Tamara Obrovac e il suo Quartetto incantano Trieste

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Tamara Obrovac e il suo Quartetto incantano Trieste

TRIESTE | Bastione rotondo del Castello di San Giusto gremito di pubblico, per una serata da ricordare. Protagonista il Tamara Obrovac Quartet, “io e i miei bambini” commenterà lei durante la serata fortemente voluta dalla Comunità croata di Trieste, che si è inserita con questo splendido spettacolo nel ricco calendario di Trieste Estate. L’energia che anima il gruppo è fatta di “muscoli, testa e forse anima”, avverte l’artista, che con poche parole conquista l’uditorio fatto di spettatori eterogenei spinti al Castello da ragioni diverse. Molti già conoscono Tamara e il suo jazz profondo, puro, fatto di improvvisazione come momento di libertà, di riti ancestrali, di ritorno all’essenza, altri solo curiosi, subito ammaliati dalla bellezza della musica, che lei compone traendo spunto dalla forza delle radici, altri completamenti confusi, convinti che la musica istriana abbia solo poche banali sfumature.

La Obrovac ha accontentato tutti e sorpreso tutti allo stesso modo, o in tanti modi diversi, come si rivela la sua interpretazione in grande sintonia con gli straordinari musicisti che l’accompagnano: Matija Dedić al pianoforte, che non ha risparmiato vituosismi, Zvonimir Šestak al contrabbasso, coinvolto e fantasioso, e Krunoslav Levačić alla batteria, coinvolgente e forte. Unici, generosi, si sono offerti al pubblico, sviscerando professionalità ed estro artistico, alla ricerca di sempre nuovi approfondimenti. Un jazz per certi versi liberatorio: ciò che viene liberato è la musica popolare istriana alla quale si ispira, ma anche la melodia del dialetto ciacavo e istrioto dei testi. L’armonia è totale, a rappresentare la possibilità di nobilitare la tradizione, sottraendola alla mera riproduzione, esaltandone i momenti più autentici, collegandoli con esperienze precedenti, ai suoni del mondo. Il grido di dolore, l’urlo di rabbia, il sussurro dell’amore, tutto si sublima diventando un’indagine onomatopeica dei sentimenti e dell’appartenenza.

Un linguaggio universale

La serata è stata preceduta dal saluto di Damir Murković, presidente della Comunità croata di Trieste, che ha potuto offrire questo concerto alla Città anche grazie al sostegno finanziario della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Un reciproco arricchimento affidato a un personaggio come la Obrovac, che si confronta con il pubblico mondiale nelle sue frequenti tournée, dimostrando la forza trasversale e unica delle radici che riesce a comunicare al di là della conoscenza della lingua; il messaggio arriva nitido, come nella bellissima “Senza parole”, che insiste sulla ripetizione di poche sillabe “trajnana”, che già svelano la fonte, oppure nella commovente proposta di un testo in istrioto di Dignano, tratta da una poesia di Loredana Bogliun che parla d’amore, un amore infinito che si scorge anche nello spuntare dell’aglio nell’orto, perché quando il cuore sente, sente in ogni cosa.
Fa pensare, il concerto della Obrovac, al genio che riesce a trasformare una cultura ormai divenuta di nicchia, in un linguaggio universale. Anche il ciacavo dell’Istria interna, come l’istrioto, rasenta l’estinzione, perché altri veicoli di comunicazione si sono imposti in questa regione istriana di continui passaggi dettati dalla storia, da nuove economie, da diversi traguardi. Non è forse anche questo l’urlo di Tamara, lanciato con un sorriso amaro, perché il mondo comprenda che per salvare ciò che esiste di più prezioso bisogna crescere armonicamente, con grande consapevolezza, nella trasformazione delle cose che ci appartengono, con l’intelligenza dell’innovazione ben radicata alla tradizione. La sua è una proposta, pienamente riuscita, da supportare ed evolvere.

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