quarnero alla vigilia del grande evento che avrà luogo nel Centro Gervais

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Theodor de Canziani. «Ricordando Ivo Robić parliamo di un’Abbazia che non c’è più»
Theodor de Canziani. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

La Perla del Quarnero celebrerà domani il centenario della nascita di Ivo Robić. La vita e la carriera del leggendario cantante e cantautore croato, scomparso nel 2000, saranno al centro del progetto organizzato dal Festival Opatija che si articolerà in due eventi in programma al Centro Gervais. Il primo consiste in una tavola rotonda, intitolata “Ivo Robić – ieri, oggi, domani” (Ivo Robić – jučer, danas, sutra), che vedrà la partecipazione del noto storico dell’arte Theodor de Canziani e del poeta, compositore e giornalista Mario Mihaljević; a questo seguirà il concerto “In ricordo a Ivo Robić” (U spomen Ivi Robiću) alle ore 20 – i biglietti per il quale sono stati esauriti in pochissimi giorni –, a cura del musicista David Danijel, a cui prenderanno parte numerosi ospiti famosi, tra cui Zdenka Kovačiček, Radojka Šverko e Miro Ungar. La prima parte dell’iniziativa verrà dedicata all’importanza del successo di “Mr. Morgen” nell’ambito del panorama sociale e artistico-culturale dell’epoca. Ivo Robić è stato, infatti, una delle più importanti figure della storia novecentesca della Perla del Quarnero, non solo dal punto di vista della popolarità del cantante nel mondo dello spettacolo, ma anche da quello del contesto di Abbazia come fondamentale centro turistico e balneare dell’area quarnerina. A parlarci dell’influenza del successo di Ivo Robić sulla vita di questi territori è stato Theodor de Canziani, annunciando alcuni dei punti chiave che verranno affrontati durante la tavola rotonda in programma al Centro Gervais domani alle ore 11.

Uno status invidiabile
Ivo Robić realizza la sua carriera ad Abbazia in un periodo particolare per la città, fatto di mutamenti a livello politico, sociale e artistico-culturale.
“È importante sottolineare, innanzitutto, che questi territori hanno subìto dei grandissimi cambiamenti che riguardano soprattutto i due conflitti bellici mondiali. La Grande guerra ha stravolto la Belle époque, un periodo che ha dato tanto ad Abbazia, praticamente formando la città quale centro turistico e balneare dell’Impero austro-ungarico. Una trasformazione, questa, che si è estesa anche al campo delle arti figurative e della musica. Tra il 1884 e il 1885 vengono costruiti gli alberghi Quarnero (Kvarner) e Stephanie (l’odierno Imperial). Dopo il 1913, la neo costruita Sala dei cristalli dell’hotel Quarnero diventa un importante luogo d’incontro e di vita culturale e artistica, tanto di quella abbaziana quanto dell’intera zona quarnerina. In seguito, durante il periodo italiano, la città diventa una sorta di ricordo del centro turistico balneare, visto piuttosto come centro frequentato dall’aristocrazia e dall’alta borghesia. Anche durante il periodo italiano, dagli anni Venti agli anni Quaranta, la città mantiene questa specie di status. Infatti, basta ricordare che nel 1935 ad Abbazia ha luogo il primo Festival internazionale dell’operetta, dedicato a Franz Lehár, noto compositore austro-ungarico dell’epoca, con la partecipazione di ensemble provenienti dai territori dell’Austro-Ungheria, ma anche dalle zone del Friuli”.

Robić visita per la prima volta la Perla del Quarnero immediatamente dopo la fine del secondo conflitto bellico, dove tiene la sua prima esibizione poco tempo dopo.
“Dopo la Seconda guerra mondiale, quando Abbazia diventa parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, cambia tutto, ma il fascino austro-ungarico e, soprattutto, quello degli anni ‘30, permane. La città mantiene quel misto di cultura mitteleuropea e italiana, ma inizia una trasformazione di Abbazia in centro turistico jugoslavo di alto livello, incentrata sulle bellezze architettoniche realizzate in precedenza, prima della Grande guerra. È in questo periodo che Ivo Robić fa la sua prima esibizione ad Abbazia. Fa un concerto in un ambito culturalmente molto ‘italiano’, che non lo accoglie benissimo in un primo momento. È significativo il fatto che Robić, come pure, del resto l’architetto Zdravko Bregovac, autore del progetto per l’hotel Ambasador, arriva nella Perla del Quarnero in un periodo di intensi cambiamenti della città. Abbazia si trasformava in una città moderna sia dal punto di vista turistico, sia da quello artistico e culturale. Cominciava un’altra epoca e Ivo Robić fa parte di questa metamorfosi della Perla del Quarnero”.

In che modo la seguente popolarità del cantante contribuisce al marketing della città?
“Ivo Robić va annoverato tra quelle figure che hanno ‘rinnovato’ Abbazia nel secondo dopoguerra, insieme al sopramenzionato Bregovac, architetto dell’Ambasador, a Neven Šegvić, architetto della Scena estiva, a Čedomil Plavšić, fondatore della Thalassotherapia di Abbazia, Andrija Čičin-Šain, architetto dell’albergo Adriatic e altri. Sia la famosa Thalassotherapia, sia la Scena estiva, vengono inaugurate nel 1957, mentre l’anno seguente vede Ivo Robić e Zdenka Vučković vincitori del Primo premio del pubblico al primo Festival della radiodiffusione jugoslava di Abbazia con la canzone ‘Moja mala djevojčica’. L’Adriatic viene aperto nel 1963 e l’Ambasador tre anni dopo. La nuova veste di Abbazia data dai grandi alberghi e dal turismo sanitario si sposa al successo di Ivo Robić, che conquista il pubblico locale e quello dei turisti esibendosi sulla terrazza dell’albergo Kvarner. Un successo tale che, ricordiamo, lo porta anche sulla scena internazionale, nello specifico quella tedesca. Tutti questi aspetti, messi insieme, contribuiscono significativamente al complessivo marketing e alla notorietà di Abbazia a livello internazionale”.

Un Frank Sinatra moderno
Che cosa sappiamo dei suoi contatti con l’ambiente culturale fiumano e abbaziano?
“Indubbiamente Robić era strettamente legato alla scena culturale di queste parti. Infatti, negli anni ‘60, pur esibendosi in altre parti della Jugoslavia e all’estero, si stabilisce definitivamente ad Abbazia insieme alla moglie, nella Villa di Icici progettata dallo stesso Bregovac. Era amato dalla gente e anche lui amava tantissimo questi ambienti, tant’è che ha dedicato pure una canzone a Fiume. Anche il capoluogo quarnerino, infatti, stava vivendo un intenso sviluppo industriale e culturale all’epoca, interessante anche dal punto di vista del melting pot di tradizioni, culture, lingue. È molto curioso anche il fatto che la casa di Robić sia stata poi convertita in una cappella dedicata a San Giovanni di Dio, su volere del cantante. La vita culturale con al centro Robić ha regalato a questa regione quell’aria di grandezza, spettacolo e fastosità, che era diversa da quella antecedente al secondo dopoguerra. Ricordando Ivo Robić, ricordiamo un’epoca e degli aspetti che, nonostante le varie politiche, esistevano come un livello culturale e turistico tipico di Abbazia che, purtroppo, ritengo sia stato perso”.

Qual è stata, a suo avviso, la chiave del successo e del fascino di Ivo Robić? Riguardava le sue doti vocali, il suo carisma da showman, i suoi contatti con il pubblico o qualcos’altro ancora?
“Direi che sia stata una combinazione di tutte queste cose. Robić era un uomo ‘moderno’ nel vero senso della parola, a partire dal suo aspetto fisico e fino alle sue capacità vocali e di intrattenimento. Era una sorta di Frank Sinatra ‘all’europea’, un po’ distante, ma sempre vicino, che ti tratta sempre da amico. Sapeva avvicinarsi al pubblico e alle persone nella vita privata.
Da un lato, era molto professionale nel suo mestiere, ma dall’altro non lo dava a vedere e sembrava che prendesse le cose alla leggera. Era cosciente della propria presenza e aveva una grande capacità di adattarsi e inserirsi nell’ambiente in cui si trovava”.

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