
Esistono dei luoghi che parlano alle persone, gli raccontano la storia del loro passato burrascoso e allo stesso tempo splendente, fatto di anni gloriosi, così come di pestilenze. La loggia di Portole è uno di questi, dalle sue mura e dai suoi archi, affacciati sulla campagna sottostante, un osservare attento può intuire le molte vicende che questa custodisce. Non ci poteva perciò essere località migliore per la presentazione del libro “Il rumore della rosa” di Silvana De Brenta, portolana di origine, che in queste pagine ha voluto raccontare la sua storia, indissolubilmente intrecciata con quella del suo paese e della sua famiglia.
A fare da spalla all’autrice della raccolta poetica e a presentare la serata ci ha pensato Rosanna Bubola, che grazie alla sua voce ha fatto risuonare i versi di De Brenta nella loggia, avvolgendo tutti i presenti in un’atmosfera intima e intensa. Tra il folto pubblico accorso per l’occasione erano presenti pure Leo Bazjak, sindaco di Portole e Giuseppina Rajko, viceconsole onorario d’Italia a Buie. Nel dare il benvenuto alla poetessa compaesana e agli ospiti, il primo cittadino ha ricordato che il borgo nel passato ha rappresentato una roccaforte dell’italianità, come lo dimostrano varie testimonianze storiche. La viceconsole Rajko ha voluto condividere con gli ospiti un ricordo personale: “Un anno fa Silvana è venuta da me e mi ha detto che pensava di scrivere un libro in lingua italiana e io l’ho immediatamente sostenuta. Sono perciò felicissima di essere qui oggi alla presentazione di questo lavoro”.
Ad accompagnare la serata e a donarle un tocco ancora più profondo e ammaliante ci ha pensato il violinista Miha Pogačnik Naval, ambasciatore della cultura della Repubblica di Slovenia. Durante i suoi diversi intermezzi il musicista ha eseguito dei brani di Bach, facendo immergere il pubblico in una dimensione eterea.

Foto: Nicole Mišon
Un’esigenza interiore
“Il rumore della rosa” è nato da un’esigenza interiore di Silvana De Brenta, quella di raccontarsi e di mettersi a nudo, di riportare in vita la sua infanzia, le abitudini collettive del paese, i suoi nonni e la sua famiglia. “Da piccola a casa si parlava in istroveneto, in sloveno e in ciacavo, c’era questa commistione di lingue che faceva parte della mia vita – ha confessato la scrittrice –. Negli anni ho scritto alcune cose in croato, ma ora ho sentito proprio l’esigenza di realizzare delle poesie in italiano. Ogni lingua ha dei suoni diversi e anche i versi sono differenti in base alla lingua”. Il libro è un custode dei ricordi, raffigura un ritorno alla lingua madre che segue un flusso di emozioni per dare vita a un legame indissolubile tra passato e presente.
La raccolta, edita da Aletti, comprende 52 componimenti poetici suddivisi in due parti. “La prima ci fa entrare nel mondo anche intimo e familiare di Silvana – ha spiegato Bubola –, mentre la seconda, intitolato ‘Suites’ contiene 16 poesie senza titolo, numerate solo con numeri romani. Tali componimenti continuano il viaggio intimo, paesaggistico e riflessivo con cui l’autrice ci porta, quasi tenendoci per mano, nel suo mondo”.
Le prefazioni al libro sono tre, la prima è quella di Hafez Haidar, arabista, scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano, la seconda è stata scritta da Claudio Marcelo López, poeta italo-argentino, mentre l’ultima, ma non meno importante, è quella della professoressa Irene Visintini.
Tutto è nato da un post di Silvana De Brenta sul suo profilo Instagram, che è stato visto proprio da Claudio Marcelo Loperz e da lì si è instaurata un’amicizia virtuale che, da uno scambio di opinioni, è sfociata in una conoscenza e ha portato alla realizzazione della raccolta poetica.
Un simbolo sempre presente
Il titolo della raccolta poetica è nato da alcune concomitanze che hanno coinvolto la scrittrice. “La rosa è un fiore che compare spesso nella mia vita, come un filo che mi segue. Inoltre, si tratta di una pianta che grida, che con le sue spine fa sanguinare, non è un fiore che se ne sta zitto in disparte – confessa De Brenta –. Durante la mia esistenza ho incontrato molte persone che si chiamano Rosa, se vogliamo dirla tutta, stasera a presentare il mio libro c’è Rosanna, sarà un caso? Non credo”.
Come il titolo stesso suggerisce, il libro è pieno di suoni, dal rumore dei passi dei compaesani che al mattino raggiungono la chiesa per la prima messa della giornata, ai suoni tenui dentro casa di chi prepara la colazione e così via. Chi legge la raccolta non si sentirà solo circondato dai rumori, ma verrà avvolto anche dai colori, come quelli tenui del paesaggio collinare alla prima luce dell’alba, oppure quelli forti del contrasto netto tra i gigli bianchi e la rosa scarlatta.
“Il libro è un viaggio da fare insieme – ha concluso Rosanna Bubola –, le poesie che troverete vi porteranno non solo nel mondo di Silvana, ma anche nel vostro, in quei ricordi che forse dormono soltanto in un angolo della memoria”.

Foto: Nicole Mišon
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