Superbo concerto del «Tartini Quartet»

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Superbo concerto del «Tartini Quartet»

FIUME | Si pone nell’ambito del ciclo di concerti al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” la memorabile serata del “Tartini Quartet” che mercoledì sera al Teatro di Fiume ha magistralmente interpretato musiche di Hugo Wolf, Ludwig van Beethoven e Claude-Achille Debussy. Non ci si poteva che rallegrare alla prospettiva di un tale evento, sia per l’assodata qualità della compagine che per la scelta del raffinato programma. L’ensamble di nototrietà internazionale conta su artisti di primissima scelta, di raffinata cultura musicale e grande esperienza quali Miran Kolbl e Romeo Drucker (violini), Aleksandar Milošev (viola) e Miloš Mlejnik (violoncello).

In apertura di serata i musici si sono provati con “Serenata italiana” di Hugo Wolf, scritta per organico d’archi (1887) – e successivamente trascritta per quartetto d’archi – imbevuta di lieti umori e melodie italianeggianti. Fin da subito i musicisti hanno dato prova di un livello musicale superiore, che con il procedere del concerto è andato in crescendo fino a convincere e coinvolgere vivamente l’attento pubblico.
Si è proseguito con il Quartetto in fa. min op. 95 di Beethoven, composto nel 1810, il cui temperamento romantico incide ormai sulle stesse forme classiche, modificandole. Proponiamo una piccola sintesi del brano. L’Allegro con brio conta fra le più estrose contrapposizioni dialettiche della musica. Il tema burrascoso dell’apertura è placato ora da arpeggi ascendenti del violoncello, ora da una idea melodica della viola, vagante per tutte e quattro le voci. Nell’Allegretto ma non troppo emergono un passo serioso del violoncello, un cantabile sereno del primo violino, un tema gemente di fuga della viola, ripiegantesi cromaticamente su se stesso. Quindi il tema balzante dello scherzo, seguito dall’ultimo movimento, le cui battute d’introduzione sfociano in un tema di rondò, che con i suoi ritorni sempre variati e la fitta elaborazione dialettica si suggella con un dispiegamento sfrenato di ogni energia.

Complessità musicale estrema

L’estrema complessità musicale, compositiva e contenutistica di queste pagine è stata, da parte dei musici, oggetto di una profonda, articolata e meditata indagine sfociata in un’interpretazione superba, di grande impatto e incisività, che ha fatto rivivere e fremere tutto il fitto tessuto musicale nei suoi significati più reconditi e vari. Quando una compagine riesce ad agire alla pari di un “organismo-meccanismo” unico, quando respira, vive e crea in ammirabile sintonia, in spirituale simbiosi, allora possiamo ben dire che l’obiettivo più alto sia stato realizzato. Con grande appagamento del pubblico.
Infine, il Quartetto per archi in sol minore op. 10 di Debussy, composto fra l’estate del 1892 e il febbraio del 1893. La prima esecuzione avvenne a Parigi, ad opera del Quartetto Ysaye, il 29 dicembre dello stesso anno.
Il Quartetto op. 10 di Debussy risente indubitabilmente degli influssi franckiani, soprattutto nella forma ciclica che permea la struttura dei suoi quattro movimenti, unita però alla forma della variazione. I quattro movimenti sono dominati da un unico tema, in continua trasformazione, con un’armonia dai colori sempre cangianti; micro-variazioni, che interessano tanto l’aspetto ritmico che quello coloristico-modale, si alternano a riesposizioni del tema fondamentale, in un variegato e coloratissimo mosaico musicale. Il Quartetto di Debussy non ottenne subito consensi: infatti, la critica rimase perplessa, a volte sconcertata, davanti alle caratteristiche innovative del suo linguaggio.
Ricchezza di impasti timbrici, preziosità di colori, compattezze cromatiche – quasi accordi d’organo – vellutate morbidezze sonore, fluttuazioni dinamiche e dialettiche, l’esotismo delle armonie, improvvisi e concitati bagliori sonori, unitamente all’incalzante slancio e freschezza, sono state le caratteristiche principali dell’incisiva interpretazione dei quattro eccellenti musicisti, i quali sono riusciti a dispiegare tutto il fascino e le particolarità di queste musiche.
Un pezzo fuori programma di Aleksandr Konstantinovič Glazunov.
Gli artisti sono stati calorosamente applauditi dal pubblico in sala.

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