SPALATO | Sulla scia del successo della soprano Daniela Schillaci al Festival estivo di Spalato, abbiamo fatto con lei una chiacchierata riguardo alla sua esperienza sul palcoscenico del Peristilio. Per la prima volta nel ruolo di Abigaille nell’opera “Nabucco” di Giuseppe Verdi, è stata applauditissima, con grande consenso della critica e del cast. Il soprano ha eseguito il ruolo di Abigaille, dando una nuova espressività e interpretazione vocale e scenica del dramma psicologico del personaggio, inedito e difficile da trovare nelle esecuzioni avvenute finora a Spalato, nel corso delle 64 edizioni del Festival.

Com’è stato il debutto nel ruolo di Abigaille?

“La prima si è svolta al di sopra delle mie aspettative: a essere sincera avevo molta paura di affrontare questo nuovo ruolo, che si è presentato sin dall’inizio molto impervio e pieno di difficoltà. Molto difficile, non solo dal punto di vista vocale, ma anche dal punto di vista scenico e interpretativo da presentare al pubblico”.

Come di solito si interpreta Abigaille?

“Di solito si eseguono o si trovano recite in cui il personaggio canta e interpreta il ruolo sempre in maniera dura, esageratamente si presenta carica di ira. Tutto il dramma, del resto, viene interpretato carico di odio, rabbia e sete di potere. In genere viene trascurato il lato del suo dramma di donna innamorata, che alla fine si ritrova sola e indifesa nel momento in cui scopre il documento dal quale capisce di essere figlia di una schiava di Nabucco. Una donna che alla fine viene denudata di tutte le sue certezze”.

Qual era i suo approccio nei confronti del pubblico, che ha dimostrato grande entusiasmo per le performance?

“Abbiamo voluto presentare in una nuova luce il ruolo di Abigaille, intero nella sua vocalità e nel ruolo scenico. Il ruolo verdiano di Abigaille possiamo inquadrarlo vicino al ruolo del belcanto della Norma. Stiamo parlando comunque del Nabucco, di un’ opera del primo Verdi. Pertanto la vocalità e il fraseggio devono esser molto agili, eleganti ed esprimere bene la differenza delle dinamiche in cui la partitura è molto ricca”.

Com’è stata la collaborazione con gli altri cantanti, in particolare con il baritono Devid Cecconi (Nabucco)?

“È andato tutto molto bene, si è lavorato in un ambiente molto positivo. Devid Cecconi è una persona simpaticisima, un grande professionista, un grande Nabucco dal punto di vista professionale e vocale. Abbiamo lavorato praticamente in simbiosi. Mi ha molto sostenuto sia nelle recite che nelle prove. Con il Maestro Ivo Lipanović ci conosciamo da molto tempo ed è sempre un grande piacere lavorare con lui: un grande rapporto professionale e umano. Con la direttrice d’Orchestra Gianna Fratta, in ‘Aida’, vi è un grande rapporto di amicizia, di stima professionale e umana. Ci ho lavorato diverse volte qui al teatro di Spalato. Lo stesso feeling lo sento anche per l’Orchestra e per il Coro. Non sempre si instaurano rapporti umani positivi cantando nei vari teatri. Qui a Spalato si lavora molto bene perché il clima è molto familiare, nel rispetto dei ruoli; un’atmosfera molto bella”.

Com’è cantare l’opera al Peristilio ?

“Il Peristilio è senza dubbio un vero gioiello dal punto di vista architettonico; ho cantato in altre parti all’aperto, come Arena di Verona, all’anfiteatro greco romano di Taormina e in quello greco romano di Catania. In questi tre luoghi, dal punto di vista acustico, la voce tornava indietro; qui, invece, si disperde un pochino, non c’è il rimbombo della voce, si sente la voce com’è nell’imediatezza”.