Salvaguardare il vernacolo «fiuman»

Maša Plešković ha presentato il suo dottorato di ricerca, che tratta un argomento attualissimo, alla Comunità degli Italiani di Fiume

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Salvaguardare il vernacolo «fiuman»

“L’attuale vitalità del dialetto fiumano” era il titolo dell’interessante conferenza di presentazione del dottorato di ricerca della dott.ssa Maša Plešković che si è tenuta alla Comunità degli Italiani di Fiume.
La ricerca di dottorato si pone nell’ambito del progetto Advancing the European Multilingual Experience (AThEME) finanziato dall’Unione europea e sotto il patrocinio della Fondazione croata per la scienza,
Il lavoro di ricerca – tratta una realtà più che mai attuale e sentita – riguarda la vitalità del dialetto fiumano all’inizio del XXI secolo. Nel corso dell’esposizione sono stati presentati i risultati dello studio svolto dalla Plešković a Fiume su quasi 300 soggetti parlanti il “fiuman”. Lo scopo della ricerca era di valutare la situazione attuale del dialetto fiumano considerato oggi una lingua minoritaria del capoluogo quarnerino, ossia se il dialetto sia tutelato e salvaguardato, oppure se la salvaguardia sia minacciata e il dialetto destinato all’estinzione.
Basandosi sui dati oggettivi e sulle attitudini dei parlanti stessi, si suggeriscono le possibili attività indirizzate alla salvaguardia del dialetto e del multilinguismo fiumano. Il concetto di vitalità risale al 1977, è dovuto a tre studiosi canadesi Giles, Bourhis i Taylor (1977), e sottintende la capacità di una comunità che in contatto con un’altra comunità è in grado di esistere e mantenere la propria lingua e identità particolare.
Il dialetto fiumano viene parlato oggi da circa 2.445 persone a differenza delle 25.000 risultate nal censimento del 1991.
Quali sono i fattori che determinano questo preoccupante calo della parlata fiumana? In primo luogo il tasso demografico negativo, i matrimoni misti, l’immigrazione in corso dal 2001, il timore di diventare oggetto di attenzione negativa da parte della maggioranza.
Esiste un supporto istituzionale per la tutela del dialetto? Essenzialmente no, a differenza della lingua italiana, che viene usata negli asili, scuole elementari, medie superiori, nei dipartimenti di italianistica, dal Dramma Italiano, in chiesa, nelle istituzioni rappresentative della CNI (quali Unione Italiana, CRS di Rovigno, Edit).
Determinanti le fasce d’età
La vitalità soggettiva del fiumano è presente soprattutto negli anziani, fortemente legati in senso affettivo, i quali lo identificano con la città, la fiumanità, la propria identità, lo vivono come un valore storico e culturale. I giovani purtroppo, parlano poco il fiumano, ritenendolo una lingua arcaica, di minor prestigio, oppure sono imbarazzati nel parlarlo in pubblico per motivi politici e ideologici. Il fiumano viene trasmesso ai giovani fondamentalmente dai nonni. È un’abitudine che va massimamente intensificata, perché soltanto trasmettendo e parlando il vernacolo esso potrà sopravvivere.
Per quanto riguarda i matrimoni misti, i figli parlano il fiumano soprattutto con la famiglia della madre. I ragazzi in questi casi, sono di solito bilingui. Gli alunni bilingui a scuola, quasi sempre comunicano tra di loro in croato.
Quali misure è necessario intraprendere onde arginare la progressiva estinzione dell’antico vernacolo “fiuman“? Per tutelare e tramandare il fiumano sarebbe necessario organizzare dei corsi di dialetto fiumano, serate letterarie, concerti che attirano il pubblico più vasto, ludoteche, laboratori, spettacoli e recite in fiumano, scrivere in dialetto, programmi radio in fiumano, comunicare in rete in dialetto. Allo scopo di mantenere e diffondere il dialetto è necessario “aprirsi”, esportarlo dalle CI, parlarlo pubblicamente in un contesto maggioritario e coinvolgere la maggioranza in un’azione sinergica tesa a valorizzare una delle più antiche parlate autoctone.
Ma che razza di città sarebbe Fiume senza il suo dialetto fiuman? A parere della sottoscritta, il “fiuman” dovrebbe ottenere lo status di patrimonio non materiale di Fiume e regione.
Laureata in Lingua e Letteratura croata presso l’Università degli studi di Fiume, Maša Plešković ha conseguito il dottorato di ricerca in Filologia presso l’Università di Zagabria con una tesi sulla vitalità del dialetto fiumano. Dapprima insegnando lingua e letteratura croata come lingua madre, si è successivamente specializzata nell’insegnamento del croato come lingua straniera lavorando per anni all’estero, presso diverse Università in Italia e Slovenia, nonché svolgendo attività didattiche rivolte agli studenti stranieri residenti in Croazia. Negli ultimi due anni ha lavorato come assistente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, dove nell’ambito del progetto Advancing the European Multilingual Experience (AThEME) ha condotto la sua ricerca di dottorato.
Oltre alla glottodidattica si occupa di standardologia, sociolinguistica, di pragmatica linguistica e di apprendimento della seconda lingua in generale. È membro dalla sezione fiumana del centro Bilingualism Matters, (Bilingualism Matters@Rijeka) che promuove il multilinguismo.

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